L'IMPIANTO ITREC DI ROTONDELLA (MATERA) |
Si riapre il capitolo Trisaia di Rotondella, storico insediamento nucleare sulla costa del mare Jonio, in provincia di Matera, a pochi passi da zone di grande interesse turistico e residenziale.
Un tavolo della trasparenza si è svolto in Regione, per iniziativa del responsabile dell’Ambiente, Cosimo Latronico, con lo scopo di mettere a fuoco tempi e modalità per la messa in sicurezza dei punti nevralgici della struttura, tra le più grandi in campo nazionale e non solo.
“Un inquinamento rilevante che incide sulle popolazioni”.
E’ quanto sostiene il Sindaco di Rotondella, Gianluca Palazzo, intervenuto al tavolo della trasparenza.
Un inquinamento rilevante, dunque. L’affermazione del primo cittadino di Rotondella, per la verità poco circostanziata, lascia perplessi e suscita non poche preoccupazioni, tenuto conto peraltro che negli anni e nei decenni scorsi si sono verificati numerosi incidenti nucleari in Trisaia, tutti di una certa gravità, al punto da indurre il Procuratore della Repubblica dell’epoca, Nicola Pace, a informare direttamente il Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, in ordine alla gravità di questi eventi. Quale sia stata la risposta del Quirinale, non è dato sapere.
La storia della Trisaia di Rotondella e, in particolare, dell’impianto ITREC (l’impianto per il trattamento e il riprocessamento del combustibile nucleare esausto) è tutta contenuta in un corposo rapporto del capitano dei Carabinieri, Antonio Zaccaria, comandante del Reparto operativo del Comando provinciale di Matera, responsabile di un pool di esperti nominati dalla Procura della Repubblica. Il documento risale ormai alla metà degli anni Novanta.
Un orizzonte senza limiti che investe finanche la Questura di Venezia, l’Anpa, organismi e soggetti privati, una miriade di esperti, uomini delle forze dell’Ordine, esponenti di Greenpeace e del mondo della politica, oltre ad alcuni personaggi particolarmente in vista nel settore.
Una delle indagini più corpose e impegnative del secolo scorso che giunge a una conclusione drammatica, quando il capitano Zaccaria si chiede: “Perché l’Enea è andata avanti con un impianto fuorilegge per ben 20 anni, perseverando nella violazione delle norme?”
Interrogativo grande quanto un macigno, per giunta senza risposta.
C’è poi il capitolo Italia Iraq: uno dei pilastri dell’inchiesta, figlio del risultato di altri accertamenti condotti dal pool. Scrive al riguardo Zaccaria. “L’Iraq ha ottenuto dall’Italia una supercentrifuga quando in Italia ci sono solo le centrifughe.” Il tutto riferito al trattamento del materiale radioattivo, ancora lì in Trisaia.
Macigno su macigno nella nebbia fitta che avvolge il centro della costa Ionica, oggi come ieri, mentre tra cronoprogrammi e tavoli della trasparenza si spera di approdare a dei risultati. Quali? Domanda più che legittima.
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