lunedì 20 giugno 2016

MELFI COME MILANO, PISTICCI COME TORINO



Basta girare per le strade di Melfi per accorgersi che questa cittá ha fatto negli ultimi anni progressi imprevedibili. 
Il benessere qui si fa sentire e la voce dei disoccupati, dei giovani senza lavoro è mediata dalla speranza  di un coinvolgimento nei processi di sviluppo in atto, che non sono pochi.  
Nei ristoranti se non ci sono gli uomini della Fiat si notano le presenze di industriali dell'indotto o, in ogni caso, di quella rete di servizi di primaria importanza per un centro cresciuto grazie alle fortune della FCA che ha innescato processi a catena dai quali la cittá federiciana trae  enormi vantaggi. Non è poco, si può essere certi.
Sicchè il risultato politico ha come sfondo la societá melfitana. Quella di ieri faceva i conti con un meridionalismo a piccolissimi passi. Quella di oggi parla in nome e per conto del boom voluto da Marchionne.
Il dato sociale determina e condiziona la politica? Non vi è dubbio e il paragone con il risultato di Milano, metropoli dalle mille prospettive, regge senz'altro. 
Alla guida della cittá normanna è stato riconfermato Livio Valvano. A suo sostegno un cartello che ha raccolto varie adesioni di partiti e movimenti politici grazie appunto al vento in poppa che lasciava prevedere un esito favorevole del ballottaggio. I Popolari si sono aggiunti con la prospettiva di essere protagonisti del momento favorevole e di governare processi di grande rilievo politico e sociale.
Ma qual  è il futuro di Melfi? Fin tanto che la politica seguirá l'onda lunga di FCA e Melfi sará soprattutto Marchionne, sará semplice garantire un governo del territorio in linea con le esigenze di crescita e con la necessaria modernizzazione: processi addirittura inevitabili.
Se tuttavia lo sguardo si spinge oltre lo spazio della cittá, il clima appare diverso. Il Vulture - Melfese è ben altra faccenda, con problemi rilevanti e questioni alle quali finora non sono giunte risposte idonee. C'è da attendere? Non basta aspettare. Occorre soprattutto programmare il domani, con o senza la Fiat. Il che richiede un impegno politico di ben altra levatura e di diverso respiro.
Nel quadro generale, non solo della Basilicata,  Pisticci ha rappresentato invece la forte richiesta di cambiamento. 
Molti nodi sono venuti al pettine, tutti insieme. Zona martoriata da un pesante inquinamento e dall'assenza della bonifica, prevista dall'inserimento della Val Basento nella mappa nazionale dei siti da risanare, Pisticci ha assistitito in questi decenni a una industrializzazione che ha messo in ginocchio il territorio rendendolo pericoloso per la grave contaminazione da sostanze chimiche. Industrializzazione fallita sin dalla metá degli anni Ottanta, senza svolte nè prospettive degne di alcun rilievo.  
Di qui la forte richiesta di un cambiamento di rotta. Di un diverso governo del territorio con benefici per le popolazioni, oggi costrette a pagare un prezzo inammissibile. 
La valle del Basento dá un'immagine spettrale di sè: capannoni abbandonati, torri che si frantumano di giorno in giorno e con la vecchia Pozzi che sembra essere l'icona del fallimento. Ci si chiede: dov'è finito lo sviluppo promesso?   

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