mercoledì 26 giugno 2024

I SESSANT'ANNI DELLA TRISAIA DI ROTONDELLA




                                            

                        

                     Trisaia interni (foto De Rosa - riproduzione riservata)


“Perché l’Enea è andata avanti con un impianto fuorilegge, per ben 20 anni, perseverando nella violazione delle norme? L’impianto non ha mai funzionato, tranne solo per due mesi quando era diretto dall’ing. Simonetta Raffaele nel 1975. Subito dopo vi furono due incidenti nucleari. Da quel momento l’impianto fu sempre in manutenzione e prova con tutti i sistemi di sicurezza inefficienti. ”

E ancora: “L’impianto di Rotondella agisce per via chimica, quello di Saluggia (Vercelli) altrettanto ma per vie diverse: si ottiene sempre plutonio e uranio 235 perfettamente utilizzabili per fini militari.”

E’ un estratto dal  voluminoso rapporto del capitano Antonio Zaccaria, comandante del Nucleo operativo  del Comando provinciale dei carabinieri di Matera, negli anni Novanta. Rapporto redatto su incarico della Procura che andrebbe pubblicato per intero, dato il valore dei contenuti. Zaccaria dirigeva infatti un pool di esperti e investigatori specializzati in materia che approdarono a conclusioni senza precedenti. Certo imprevedibili e abbastanza catastrofiche, dal punto di vista delle valutazioni oggettive.

Un tassello importante ai fini della conoscenza dei mille retroscena che in questi decenni hanno caratterizzato la vita del centro nucleare tra Basilicata e Calabria sulla costa lucana del mare Jonio, oggi riconvertito in punto di ricerca Enea su ambiente e nuove tecnologie, in una località di grande interesse turistico, ambientale, naturalistico e archeologico con presenze qualificate di visitatori.

Ma il nucleare non si cancella nel giro di pochi decenni, considerati peraltro i vari incidenti che si sono verificati per i quali il Procuratore della Repubblica di Matera, all’epoca Nicola Pace, informò direttamente il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. 

La Trisaia non è soltanto una vicenda lucana. Tutt’altro. L’inchiesta, unica nel suo genere, riuscì a coinvolgere esperti, tecnici, docenti universitari e inquirenti mobilitando  finanche uomini delle Questure di mezza Italia e diversi magistrati. Un capitolo importantissimo legato, tra l’altro, alla complessa attività dell’ITREC, il centro per il trattamento e il riprocessamento del combustibile nucleare di Rotondella. 

La costa ionica lucana è stata, infatti, l’approdo ultimo del traffico di navi che trasportavano il combustibile esausto della centrale di Elk River negli USA fino a Taranto e di lì a Rotondella. Sull’argomento si sofferma anche un volume, edito da Einaudi, Il costo della menzogna di Mario Silvestri.

Argomenti del tutto assenti dalle celebrazioni del sessantesimo  della Trisaia sul territorio della Basilicata, senza alcun riferimento alle prospettive della bonifica del sito Itrec e delle zone più esposte a rischi, bonifica annunciata da Carlo Jean ai tempi di Scanzano e della rivolta contro il deposito nazionale di scorie radioattive. Si parlò oltretutto di prato verde, con accentuazioni decisamente ottimistiche.

Quello della Trisaia rimane tuttavia un capitolo da non sottovalutare affatto in ogni caso, per tante ragioni. Anzi da riscoprire e, se necessario, riportare in primo piano. 

 


 

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