sabato 13 febbraio 2016

AGRICOLTURA E PETROLIO, INSIEME



680 milioni di euro. Una pioggia di denaro per risollevare le sorti dell'agricoltura  lucana. Luca Braia, assessore al ramo in Basilicata,  sottolinea l'importanza di questi finanziamenti che andranno ad aggiungersi ad altri provvedimenti del Governo, questa volta finalizzati a diffondere lo sviluppo rurale nei parchi, soprattutto quelli nazionali. Ma non solo. 
Lo ha annunciato il sottosegretario alle politiche agricole, Giuseppe Castiglione, fornendo per fortuna delle aree protette una immagine non semplicemente protezionistica: non un recinto con mille vincoli, ma una realtà in movimento che privilegia l'economia possibile, ecocompatibile.
Non per un semplice caso,  il dibattito su questi temi si è svolto nella sede del Parco nazionale dell'Appennino, a Marsiconuovo nella Valle dell'Agri, nel cuore della Basilicata  del petrolio, un banco di prova per stabilire la compatibilità tra agricoltura ed estrazioni di greggio. Un tema che continua a far discutere, sul quale i produttori esprimono giudizi allarmati. "Il petrolio ci ha messo ko, perchè i nostri prodotti non hanno futuro" sostengono in diversi, mentre si leva la voce del Presidente del Parco, Domenico Totaro, pronto a difendere l'equilibrio possibile tra i due mondi, a patto che si controlli e ci siano sufficienti garanzie, continua a dire. Non è uno scherzo, indubbiamente, con le trivelle nel perimetro del Parco nazionale, a Calvello e altrove e con la prospettiva di raggiungere quota 150 mila boe giorno (barili al giorno) per usare il linguaggio dei petrolieri, non appena  funzionerà Tempa Rossa a Corleto Perticara, in provincia di Potenza sempre a due passi dalla val d'Agri, ormai consacrata al greggio, con i milioni di euro delle royalties di cui parla anche il sindaco di Viggiano, Cicala, con lo spirito di chi vive un momento magico senza precedenti per la storia di questo centro, diventato senza volerlo la capitale del petrolio in terra ferma. 
Si tratta di milioni nelle casse dei comuni. Ma non solo di Viggiano evidentemente, senza escludere Marsicovetere, terra di prosciutti. Le cifre sono da capogiro e ci si chiede se non sia il caso di destinare questo denaro per mettere in piedi uno sviluppo possibile, magari compatibile come sostengono gli ambientalisti ad oltranza, quelli che dicono no al petrolio, "senza se e senza ma". NO e basta. 
 Si attende a Marsiconuovo un altro convegno che serva a bilanciare l'equazione agricoltura uguale petrolio, per chiarire magari le prospettive di una ruralitá collegata al greggio. Non è forse un'idea da mettere a frutto? 

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