domenica 7 agosto 2016

LA PREISTORIA DEL PETROLIO


                                 
                Il Cova di Viggiano (foto Rocco De Rosa)


Il petrolio infiamma questa vigilia di Ferragosto  in Basilicata, mentre si susseguono i dibattiti  sul che fare, in presenza di una ripresa del funzionamento del Cova di Viggiano, sotto l'incalzare della richiesta di lavoro da parte delle maestranze dell'indotto e degli stessi dipendenti Eni.
I periti della Procura di Potenza sono entrati di nuovo nel Centro olio, con i carabinieri del Noe diretti dal capitano Vaglio: hanno visto, esaminato, controllato. E hanno quindi prescritto ulteriori sistemi di sicurezza per le emissioni in atmosfera. Ma chi si preoccupa del territorio, chi provvede e provvederá in seguito a esaminarlo palmo per palmo una volta ripresa l'attivitá di estrazione? C'è in ogni caso di più:  a cominciare dal sindaco di Viggiano, Cicala, attento osservatore della vicenda  petrolio, non sono in pochi a sapere che le trivelle perforano il sottosuolo lucano non certo in modo perpendicolare, ma andando a "bucare" in maniera obliqua le profonditá sotterranee senza limiti di sorta. Andando a impattare falde acquifere estese e meno estese, più profonde o meno profonde e attuando un complesso programma di reiniezione dei reflui dalle dimensioni assai rilevanti. Per di più ben poco conosciute 
Cosa che interessa anche il Parco nazionale dell'Appennino, non solo per i sette pozzi autorizzati prima della perimetrazione ma per quella sorta di esplorazione sotterranea, non so fino a che punto consentita dalla legge 394 (la legge quadro sulle aree protette). E per l'intero assetto dell'area. Un parco sentinella, lo ha sempre definito il Presidente, Domenico Totaro.
Problemi enormi per la piccola, ma preziosa Basilicata, che deve attendersi in futuro con tutta probabilità anche le perforazioni in mare dopo i vari pronunciamenti del Consiglio di Stato, per ora limitati alla semplice ricerca petrolifera, non certo da intendersi come un mero esercizio teorico e scientifico per addestrare tecnici già altamente qualificati e considerati tra i più esperti a livello mondiale.
Nella foga di capire cosa fare subito e di essere all'altezza di una situazione che oggi francamente rischia di diventare incontrollabile tanto è vasta ed estesa, sfugge probabilmente un particolare non da poco. La faccenda del petrolio lucano è un affare internazionale di grande portata in cui le royalties, e le varie operazioni di sapore municipalistico, sono bazzecole da far ridere. Conta ben altro, amici delle tavole rotonde e dei dibattiti di mezza estate lucana! Contano i miliardi di euro nelle casse delle compagnie, ben più rilevanti della salvaguardia del territorio e della salute degli abitanti. 
Un esempio come tanti. Sasso di Castalda - un centro del Parco dell'Appennino per ora fuori dal perimetro del petrolio - si accinge a inaugurare con grande soddisfazione dei suoi amministratori quattro ponti tibetani e una mini struttura per l'accoglienza di anziani e giovani: non si sa bene ancora di cosa si tratta, in concreto. Iniziative che, per quanto  apprezzabili in un'ottica minimale, alla fin fine orientano l'attenzione su particolari che non hanno nulla a che vedere con il grande petrolio e con la vastissima portata della vicenda estrattiva o con alcune figure di respiro mondiale interessate all'operazione da capogiro destinata a protrarsi per altri due o tre decenni almeno, quando non resterá che raccontare la Basilicata di Carlo Levi, di Leonardo Sinisgalli e dei Contadini del Sud come la preistoria dell'era del petrolio e dei petrolieri. Con buona pace dello sbarco dei Greci sulle coste lucane e della stessa Matera 2019.

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