sabato 13 luglio 2013

MATERA NON PUÒ "CHIUDERE" PER CRISI




 Non esiste alcuna ragione valida, nè un giustificato motivo per cui l'edizione 2013 delle Grandi mostre nei Sassi di Matera sia sospesa. Con il rischio che l'importante evento sia abolito e forse cancellato definitivamente  dalla mappa delle iniziative di livello internazionale, che significano prestigio e futuro.
S'interrompe  una tradizione di tutto rilievo e si apre una finestra su una scenario negativo che pone in second'ordine la cittá lucana: per Matera è come se la storia della cultura e dell'arte si fermasse improvvisamente, con tutte le conseguenze possibili.
Peraltro l'unica ragione alla base di questa scelta, della quale si sente parlare ormai in vari ambienti, risiederebbe nelle difficoltá determinate dall'incalzare della crisi in grado di spazzare via migliaia di posti di lavoro, ma anche prestigiose testimonianze di una cultura non soltanto enunciata. Ma vera e concreta. Per giunta legata al passato  di quella realtà che merita di diventare una meravigliosa vetrina internazionale. Non solo per gli appassionati di arte o  per il popolo di Matera e della Basilicata, ma per l'intero Paese.
Lo stop alle Grandi mostre nei Sassi è per giunta una sberla  alla cittá che si sta preparando a competere per ottenere il riconoscimento di capitale europea della cultura. È come se si volesse togliere l'ossigeno a una creatura in grado di dare smalto e nuova linfa a un intero popolo nel momento stesso in cui ci si accinge a fare passi da gigante, in una dinamica tutt'altro che localistica.  
Peraltro non sono ancora chiari e definiti i contorni "politici" dell'iniziativa che ha improvvisamente tagliato importanti risorse. La crisi di cui si parla da anni ormai,in questo caso, non potrá non avere pericolosi risvolti sul futuro. Non solo sull'occupazione e lo sviluppo. 
Un dato è certo: Matera non può chiudere, non può retrocedere dal suo ruolo. La sua vitalitá  non dovrá essere soffocata. Il suo destino non potrá essere irrimediabilmente compromesso. Sicchè c'è da attendersi una vigorosa reazione, una risposta decisa delle istituzioni, della politica. Della cultura prima di tutto per ripristinare una tradizione ormai consolidata, capace di attrarre sulla Basilicata un interesse  qualificato. 
Questa regione non è l'eterno serbatoio di petrolio e di acqua al servizio di interessi delle multinazionali o di chi, ancora peggio, non riesce a comprendere il ruolo significativo di una terra che attende una svolta. Ieri e oggi. Ma forse oggi più che in passato.  

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