martedì 8 maggio 2018

FORESTAZIONE, NUCLEARE, ACQUA E PETROLIO

                                                    
                                      
                                        
I BOSCHI UMIDI SULLO JONIO (Foto R.De Rosa - Riproduzione Riservata)


Opportunità di lavoro e difesa a oltranza dell’ambiente: è il messaggio che nasce dall’accordo Regione Basilicata - sindacati per una forestazione produttiva, a tutela di equilibri naturali troppe volte in passato trascurati e considerati addirittura irrilevanti in una logica politica d’altri tempi. 
Legittima dunque la soddisfazione del governatore lucano Marcello Pittella che affida alla platea di lavoratori del settore un messaggio importante, anzi la responsabilità di essere in prima linea in quella difficile opera di controllo  del bene natura destinato ad avere riflessi sull’economia della Basilicata e sul suo domani.
Un banco di prova per chi governa, ma soprattutto per chi è chiamato a occuparsi di un settore cardine, essenziale e delicatissimo insieme.
Ne parlo con Francesco Pietrantuono, responsabile dell’Ambiente, impegnato in una difficile opera destinata ad abbracciare un po’ tutto. Anzi davvero tutto, dal nucleare al petrolio, alle bonifiche senza trascurare la valenza  paesaggistica dei corsi d’acqua a oltre ottant’anni dalla inaugurazione del primo acquedotto dell’Agri, il 14 luglio del 1937 con una grande festa a Scanzano jonico per sottolineare  una svolta nelle condizioni di vita di migliaia di persone, soprattutto delle campagne.  
Rimane sulla costa del mare Jonio, Pietrantuono, ribadendo la volontà di dire no al deposito di scorie radioattive e con l’obiettivo di non scalfire le mille risorse di questa Basilicata turistica, la terra dei grandi parchi compreso il Vulture, ultimo arrivato in ordine di tempo, ma capace tuttavia di polarizzare l’attenzione sulla zona dei laghi di Monticchio, meravigliosa ma fragilissima, dove la baraccopoli ha tolto finora il respiro a ogni prospettiva di un certo rilievo. 
Nucleare in grande evidenza, aspettando per un verso i risultati dell’inchiesta della magistratura ma seguendo da vicino l’attività di Sogin, incaricata del difficile processo di decommisioning, lo smantellamento dell’intero apparato nucleare italiano. Impresa ciclopica.
“Si lavora su Tempa Rossa, precisa l’assessore, per evitare di trovarsi impreparati com’è accaduto per Viggiano, a diversi decenni dall’avvio del centro olio. Oggi le cose sono cambiate: gli incidenti di Viggiano, le fiammate del maxi camino, la protesta delle popolazioni della valle sono serviti a indicare la strada di un controllo attento ed efficace prima che le estrazioni di Corleto abbiano inizio.” 
“C’è il problema di seguire attentamente l’utilizzo e la reiezione delle acque di strato con un sistema di depurazione delle acque stesse che salgono in superficie con il petrolio nel processo estrattivo. Stiamo pensando di riutilizzarle ai fini della produzione di energia. Mentre per Eni lo sguardo è rivolto alle emissioni in atmosfera che hanno suscitato molte preoccupazioni. Ci sarà una conferenza di servizi per giungere a una modifica dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale. 
I tre filoni essenziali sono rappresentati dalle bonifiche, dalla pianificazione, dai piani di tutela senza escludere il piano paesaggistico che deve portare a una infrastrutturazione verde, a un diverso utilizzo del bene natura. Obiettivo che vorremmo raggiungere entro la fine della legislatura.”   




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