Massimo Cacciari |
L’intellettuale, quello vero, si colloca al di sopra di giudizi, anche solo apparentemente scontati, per indossare l’abito di chi non si rassegna a essere una persona normale, un comune mortale, poiché dispone di senso critico e capacità creativa non indifferenti. Altrimenti che intellettuale sarebbe?
E così Massimo Cacciari, noto filosofo veneziano ospite ormai storico di diverse tv, a Cartabianca s’indispettisce, si agita e bacchetta un po’ tutti gli ospiti che parlano di riforme avviate da Draghi, per quanto insufficienti e ancora incomplete. Sbagliato: il prof ribatte con rabbia e sorpresa per la verità molto irriverente, ma tanto lui è così. Mica gli interessa assumere un atteggiamento più consono. Al contrario, quanto più stridente è il suo intervento, tanto meglio risponde ai canoni di unicità e superiorità.
Cacciari se la prende con Paolo Mieli, con Alan Friedman risparmiando la Berlinguer per il semplice fatto che ambasciator non porta pene, recita un vecchio adagio. Ovviamente la conduttrice del programma non sposa nessuna tesi per dovere imposto dal servizio pubblico.
Un atteggiamento che dura da tempo, quello di Cacciari censore forse per rimarcare un bisogno esistenziale di non accettare nulla così semplicemente, ma di sottoporre tutto e tutti a una critica intransigente e finanche, se necessario, nullista. Distruttrice. E' di lì che emerge la stoffa di uno straordinario intellettuale al di sopra di tutto e tutti.
Perché Cacciari, uomo di cultura e fine politico, informatissimo, non prova a individuare i mille retroscena della realtà italiana di questi decenni? Ogni governo ha avuto i suoi lati oscuri ed i suoi misteri, ma tutto questo sembra non interessare. Batte e ribatte sul ragionamento degli altri ospiti di Cartabianca, disponibili a riconoscere se non altro una volontà di cambiamento del governo Draghi. E qualche inizio di riforme. Cacciari non tollera e s'inviperisce. Si arrabbia. Tutto il resto non conta.
L’Italia, ricordiamolo, è l’unico paese ad avere avuto un Presidente della Repubblica che scappó via dal Qiirinale una sera dell’estate del 1978 per arginare il mare di polemiche legate a varie vicende. Mi limito a questo. Il Presidente era Giovanni Leone, insigne giurista e ottimo penalista.
L’Italia dei veleni e dei potentati economici, ma non solo.
Cacciari non scava in certi retroscena. Non parla di speculazioni, non vede nulla a livello italiano e internazionale, si accanisce contro chi nota qualcosa di positivo in questa realtà scombinata e complessa, dominata spesso dall’imponderabile. Anzi dall’invisibile.
Quanto c’è d’invisibile nel bel Paese? Prof. Cacciari provi a dare una risposta, senza fare scena. Pacatamente. Per cortesia non si arrabbi, sarebbe troppo comodo!
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