Una delle sorgenti di Fossa Cupa (De Rosa) |
Idea brillante. Qualcuno riuscì a indurre il Comune di Potenza ad acquistare le sorgenti di Fossa Cupa con un impegno considerevole, sia sotto il profilo delle finanze che dal punto di vista strettamente politico. Era appunto il 1911.
Non fu una decisione agevole. Tutt’altro. La persona e le persone promotrici della iniziativa dovettero ragionare a lungo, confrontarsi con ambienti interni ed esterni e, non di rado, lottare per portare in porto l’idea. Occorreva ponderatezza e una valutazione della entità del passo da compiere, giacchè il clima dell’epoca imponeva assoluto rigore e non consentiva trasgressioni. Le sorgenti acquistate garantivano una portata di 40/ l.s. in periodi di magra. Le opere di adduzione costarono 613.000 lire e furono suddivise tra il Comune capoluogo, lo Stato e la Provincia. Uno sforzo del tutto considerevole, in ogni caso.
Si andava, forse senza rendersi conto, verso i grandi acquedotti in cui il Demanio dello Stato prevale su piccoli e inutili accaparramenti e su vicende di campanile, nell’interesse esclusivo del territorio e degli abitanti di aree vaste.
Il risultato? L’acquedotto del Basento assume tuttora un rilievo del tutto diverso rispetto al passato al di là di ogni logica puramente municipalistica.
Dal primo gennaio 1943 numerosi abitati vengono assegnati all’E.A.A.P. Ente autonomo acquedotto Pugliese, istituito il 19 ottobre 1919, chiamato a governare il più grande acquedotto italiano con reti interconnesse per complessivi 18.882 Km. Tre le regioni servite Puglia, Basilicata e Campania. Famoso l’acquedotto del Sele, destinato ormai a fare letteratura.
Intanto l’Acquedotto del Basento assume sin dagli anni successivi al 1919 un rilievo di primo piano. Si avvaleva già allora di gruppi di sorgenti particolarmente ricche di acque: Fossa Cupa, San Michele, Linise, Capo d’Agri, Curvino e dei pozzi di Tempe e Peschiera, che oggi vanno a integrarsi con le acque del Camastra.
Grande risorsa, dunque, le 34 sorgenti situate nella vasta zona montuosa centrale della Basilicata: a Nord ha origine il Basento, a Sud l’Agri. I due rispettivi acquedotti furono progettati e disegnati dai tecnici del Genio Civile con impegno, dedizione e amore. Sembravano quasi due creature legate alla vita di ciascuno dei dipendenti e in realtà lo erano. L’impegno era stato totale, si lavorava nelle rispettive abitazioni fuori dagli orari di ufficio, anche nei giorni delle festività in cui si preferisce lasciare da parte il lavoro e dedicarsi completamente alla famiglia.
“L’acqua è un dono della natura” dice oggi una pubblicità televisiva. Definizione quanto mai appropriata, una sorta di messaggio che l’epigrafe dell’acquedotto dell’Agri interpreta in modo perfetto: Ave Aqua, fons vitae, morbis inimica. Un saluto all’acqua. Lo merita.
La foresta avvolge le sorgenti (De Rosa) |