sabato 3 febbraio 2018

L'ODIO RAZZIALE HA RADICI PROFONDE



Macerata è negli ultimi tempi un crocevia di atrocità. Purtroppo. Ma gli spari in pieno centro contro gli immigrati hanno un significato preciso: un ritorno alle discriminazioni contro lo straniero,  l’uomo di colore da cacciare brutalmente, a ottant’anni dalle leggi razziali. 
Non il gesto di un folle, ma di un fanatico senz’altro. Ci sono ideologie che non muoiono, c’è un credo politico mai sopito. E soprattutto mai  unanimemente ripudiato. Se c’è una spiegazione da dare al gesto del giovane di Macerata non può che essere questa appunto.
La campagna elettorale in corso, già in una fase di piena ebollizione, mette in evidenza rigurgiti di fascismo, di estremismo, di odio mai definitivamente abbandonati che trovano mille opportunità e occasioni per affiorare e riaffiorare di volta volta.  
Le rivendicazioni antiche della Padania nei confronti di “Roma ladrona” e del resto del Paese sono un sintomo tutt’altro che superato di quella distinzione che diventa odio e rancore e spinge a sparare contro chi è diverso. Perché ha il torto imperdonabile di essere diverso. Le brocche d’acqua prelevate da Bossi (ormai di storica memoria) dalle sorgenti del Po erano e rimangono qualcosa da non rimuovere dal patrimonio etico di un movimento in grado di proteggere ed esaltare fino all’incredibile le proprie radici ideologiche, là dove l’ideologia non è più soltanto un atteggiamento politico ma un modo di essere e di vivere il giorno per giorno.

Di tutto questo bisognerà che nell’urna ci si ricordi, riflettendo su ciò che accade. Ma riflettendo davvero. 

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