venerdì 3 marzo 2023

GLI ORIZZONTI DI VINCENZO VERRASTRO



                        


VINCENZO VERRASTRO

Il rigore come etica personale, ma anche come metodo alla base di una strategia dell’innovazione. Irrinunciabile. 

La politica per anni, nel secondo dopoguerra, ha indossato questo abito riuscendo a trovare credibilità nella società da ricostruire sulle rovine di un conflitto che aveva fatto tabula rasa di tutto, ma forse non della speranza di un domani diverso.

Vincenzo Verrastro, è stato il primo Presidente della Regione Basilicata, uomo della politica e delle istituzioni al tempo stesso, interprete di quella "ragione di partito" quale motore esclusivo  di una miriade di iniziative volte a dare corpo a un processo di rinnovamento non superficiale prima nell’ambito della Provincia di Potenza e poi della Regione, appena istituita. 

Lo spunto per un’analisi della sua vita e delle sue scelte viene da un lungo articolo pubblicato dalla figlia Valeria sulla Rivista Dialoghi dell’Azione cattolica. L’articolo mette a fuoco molti aspetti, alcuni francamente sconosciuti dell’uomo e del politico, aviglianese di origine ma anche per temperamento. Determinato, convinto, a tratti testardo,  diffidente nei tanti amici che gli offrivano a buon prezzo, se non gratuitamente, la loro opera, Verrastro ha sempre adottato le linee guida  che si era imposto prescindendo da vicende, fatti, situazioni  ed eventi. O, meglio, cercando di trovare una logica in ciascuna scelta. Un modo di essere che lo rendeva a volte  incline a sospettare di alcune offerte di buoni servizi da parte di personaggi che nella stessa DC dell’epoca nascevano dalla sera alla mattina, soprattutto al tempo della grande contestazione interna, determinata spesso da scopi strumentali di assalto alla diligenza. O alla balena bianca?

Lui sapeva come regolarsi, cosa dire. Cosa fare soprattutto insieme a Emilio Colombo: entrambi non solo rappresentavano, ma erano quella DC degasperiana pronta a esibire le sue attitudini per il governo delle istituzioni, una sorta di passaporto senza scadenze per il domani. 

Nel Mezzogiorno doroteo Vincenzo Verrastro si riconosceva senza dubbio alcuno, accanto a Colombo ovviamente. 

Per entrambi la riforma agraria era stata un momento di rinascita anche se l’esodo dalle campagne  dimostrerà in seguito il fallimento totale di questo processo arrivato molto tardi e in un clima di totale incapacità di dare delle risposte alla fame di lavoro e di crescita economica in un settore in cui dilagavano povertà e miseria fino alla vergogna. 

Il dato che per anni e anni accomuna Colombo a Verrastro è la qualità del protagonismo di cui parla Valeria nell’articolo. Protagonismo politico e individuale, destinato a manifestare anche momenti di fragilità personale e di incertezza nell’ambito di una presenza sulla scena non solo locale ma nazionale. Un tratto umano e profondo di cui a volte non si tiene conto perché la politica spesso mostra il volto del potere di chi la rappresenta o la interpreta. Quasi prevalentemente, fino a diventare una costante. Ma ciò non giustifica un’analisi superficiale e distratta.

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