venerdì 15 ottobre 2021

EMERGENZA UMANITARIA NON SOLO IN AFGHANISTAN


                           

Angelo Chiorazzo   

                            



Emergenza umanitaria: il problema dei problemi che interessa indistintamente il mondo intero ma che fa registrare eccessi intollerabili là dove tutto viene messo in discussione. Là dove la parola libertà viene svuotata dei suoi significati e dei contenuti. Là dove la dignità della persona è ignorata e continuamente calpestata.

E’ il caso dell’Afghanistan anzitutto, al quale è stato dedicato un G20 per aiutare quel paese a superare la terribile crisi umanitaria con uno sforzo che faccia affluire risorse e mezzi, anzitutto da parte dell’Unione europea, come del resto sta avvenendo. Peraltro la presenza in campo delle Nazioni Unite, della Banca Mondiale e di numerose altre  importanti istituzioni lascia intendere che uno sforzo è in atto.

Angelo Chiorazzo è il fondatore di Auxilium,  la cooperativa che si prefigge finalità umanitarie e obiettivi legati anche all’assistenza di chi scappa da guerre e carestie.

Chiorazzo ricorda la vicenda del nonno, costretto a migrare in Argentina per mettere insieme qualche soldo. Uno dei tanti italiani in cerca di un domani, nel Sud America. 

Poi parla degli 80 milioni di persone in attesa di un futuro minimamente dignitoso, ma spesso incerto e pieno di imprevisti: sono i migranti che giungono sulle nostre coste cercando un rifugio, una sistemazione e sono spesso considerati dei clandestini. Tutti senza distinzione, purtroppo. Altro che emergenza umanitaria, siamo in presenza di una catastrofe dalle proporzioni inimmaginabili.  

“Il Messico, la Libia e i Balcani rappresentano situazioni diverse e con diverse accentuazioni. Ma l’Afghanistan è un paese che merita una straordinaria attenzione e che ho particolarmente nel cuore: alcuni ragazzi afghani lavorano in Auxilium da anni e sono degli amici. Lì c’è un problema enorme, che consiste purtroppo negli errori commessi in venti anni di guerre e di bombardamenti inutili. Ho avuto la possibilità di parlare con l’ambasciatore della Nato in Afghanistan, Pontecorvo, che mi ha detto  della “fuga” degli Stati Uniti. Peraltro l’Afghanistan era considerato un luogo sicuro fino a quindici giorni prima del ritiro delle forze Usa. 

A proposito di Afghanistan non possiamo non ricordare un grande italiano, purtroppo scomparso, Gino Strada. Ha lasciato una impronta incancellabile. Un uomo di grande valore che ha dato un contributo importantissimo a quella terra con la sua umanità, la sua preparazione scientifica, il suo coraggio.     


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