domenica 4 febbraio 2018

"GLI SBARCHI PROVOCANO TENSIONI SOCIALI"



Ormai è chiaro. Il folle gesto di intolleranza che ha spinto il ventottenne a sparare sui neri, a Macerata, è un atto punitivo per il delitto della ragazza uccisa e fatta a pezzi.
Violenza bruta si somma ad altra orribile violenza, questa volta di marca fascista che riporta con la mente alle leggi razziali, alle deportazioni. Ai campi di sterminio.
Radio anch’io ha dedicato una edizione straordinaria domenicale a questo gravissimo evento caduto come un macigno sulla campagna elettorale che si muove tra mille contrasti in un fiume di veleni. Il rischio c’è ed è evidente: non solo la possibilità che atti del genere possano ripetersi, quanto il pericolo incombente rappresentato da una sorta di giustificazionismo verso gesti a “tutela” di una minacciata integrità nazionale. 
“Gli sbarchi provocano tensioni sociali”: già questo significa individuare un possibile percorso per giungere in qualche modo a scoprire una causa, un movente alla base di ciò che si è verificato. 
Del resto i rigurgiti di totalitarismo per arginare fenomeni come quello dei migranti non sono scongiurati. Tutt’altro. Logiche politiche portano a esaltare la difesa a oltranza di forme di chiusura verso gli altri motivate dall’esigenza di controllare gli sbarchi. Non vi è dubbio.  Clandestini e delinquenti non sono assimilabili ai rifugiati in cerca di asilo. Ma questa non è una novità. Anzi il controllo sugli ingressi è in atto e la non disponibilità a lasciar correre violazioni della legge è stata ribadita più volte dal Presidente del Consiglio e dal Governo. Alcuni paesi sono tuttavia una mina vagante, a cominciare dalla Siria. Ma non solo. 
Sicché gli scenari futuri appaiono decisamente confusi e impenetrabili. Cosa potrà accadere domani non è semplice capire in una stagione politica in cui tutto diventa di giorno in giorno difficile da prevedere e forse ancor più da analizzare.     

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