Trentadue anni fa la strage di Capaci
La morte non ha falciato Andrea Purgatori e meno che mai lo ha zittito. Tutt’altro. Il suo lucidissimo reportage sulla strage di Capaci, andato in onda ieri sera su la 7, mette in luce la statura di un fuoriclasse del giornalismo italiano, il coraggio dell’uomo. Ma non è tutto.
Il programma evidenzia la struttura morale del personaggio che testardamente sfida le mafie e ricostruisce imperterrito scenari allucinanti destinati per buona parte ancora a rimanere nell’ombra, a causa della sua morte prematura.
Il racconto di Purgatori si fa avvincente soprattutto quando proietta in una dimensione veritiera certo collaborazionismo a sostegno del progetto criminale: lì Purgatori è capace di superare ogni barriera fino al punto di dire esplicitamente che dietro alle mafie ci sono altre mafie. Queste ultime capaci di tenere nell’ombra mani omicide come la telefonata che informò dell’avvenuta partenza dell’aereo da Roma con a bordo Giovanni Falcone, esattamente nell’istante stesso del decollo del velivolo.
Altre mafie dunque entrarono in azione, e oggi non ci si vuole ancora convincere. Perché non conviene convincersi, o non conviene ammettere? Perché scoperchiare la cupola implica molto, molto altro. Ma la verità che Andrea documenta con assoluta determinazione si fa largo da sola nei cervelli e nelle coscienze della gente. Purtroppo non basta, vero.
Uno per uno emergono depistaggi e coperture proprio nei punti nevralgici, là dove non è possibile immaginare che alcuni mafiosi l’abbiano fatta franca soltanto per la loro personale capacità, per quella vocazione ad essere in tutto e per tutto l’antistato.
No. Coperture e protezioni evocano mani potentissime. Disegnano scenari in cui il potere è davvero tutto e al disopra di tutto con i suoi tentacoli invisibili.
Andrea Purgatori consegna alla storia un lavoro di grande pregio ispirato alla ricerca della verità proprio mentre mille interessi cercano di tenerla lontana, di oscurarla in ogni modo perché la verità sarebbe la fine di poteri occulti ma dalle dimensioni inimmaginabili.
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