Riuscire a garantire un sufficiente margine di sicurezza nelle zone sismiche è stata la parola d’ordine del dopo 23 novembre del 1980, data storica di uno dei terremoti più forti che hanno colpite le regioni del centro sud, in particolare Basilicata e Irpinia. I tecnici, d’intesa con i presidenti delle due regioni e con il Governo, indicarono il consolidamento dei centri abitati, nelle aree a maggiore rischio, come il punto di forza di un’azione in grado di dare delle certezze.
Un tema
ricorrente che continua a tenere banco. Salvatore Margiotta, ingegnere e
senatore oltre a essere docente universitario, è di quei politici che credono
in un’azione preventiva di salvaguardia del territorio e degli edifici, unico
modo per scongiurare disastri.
“Negli
ultimi dieci anni gli interventi di ripristino e di messa in sicurezza nelle
zone colpite dai terremoti, almeno in Basilicata, sono stati eccellenti. E’ il
caso di Potenza. Ma in generale il consolidamento eseguito sugli edifici dopo
il 23 novembre si è rivelato efficace: via Pretoria è appunto uno degli esempi
positivi. Per cui mi sento di dire che, là dove questi interventi sono stati
eseguiti, in caso di terremoti non dovrebbero esserci conseguenze gravi. Ecco
una delle direttrici di fondo che s’innesta sul tema più generale della
sicurezza degli agglomerati urbani.
Tuttavia, al
momento, i problemi sono di due entità. Anzitutto gli edifici in pietra,
solitamente antichi che in molti casi hanno retto bene ai diversi terremoti. E
poi, questione di primo piano, gli edifici in cemento armato costruiti prima
della normativa sismica e, ad ogni modo, prima del 1970 – 76 o comunque prima
del sisma del Friuli.
Considerando
che la normativa si è fatta man mano più stringente, io mi sento di dire che
almeno da trent’anni ad oggi gli edifici in cemento armato danno garanzie,
escludendo, ovvio, errori imputabili a malafede o a disonestà. Che vanno
tuttavia messe in conto. Certo le abitazioni in muratura non danno garanzie di
sicurezza, ma nonostante questo abbiamo assistito a edifici vecchi che hanno
retto bene e abitazioni in ca fortemente danneggiate se non addirittura
crollate.”
Casa Italia fa riferimento tuttavia a questo obiettivo, tendente a garantire la sicurezza dei centri abitati e di conseguenza di chi vi abita. Evitare o attenuare al massimo le conseguenze drammatiche dei terremoti.
“ Certo, vi è oggi una maggiore sensibilità per quest’ordine di problemi. Devo dire che esiste una struttura insediata da Renzi e che fa capo al prof. Giovanni Azzone del Politecnico di Milano con altri esperti. Da un primo screening, condotto con metodi attendibili e sulla base di darti certi, è risultato che esistono in Italia all’incirca 500 mila edifici a rischio. Sono stati evidenziati in base a un criterio scientificamente valido distinguendo gli edifici in muratura e quelli in cemento armato costruiti prima degli anni Settanta. Ci sarà su questo dato un focus di approfondimento che avverrà in dieci città, tra queste c’è Potenza. Il che significa una particolare attenzione al nostro territorio, considerato peraltro che l’università della Basilicata ha condotto da anni una serie di studi sulla risposta ai terremoti, con analisi dei territori maggiormente esposti e delle caratteristiche delle costruzioni.”
Quale sarà il ritmo di lavoro di questa struttura, nella prospettiva del breve – medio periodo. E’ auspicabile che assuma le caratteristiche di una presenza costante sul territorio nazionale di un sistema affidabile di garanzie?
“La
struttura opera in seno alla Presidenza del Consiglio e ha tutte le peculiarità
di un momento importante destinato ad assumere sempre più rilievo scientifico
per esaminare la ricaduta dei terremoti sulle abitazioni. Tutto questo si
traduce poi in altri effetti pratici. A cominciare dalla realizzazione del
fascicolo del fabbricato, una carta di identità delle abitazioni, utile anche a
chi voglia rivendere il proprio appartamento ma soprattutto capace di far
conoscere lo stato di salute delle case. Un certificato di “abilità”:
importante che sia una cosa seria, nonostante i costi inevitabili dati gli
accertamenti necessari ma tutti evidentemente nell’interesse della pubblica
incolumità. Mi batterò in sede parlamentare perché lo studio diagnostico sia
fatto bene con onestà e competenza, magari stabilendo regole precise e principi
ineludibili.”
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