Non è possibile immaginare che un programma di Rai Tre, in fascia di grande ascolto per giunta di domenica, dedichi l’inizio della trasmissione a una Basilicata terra di streghe e di fattucchiere per definizione, dove la gente è costretta a difendersi dal malocchio utilizzando amuleti e arnesi vari.
Il Provinciale di domenica 24 settembre ha presentato i lucani come un popolo arretrato e oscurantista, ma di un oscurantismo più che medievale destinato ad annullare e a distruggere tutto.
Per giunta una ragazza abbastanza giovane si proclama anche lei vittima di eventi negativi secondo le dicerie di “quel paese” che non si nomina perché porta male. Stupidaggini elevate al rango di cronaca.
La bellezza del Pollino ridotta a poche immagini, immerse in una nebbia fitta, che non ha consentito di mostrare nulla o quasi nulla del patrimonio naturale del più grande Parco nazionale d’Italia.
Dove è finita Matera 2019, Capitale europea della cultura? Dove è finito l’enorme bagaglio di scienza, arte e ricerca che fa della Basilicata una regione leader in vari campi, a cominciare dall’esplorazione del cosmo da parte del Centro di Geodesia spaziale che lancia segnali radio alle stelle? Tutto questo e molto altro annega nella palude del racconto che evoca misteriosi mondi in agguato per stuzzicare la fantasia di chi ascolta e fare della trasmissione un unicum a caccia di originalità. Si perché in televisione l’originalità paga. Eccome.
Il Provinciale si è rivelato un’operazione becera, a danno dell’impegno che distingue questa terra del Mezzogiorno ormai da tempo in grado di misurarsi con le più importanti realtà italiane e internazionali. In tutti i settori, nessuno escluso.
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