domenica 27 ottobre 2019

I VALORI AGGIUNTI DEL MEZZOGIORNO



                              


Interni del Museo Sansevero a Napoli

Parmenide, il filosofo dell’essere e del non essere, originario di Elea oggi Ascea nel bellissimo Cilento, è il trait d’union tra la Campania e l’antica Lucania e questo particolare serve a rafforzare  una sorta di condivisione che parte dall’abbattimento delle distinzioni geografiche per cui ciò che appartiene a una regione in ultima analisi appartiene a un territorio ben più vasto, sotto il profilo culturale ed etico. 
Si ritorna a parlare di macroregioni, forse un concetto fin troppo antico se si considera che Quinto Orazio Flacco, venosino per definizione,  non sapeva se considerarsi lucano o pugliese.  
Ma i tesori di cui il Sud è ricco sono numerosissimi. Gli ultimi giorni, ad esempio, hanno visto un enorme afflusso di turisti, lucani, calabresi, ma anche provenienti da numerose altre regioni  interessati a visitare a Napoli quel gioiello di arte e di storia, qual è appunto il Museo Cappella San Severo, noto per una delle sculture più pregevoli, il Cristo velato. 
Ecco il senso della Napoli “popolare e coltissima” , come la definisce l’ultima guida del Touring, patrimonio non della sola Campania, ma terra di grandi tradizioni che accomunano l’intero Mezzogiorno trasformandolo in un’area destinata a misurarsi in una dimensione internazionale con molte altre realtà. Simbolo di un Sud che sa imporsi guardando al suo futuro. 
Del resto all’idea di un Mezzogiorno unitario, al suo interno, fa riscontro il contributo di personalità di diversa provenienza. Alla Campania continua a dare un apporto assai rilevante un illustre lucano, il prof. Massimo Osanna, docente alla Federico II di Napoli, confermato alla guida del parco Archeologico di Pompei: personalità in cui il senso del localismo appare ampiamente superato da una vasta gamma di interessi che fanno di questo esperto la punta di diamante nel campo dell’archeologia e della storia dell’arte. Uno studioso di alto livello per il quale lavorare a Pompei o alla Torre di Satriano non fa molta differenza. .
Ecco dunque la grande sfida: riuscire a considerare le macroregioni non una riduzione del peso dei singoli territori, specialmente di quelli forse meno conosciuti e apprezzati, ma come un apporto costruttivo all’immagine unitaria del Sud in grado di prescindere da forme di municipalismo che non appaiono in linea con una visione completa delle risorse a disposizione, anzitutto. Del resto il valore aggiunto del Meridione consiste proprio in questo. E non solo in questo. 
Bisognerà capire quale sarà in futuro l’interpretazione di un regionalismo esteso, più ampio di quello attuale, per le forze politiche prevalenti, per il mondo dell'economia, per la società nel suo complesso.     

                        

La scultura del Cristo velato nel Museo Sansevero



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