lunedì 20 dicembre 2021

LA GRU SPEZZATA COME LE VITE UMANE



                               

                        La gru crollata che ha ucciso i tre operai


Un ragazzo meraviglioso Filippo Falotico, lucano di origini, morto a Torino insieme ai suoi colleghi, nel drammatico incidente della gru caduta. 

Raccapricciante e senza una spiegazione plausibile, almeno per ora,  questo ennesimo infortunio: il mancato ricorso a tutte, tutte le norme di sicurezza. Una disattenzione. Una sottovalutazione. Fattori meteorologici. Certo che di lavoro si continua a morire. Mille le vittime dall’inizio del 2021. Inammissibile. 

E ciò accade di pari passo con i ripetuti inviti alla sicurezza e con i vari tentativi di adeguare la legislazione corrente. Evidentemente tutto questo non basta. Numeri senza precedenti e intere famiglie finite le baratro. I rispettivi paesi delle vittime affogano nel dolore. 

Quella gru spezzata in vari tronconi è e sarà sempre un simbolo. Un invito pressante a non trascurare nessuno degli accorgimenti in grado di salvare delle vite umane.

I cantieri sono il principale teatro di questi lutti infiniti e strazianti, al punto che sembra finanche inutile commentare, analizzare, cercare di approfondire giacche la sfiducia s’impossessa di ognuno. Scenari lugubri fanno da sfondo a tutto questo  mentre ormai è diventato un ritornello la definizione del reato: omicidio colposo plurimo.

Cosa faranno i tanti ispettori del lavoro, da assumere nell’immediato? Controlleranno, verificheranno, metteranno un punto fermo sulle situazioni spesso non in linea con le leggi. Ma si riuscirà a bloccare questa strage ormai inarrestabile?

Difficile prevederlo. Anzi impossibile, mentre la sfiducia davanti a un quadro così fosco si impossessa di tutti, parlamentari chiamati a legiferare, tecnici ed esperti.

Dovremo sentirci disarmati e incapaci di fronteggiare la terribile emergenza? Certamente no.

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