Una casa nella voragine di Ischia
Si parla sempre meno di Ischia e della tragedia che ha sottoposto il caso dell’isola e della sua fragilità all’attenzione nazionale e ben oltre.
Oggi, 30 novembre, sui giornali lo spazio dedicato alla catastrofe provocata dalla frana riveste un peso decisamente inferiore rispetto a quello dei giorni scorsi.
Intanto si cercano ancora quattro dispersi e si tenta di mettere in piedi un piano per la messa in sicurezza dei costoni e di tutte quelle realtà che possono rappresentare, se già non lo sono, un’emergenza a tutti gli effetti.
Il dramma consiste non solo in quei morti, nelle case distrutte, nelle colate di fango che hanno travolto tutto, quanto piuttosto nelle enormi difficoltà di una ripresa dell’intero territorio in condizioni di assoluta sicurezza. Nel ritorno a una normalità effettiva, capace di scongiurare lo spettro della distruzione ad ogni pioggia.
Un’opera immane attende i soccorritori, i Vigili del fuoco (autentici eroi), le squadre di volontari, i tecnici, i progettisti e tutti coloro ai quali quali è demandato il compito di fare delle scelte indispensabili, Regione Campania in prima linea. Per di più urgenti, se si pensa che marzo è normalmente il mese della messa in moto della macchina del turismo e della ricettività, alle porte dell’estate.
Per ora non ci sono ufficialmente degli indagati da parte della Procura. Ma tutto lascia prevedere che ce ne saranno tra gli amministratori, i sindaci e tra gli stessi cittadini. In certi casi questi ultimi autori di pressioni immotivate per costruire una delle tante case al di là e al di fuori delle norme in vigore di garanzia per il territorio e gli abitanti.
Prima di Ischia ci sono stati altri casi, a cominciare da Sarno, senza escludere la Calabria, la Basilicata, alcune aree del Nord e del Centro.
Ma Ischia è decisamente un punto di svolta, una pietra miliare che nessuno, assolutamente nessuno, potrà essere in grado di ignorare o, peggio, di considerare con la stessa superficialità e inadeguatezza all’origine del disastro.
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