martedì 21 settembre 2021

BASTA TRIVELLE IN BASILICATA


                                                          


Una delle prime trivelle nel Parco nazionale dell'Appennino lucano
                                                       (foto R. De Rosa - riproduzione riservata)



Si parla anche in Basilicata di decarbonizzazione o, per essere più espliciti, di transizione dalle fonti fossili tradizionali alle rinnovabili in materia energetica. Ma questa volta il rischio è davvero grande. Il 30 settembre è il termine ultimo per l’adozione , da parte del Ministero della Transizione Ecologica del PiTESAI, l’apposito Piano che dovrebbe individuare le aree destinate all’estrazione di idrocarburi e quelle invece da scartare definitivamente in base a precisi requisiti. 

Una scadenza ravvicinata che potrebbe tranquillamente slittare. In tal caso sarebbero validi i criteri tradizionali che consentirebbero di individuare in Basilicata altre località da aggiungere a quelle già destinate alle estrazioni di idrocarburi con evidenti ricadute sulle popolazioni e sul territorio.

La mancata attuazione del PiTESAI un rischio concreto? Non è da escludere, sostengono a gran voce Legambiente, WWF e Greenpeace che in una nota mettono in guardia dall’assenza di un piano dettagliato per una rigorosa valutazione  dell’impatto  ambientale alla base dei procedimenti autorizzativi, vecchi e nuovi, e di una stima dei tempi di prelievo e del danno all’ambiente e alla salute delle popolazioni nel complesso. 

Si guarda ora con molta preoccupazione a quanto potrebbe accadere nei prossimi giorni e nelle settimane a venire. Le tre organizzazioni hanno scritto una lettera al Ministro Cingolani pronunciandosi a favore di un provvedimento urgente per l’adozione del PiTESAI e comunque entro il 30 settembre. 

Certo, i tempi della burocrazia non corrispondono alle esigenze reali, trattandosi per giunta di una materia quanto mai delicata e con interessi da non sottovalutare. 

Bisogna  capire ora quale sarà (se ci sarà) una risposta del Ministro. Per giunta la Basilicata rientra tra le aree “privilegiate” per il deposito nazionale delle scorie radioattive. Un fardello non da poco.   

1 commento:

  1. È davvero incredibile come la classe politica abbia permesso che si arrivasse a tanto.La mancata programmazione di quello che si poteva potenziare sotto l'aspetto della valorizzazione del territorio ai fini turistici ha dato spazio all'idea di creare depositi di.materiale ad alto rischio sul territorio e purtroppo ininfluenti sembrano essere gli interventi di alcune istituzioni.

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