lunedì 11 luglio 2011

Bagnasco a Melfi apre un nuovo capitolo per la Basilicata


La visita a Melfi del Presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, è da considerarsi un evento di rilievo sociale oltre che religioso. Lo si evince dalla gran mole di commenti e di opinioni che s'intrecciano in questi giorni successivi alla presenza del presule in Basilicata.
Le ragioni non sono semplicemente di facciata, ma attengono piuttosto al momento particolare per il Sud, alla crisi della società meridionale, in particolar modo, e alla situazione della stessa chiesa lucana al centro non solo di polemiche per il caso Claps, quanto esposta al rischio di una possibile perdita di quota del suo rapporto, pur tuttavia molto saldo, con l'opinione pubblica. Sicchè la presenza del cardinale Bagnasco a Melfi, per queste e molte altre ragioni, rappresenta un atto di fiducia e una sottolineatura autorevole del ruolo della Basilicata in una dinamica nazionale, non a caso da parte della gerarchia vaticana.
Melfi, tra l'altro, è una delle capitali della Fiat, il che non ha solo un significato dal punto di vista industriale, ma rappresenta un motivo valido per ritenere che la città normanna possa giocare una partita determinante sotto il profilo della cultura, della religiosità e della stessa coesione sociale. Il discorso del cardinale Bagnasco, per l'inaugurazione del Museo diocesano, va proprio in questa direzione e non è un dato marginale.
I commenti appaiono tutti orientati a mettere in evidenza quella “iniezione di fiducia” (se così è possibile definirla) che il Presidente della Cei ha inteso dare al mondo lucano, riconoscendo la validità della sua funzione e il peso che esso riveste, in un ambito non soltanto locale.
E' un discorso di valori da rimettere in moto, si capisce bene. Valori dimenticati, spesso ignorati, considerati più volte come inutili nella civiltà postindustriale che non riesce a rintracciare, nemmeno al Sud, una via maestra da percorrere. Al di là di tutto, la figura del cardinale Bagnasco ha dissipato quella ipotesi atroce di una copertura data alla vicenda di Elisa, in ordine alla quale non è possibile continuare ad alimentare un dubbio generalizzato su tutto e tutti. Fare insomma di tutta un'erba un fascio. Un pronunciamento autorevole della magistratura salernitana è in questo momento non solo necessario, quanto assolutamente inevitabile e indispensabile. Dire ufficialmente come stanno le cose e indicare chi ha responsabilità vere e non solo presunte, prendendo i necessari provvedimenti, significa dissipare la cultura del sospetto che, forse mai come in una circostanza del genere, si rivela deleteria ed estremamente pericolosa. Non si può accusare genericamente la chiesa senza fare torto a migliaia di persone, di uomini e di donne, che ne fanno parte e anzi rappresentano la sua stessa struttura portante.
Molto opportunamente Bagnasco non ha fatto alcun riferimento a cose del genere: si è rivolto ai giovani, ha parlato con loro, ha esposto il suo pensiero su una società più equa e a misura d'uomo. Un discorso di alto profilo che parla alle coscienze, della gente comune e di chi ha responsabilità di governo del Paese e dell'economia.         


Testo e foto di Rocco De Rosa   

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