lunedì 21 aprile 2014

I NUOVI ORIZZONTI DELLA MEDICINA IN BASILICATA

La "cenerentola"  della scienza fa sentire la sua voce

                          




Nella recente conferenza stampa al San Carlo di Potenza, il direttore della Reumatologia - Ignazio Olivieri - ha indicato una meta ambiziosa e certamente in linea con i risultati finora raggiunti dalla struttura:  trasformare ambulatori e reparto in un Centro di ricerca e di cura di alta qualificazione per le tante patologie reumatiche che lo staff di Olivieri segue da vicino in pazienti in numero sempre crescente e provenienti dal Sud come dal Nord. 
L'obiettivo indicato ha un peso rilevante e un valore politico straordinario che forse purtroppo sfuggono. Di questo è il caso di discutere. 
Sapete cosa significa intanto essere riusciti ad arginare  la tradizionale migrazione dalla Basilicata che, specie in questo settore, e nel corso degli anni, era diventata un fenomeno insostenibile non solo economicamente, quanto in rapporto all'immagine stessa di questa realtá incapace, fino a qualche decennio addietro, di dare adeguate risposte   a pazienti che necessitavano di particolari accertamenti e di terapie non certo facili da individuare?
La proposta di un centro di ricerca, se attuata, provocherebbe  un vero "terremoto" scientifico non tanto  per la qualità dell'assistenza da erogare e per i risultati da raggiungere, ma per l'inevitabile salto di qualità che un centro, nel cuore del Sud e per giunta in una regione senza precedenti in tal senso, determinerebbe. Dati positivi, non vi è dubbio. Nientemeno si finirebbe per andare ben oltre il tradizionale divario tra le capitali e la periferia della scienza, a tutto vantaggio  di quest'ultima. Obiettivo non da poco. Con l'inevitabile creazione di un enorme valore aggiunto per una regione che per anni è stata in balia di scelte sciagurate, purtroppo capaci di spazzare via il suo peso e la sua stessa fisionomia. Se non la sua storia e la sua dignità. Ecco dunque la posta in gioco, tutta inclusa in un discorso politico che il Governo non può permettersi di sottovalutare o, peggio, di non ascoltare.
Scelte lontane mille miglia dalla Basilicata hanno compromesso, in un passato non lontano, un  po' tutto e ora il governatore Marcello Pittella, impegnato a risalire la china, fa fatica con i suoi diretti interlocutori finanche a ragionare su un tema più che legittimo: far passare un Memorandum in cui il presupposto del rispetto di certi diritti inalienabili dei lucani sia salvaguardato e garantito. Se non altro. 
Ma per raggiungere obiettivi così prestigiosi si rende necessaria una forte coesione, una particolare forza morale e soprattutto la volontà politica di far prevalere gli interessi di una comunità  su minute operazioni di potere, a volte addirittura impresentabili, ma non per questo meno pericolose di grandi e serie manovre.  Le divergenze all'interno di gruppi e fazioni, per quanto inevitabili, non aiutano: la capacità della Basilicata si gioca non  sul terreno di uno sterile localismo, ma dal punto di vista della piena integrazione, ancora lontana, in un contesto economico e produttivo capace di generare non solo facili attese e speranze da mandare in fumo alla prima occasione ma obiettivi concreti di crescita economica. 
Vincere la sfida non sarà facile. Tutt'altro. Una sfida inevitabile, tuttavia, da tirare definitivamente fuori dal cassetto dei buoni propositi. 

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