giovedì 17 settembre 2020

APPENNINO LUCANO, NECESSARIA UNA SVOLTA


                            

                           IL PARCO IN PRIMAVERA              


Nessuno avrebbe immaginato che a 13 anni dalla sua istituzione il Parco nazionale Appennino lucano Val d’Agri Lagonegrese potesse attraversare una crisi così profonda, capace di mettere in forse la sua stessa sopravvivenza. Eppure è accaduto e finora non si riesce a scorgere alcun segnale di svolta. 

Le dimissioni del Presidente della Comunità del Parco, Cesare Marte, hanno segnato l’accentuarsi di lotte interne, di contrasti e di profonde contraddizioni dalle quali difficilmente l’Ente Parco potrà riprendersi in termini di reale funzionamento e di piena efficienza.

Cosa c’è alla base di tutto? Questioni di rappresentatività delle diverse aree (lagonegrese in prima fila) in modo da garantire presenze bilanciate. 

Il nodo da sciogliere rimane il direttivo del Parco, all’interno del quale le presenze dovranno essere garantite non solo per pure ragioni politiche quanto in base a criteri di competenza. Per ora bocce ferme, in attesa delle ormai imminenti elezioni ma il principio sancito dalla 394, la legge quadro del 91, va tenuto in considerazione, lo ha accennato anche la direttrice dell’Appennino ff l’avv. Simona Aulicino. Per ora circola soltanto un nome che sarebbe proposto dal Ministero delle Politiche agricole.

Molti, frattanto, gli impegni che attendono l’Appennino. Anzitutto una efficace tutela del territorio dalle trivelle del petrolio e poi il grande tema di uno sviluppo possibile e compatibile. Atteso ormai da tantissimo tempo. Per non dire poi dell'esigenza di promuovere il territorio con un turismo di qualità, nei suoi vari aspetti e nelle diverse espressioni. Posta in gioco da non sottovalutare affatto. Anzi da rilanciare con il massimo impegno.

Sembrerà strano ma la questione cinghiali non è secondaria. Sono un agguato alla sicurezza, ovunque. Ma soprattutto là dove non si spara, appunto nei parchi. 

Su questo tema s’innesta una polemica abbastanza sterile: sì alle gabbie, no all’abbattimento con la carabina. Questione da nulla, finanche banale se si pensa agli incidenti che questi ungulati continuano a provocare. I gestori delle strade, dal canto loro, si tutelano con i cartelli che recano il disegno di un capriolo e la scritta: lungo tutto il percorso. Così nessuno paga nel caso di incidenti provocati dalle bestiole selvatiche. 

  

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