mercoledì 18 settembre 2019

IL ROTTAMATORE DI SEMPRE


                           

Matteo Renzi - agosto 2012 (foto R. De Rosa - Riproduzione riservata)


Il tempo in cui Matteo Renzi andava su e giù per l’Italia, promettendo di rottamare un’intera classe politica e di costruire un nuovo edificio sulle macerie di quello vecchio e decrepito, non è lontanissimo. Riecheggiano ancora nel Paese le sue promesse, risuona il suo stile, lo stile proprio di chi mira a rifare punto e a capo con la logica di un soggetto politico acuto, pronto a muovere una critica severa alle radici di un sistema che non riesce a liberarsi di una zavorra tanto pesante quanto insopportabile. Che impedisce, oltretutto, di affrontare i nodi veri: il lavoro e l’economia da rimettere in sesto, anzitutto.
L’annuncio di Italia viva, la nuova formazione politica di Renzi, ha sollevato nel volgere di poche ore un mare di valutazioni, di critiche (non tutte generose e favorevoli) di pareri contrapposti che danno il senso di una situazione particolarmente incerta, in un clima a sua volta di attesa per il futuro del governo e delle forze che lo compongono. Con una destra di Salvini quanto mai agguerrita.
In questo scenario si muove il rottamatore, il senatore di Scandicci pronto a sventolare la sua bandiera e a riaffermare una presenza, senz’altro scomoda, perché intenzionata a fare piazza pulita di un personale politico figlio della prima e della seconda repubblica. Incapace spesso di una svolta, conservatore per indole e mentalità. 
Italia viva,  è l’espressione del temperamento di Renzi che nelle piazze raccoglieva consensi intorno a quella volontà di cambiare la politica dal respiro corto, sostituendola con mille artifizi puramente renziani, quegli stessi artifizi che lo hanno reso inviso al PD, al punto da doverlo costringere ad accettare un ruolo imposto dai fatti e dalle circostanze. Ad un certo punto Renzi non ha scelto la sua condizione all’interno del suo ex partito. Ha dovuto adeguarsi al clima, subendo l’onda lunga del disappunto interno al PD a volte bilioso, a volte finanche irruento, forse di tanto in tanto incomprensibile.
Cosa accadrà ora al Governo, quali saranno le scelte dell’elettorato, quale la risposta di un mondo che non si limita al potere dei partiti e alle istituzioni. Ma che ha ben più vaste diramazioni e ben più ampio respiro fino a investire non solo l’economia ma quel quotidiano di cui forse non ci si rende conto. Un quotidiano con esigenze vaste e profonde, che non accetta promesse di cambiamento pure e semplici, e si riflette in pieno nella definizione di società civile con le sue attese, i mille bisogni e le sue pressanti esigenze per i quali non basta la volontà di rottamare. Ma forse occorrerebbe ben altro. Tanto altro.      

   

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