sabato 6 dicembre 2014

I MILLE RETROSCENA DEL PETROLIO E DEL GAS



La manifestazione di Potenza del 4 dicembre  è un punto fermo nel rapporto tra politica, istituzioni, e la gente. Non vi è alcun dubbio. Se non altro sta a testimoniare una diversa consapevolezza dell'opinione pubblica in ordine alle estrazioni di petrolio con riferimento ai tanti problemi connessi. Che non sono certamente irrilevanti.
Al centro del dibattito le trivelle del petrolio e le condotte del gas che stanno cambiando la fisionomia di una terra, in fin dei conti del tutto insignificante. Importante per i petrolieri. Insignificante per chi si illudeva di trarre chissà quali vantaggi dalle estrazioni di greggio in termini di sviluppo, occupazione e reddito individuale. 
Marcello Pittella, governatore della Basilicata, ha assunto una posizione istituzionale prudente, dovendosi oltretutto misurare con l'orientamento di un popolo determinato a non fermarsi. Se il governo non accetterà di discutere con i lucani e di modificare quei criteri che privano la Regione delle sue prerogative essenziali, allora sì l'impugnazione sarà inevitabile. E se la Corte costituzionale dovesse ipoteticamente  rigettare un ricorso del genere cosa accadrebbe? Al danno si aggiungerebbe la beffa. 
C'è di più. All'indomani del 4 dicembre le questioni sul tappeto sono tali e tante per cui semplicemente  affrontarle e discuterle appare impresa difficile. 
Intanto è scoppiato in questi giorni il caso del gasdotto di SNAM Rete gas che attraversa  la  zona archeologica di Grumento e lo stesso Parco nazionale dell'Appennino lucano. 
Scavando  per la posa dei tubi del gas sono venute alla luce delle tombe della vasta necropoli sulla quale si continua a studiare. Un patrimonio di inestimabile valore che non potrebbe nemmeno essere sfiorato dalle  ruspe e dai picconi delle imprese. Invece ciò accade, tanto siamo in Basilicata. Ovvio, no? 
Per giunta nelle scorse settimane il Presidente del Parco, Domenico Totaro, è stato convocato per visionare la scoperta, i cui reperti sono già stati (non so se in tutto o in parte) messi al sicuro nel Museo archeologico a breve distanza dagli scavi e dal gasdotto. 
Allo stato delle cose, la Soprintendenza archeologica 
della Basilicata rende noto di non avere altro scopo se non quello della tutela dei reperti e dell'area interessata alla ricerca. 
Gli addetti  della Soprintendenza e le maestranze  della SNAM sono legittimamente preoccupati per una eventuale fermata che costerebbe giornate lavorative e salari, in una realtà già di per sè falcidiata dalla crisi e dalla mancanza di lavoro.
C'è ad ogni modo da chiedersi se  al momento del rilascio del VIA, la valutazione di impatto ambientale, e di tutte le necessarie autorizzazioni di cui il gasdotto è provvisto, nessuno abbia soltanto pensato di deviare il percorso dello scavo per evitare l'attraversamento sia della zona archeologica di Grumentum che il territorio del Parco. Beninteso, quest'ultimo è abilitato a fornire un parere vincolante e non solo consultivo, in base alle leggi di salvaguardia ambientale e alla stessa legge istitutiva dell'area protetta, di interesse nazionale. L'ente parco interviene per cose ben più irrisorie, figuriamoci se può lasciar correre un fatto del genere. 
Difficile rendersi conto, francamente, di quanto accade se si vuol dare alle norme un significato che corrisponde allo spirito e alle idee del legislatore. Mi chiedo: in che modo si garantiscono il territorio e le sue peculiarità? Interrogativo destinato a rimanere senza risposte. Almeno finora.

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