domenica 21 marzo 2021

BASILICATA TRA MILLE CRISI



La pandemia ha senza dubbio la responsabilità di continuare a mettere in ginocchio larga parte dell’economia e del lavoro nel Paese, ovunque senza distinzione geografica. Ma vi sono elementi che  prescindono dalle difficoltà legate al diffondersi del virus e manifestano anzi potenzialità fortemente negative in una prospettiva di precarietà accentuata, per non dire estrema.

Insieme ad altre aree del Sud, e forse più che altrove, la Basilicata rappresenta un indicatore “privilegiato” quanto alla negatività della situazione di diversi settori cardine del suo sviluppo. 

Il punto nodale della crisi è rappresentato da Stellantis, imprevedibilmente. La proroga della cassa integrazione fino al 2 maggio mette in moto meccanismi perversi: anzitutto il rischio del venir meno della seconda linea di produzione, all’indomani di notizie rassicuranti circa la centralità di Melfi nel panorama italiano e internazionale. Quali i retroscena? L’origine di tutto è soltanto l’ondata distruttrice del Covid o altri fattori premono? La Regione è in uno stato di allerta, dopo l’allarme lanciato dai sindacati, mentre non arriva ancora una risposta dall’a.d. Tavares per un confronto ravvicinato sul piano industriale del Gruppo con particolare riferimento allo stabilimento lucano. Fonti autorevoli parlano di una possibile rivoluzione con i vertici sindacali nazionali unici interlocutori dell'azienda nei confronti della quale le realtà locali non avranno alcun peso, in un'ottica di grandissimo respiro. Secondo queste fonti il taglio della seconda linea di produzione sarebbe ormai largamente definita e non più soltanto una ipotesi.  

C’è da attendere. I giorni che precedono la Pasqua potrebbero aggiungere qualche tassello in più anche al complicato settore dell’ambiente incapace di affrontare, ad esempio, difficoltà vecchie e nuove del Parco nazionale dell’Appennino lucano in stand by ormai da tempo. Ma non solo questo. La data dell’8 aprile potrebbe essere un utile momento di verifica se si riuscirà a far convergere su un’idea unitaria le varie comunità dell’area. 

Sono in discussione la produttività dell’Appennino, il suo ruolo di elemento di spinta propulsiva sul quale si è soffermato in passato il Commissario Priore. Un conto le enunciazioni, un altro la messa in moto di certi meccanismi.

A proposito, sarebbe utile sapere quale potrà essere il ruolo concreto dell’area protetta nella dinamica e negli obiettivi del nuovo Ministero della Transizione ecologica. Un salto di qualità e non solo di stile evidentemente indispensabile, tanto importante da riguardare la presenza stessa del Parco in un’area fragilissima che attende lavoro e crescita economica, promessi da sempre e mai attuati. Oltre alla salvaguardia del fragile territorio. 

Cosa accadrà nel breve - medio  periodo è difficile, se non impossibile, prevederlo.

25 milioni di ore di cassa integrazione nel settore indutrale, come ha ricordato recentemente Vincenzo Tortorelli della UIL, mettono i brividi. C’è il pericolo di un pauroso arretramento dell’economia, di pari passo (sembrerà strano) con i nuovi, poderosi interventi del Governo al quale sindacati e Regione intendono rivolgersi per ottenere risposte certe sul caso Basilicata che stenta a diventare questione nazionale a tutti gli effetti. Ecco il punto da non sottovalutare affatto, non solo per la vicenda Melfi quanto per i tanti nodi ancora da sciogliere in materia di ambiente.     


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