giovedì 10 aprile 2014

BASILICATA AD ALTO RISCHIO




NO AD ALTRE TRIVELLE, ASSICURA IL PRESIDENTE MARCELLO PITTELLA

                            
                    Il centro Olio dell'Eni a Viggiano (foto aerea di Rocco De Rosa)

I carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ecologico, sono ritornati al centro olio di Viggiano, la struttura dell'Eni che raccoglie migliaia di barili di greggio al giorno e li convoglia alla raffineria di Taranto.  Scopo della visita riuscire ad accertare se vengono rispettate le leggi in materia  di tutela ambientale e della salute degli abitanti dopo vari incidenti (o errori di manovra per usare il linguaggio dei petrolieri) che hanno diffuso allarme nella popolazione non solo di Viggiano ma di un po' tutti i centri della Val d'Agri, poichè le "fiammate" del mega camino creano serie preoccupazioni tra la gente. 
Noe e Arpab (l'Agenzia per l'ambiente guidata da Raffaele Vita) inevitabilmente in prima linea, dunque,  in questa fase delicatissima legata per un verso al petrolio, ma che certamente non potrá escludere altre gravi emergenze, da Fenice, alla Siderurgica nel cuore di Potenza, fino ai maxi inquinamenti di Val Basento e Tito, con relativa contaminazione dei corsi d'acqua, all'amianto della ex CIP zoo.  Senza escludere Trisaia e impianto Itrec e il rapporto di un alto ufficiale dei carabinieri che continua a rimanere da anni irrimediabilmente nel cassetto, nonostante parli di diffusa illegalitá nella gestione dell'Itrec. Nessuno legge, nessuno vede, nessuno si accorge di nulla. Incredibile! 
Sicchè la visita del Noe al centro olio finisce per essere non solo un dato di cronaca, quanto un segnale che  sottolinea un particolare per nulla irrilevante: la Basilicata dei veleni aspetta delle risposte.  
Il messaggio del presidente Marcello Pittella, nel giorno del suo insediamento, parlava non a caso della urgenza di una vera rivoluzione non violenta per sottrarre questa terra al macabro destino di essere soltanto e semplicemente la  pattumiera d'Italia. Una sorta di pericoloso immondezzaio di cui nessuno sembra essere disposto ad accorgersi. 
C'è poi un particolare importante. Da ogni parte d'Italia giungono in questi giorni a Viggiano i direttori d'albergo, ma non per far da corona al Noe impegnato nelle indagini, quanto piuttosto per parlare di un turismo di alto livello da costruire facendo leva sulla natura di una regione antica e moderna insieme, pronta ad accogliere degnamente anche il visitatore più attento ed esigente.
Emergenze ambientali diffuse e turismo, proprio mentre il Parco nazionale dell'Appennino lucano passa all'attuazione della Carta europea del turismo sostenibile che Bruxelles ha attribuito a novembre alla più giovane area protetta italiana.   Elementi a dir poco antitetici, se non contrastanti ed in eterno conflitto tra loro. Capita in Basilicata, non altrove.
Il rischio di un degrado inevitabile diventa ogni giorno sempre più allarmante,  mentre cresce  a dismisura il numero dei disoccupati e sembra ormai inevitabile il pericolo di una cancellazione della identità di un popolo e di una terra. Il NO di Pittella a nuove trivellazioni e a nuovi permessi indica 
l'esistenza di regole da rispettare  senza trasgressioni. 
Intanto si guarda con interesse alla convocazione di un tavolo romano per ridefinire le condizioni del riconoscimento economico alla Basilicata. Il Memorandum, in definitiva. Qualche euro in più non può significare tuttavia mano libera per lo sfruttamento selvaggio della risorsa petrolio, un bene nazionale. Fuori dubbio. Come un bene nazionale sono l'integrità dell'ambiente e la salute dei lucani da preservare a tutti i costi. 
Quanti errori, quante colpevoli omissioni sono stati commessi in questi anni a favore di chi oggi si trova nella condizione di poter liberamente inquinare, danneggiare, sfruttare. Ma forse non è dipeso da certa politica  impegnata per anni a distribuire poltrone e posti di comando,  ben disposta  finanche nei confronti degli USA per andare a prelevare a Elk River, nel Minnessota, il combustibile esausto della centrale nucleare e portarlo in Basilicata, a Rotondella, sul mare Jonio per poterlo riprocessare? Amaro interrogativo, purtroppo senza risposte in cui, però, confluiscono vicende di una gravità inaudita che hanno danneggiato questa terra, mai così a rischio da secoli e secoli. Mai così indifesa ed esposta al pericolo di un degrado senza ritorno. 

Nessun commento:

Posta un commento