lunedì 10 novembre 2014

ISAIA SALES, IL PETROLIO NON È L'IDENTITÀ DELLA BASILICATA


                                   
                                Isaia Sales

Un'altra Scanzano è alle porte, mentre la Basilicata del petrolio infiamma gli animi e non lascia presagire nulla di buono. 
Le numerose manifestazioni di protesta, anzitutto quelle di Potenza e di Scanzano, impongono una precisa condotta al mondo della politica e alle istituzioni mentre siamo alla vigilia di una importante e inevitabile scelta: rispondere si o no alla richiesta di impugnare davanti alla Corte Costituzionale l'articolo 38 che trasferisce tutti i poteri allo Stato privando le Regioni di ogni capacità di autorizzare le attività petrolifere. 
Non solo. Ma si tratterà di capire a chi compete questo atto formale, l'unico in grado di restituire alle comunità locali la possibilità di decidere in materia e di non lasciarsi sbeffeggiare da un centralismo assai pericoloso per la stessa democrazia.
Sono convinto che prevarrà il buon senso di Marcello Pittella, il suo tradizionale equilibrio ereditato da una tradizione politica che risale al padre, il senatore Domenico Pittella e continua a caratterizzare le scelte del fratello Gianni in sede di Parlamento europeo.
La partita è decisiva tanto più se si pensa che un esasperato sfruttamento del sottosuolo lucano è già in atto, sollecitato peraltro dall'esigenza di fare presto per accelerare le estrazioni di greggio sotto la spinta degli interessi delle compagnie che portano nelle casse dei petrolieri cifre da capogiro. Notizie provenienti da ambienti qualificati parlano di quantitativi di petrolio estratti, già oggi, ben oltre qualunque previsione. 
Basti pensare che l'Eni, nei primi anni Novanta, sborsò la modica somma di un miliardo tre milioni e novecento sessantuno mila euro soltanto per il primo progetto di sviluppo olio definito Val d'Agri. Lo si legge nei tabulati interni della società. Fu quello un primo stanziamento, al quale sarebbero seguiti molti altri a dimostrazione della enorme disponibilità di denaro che il petrolio mette in moto.
Davanti alla prospettiva di una accelerazione a tutto campo delle estrazioni di idrocarburi, ci si interroga sul domani della Basilicata, soprattutto quando il petrolio sarà terminato e bisognerà mettere in piedi, ex novo, l'economia di una terra sfruttata fino all'osso. Anzi sfigurata nella sua stessa fisionomia. Altro che la Basilicata di Carlo Levi o di Rocco Scotellaro.  Saremo a fare i conti con ben altre culture e ben altre logiche. Il mondo della Basilicata di ieri spazzato via dai profitti miliardari delle multinazionali che incassano fiumi di quattrini a spese di una terra piccola e indifesa. Ma capace di stringere i denti.   
Ora si decide il destino della Basilicata. La posta in gioco supera i confini di questa terra e interessa l'intero Mezzogiorno. Già questo è un risultato. 
Sull'argomento una intervista a Isaia Sales, docente universitario e personalità di spicco della cultura partenopea. 

"Il futuro della Basilicata è il suo passato. È fondamentale che questa realtà  non perda la sua dimensione, la sua identità diversa dalle aree metropolitane, affollate, caotiche. Il destino delle aree interne, e di questo territorio  in particolare, è di essere una riserva di civilta rispetto alla dimensione  urbana che ha distrutto il Mezzogiorno. Io consiglierei di non fare gli errori commessi altrove."

Il petrolio, un rischio o una risorsa? 

"A proposito del petrolio, esso rappresenta insieme un rischio e una risorsa. Una risorsa se gestita bene. La Basilicata, in Italia e nel mondo, non è la regione del petrolio e non è il petrolio l'identità lucana. Questa è una terra che ha mantenuto nel tempo la sua fisionomia, che è passata indenne attraverso i rischi di una modernizzazione selvaggia e che ha tante possibilità da mettere a frutto."

Scommetterebbe su una Basilicata capace di conservare la sua fisionomia?

"Scommetto più sulla Basilicata, sulle aree interne, che hanno mantenuto la loro identità, anziché  su altre realtà del Mezzogiorno responsabili di avere stravolto il loro percorso d'origine."

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