Il territorio del Vulture (foto R. De Rosa - Riprod. riservata)
Non c’è al Sud un’area protetta che mostri la stessa complessità e analoga ricchezza di offerta natura, di storia, di passato e presente come il Parco Naturale del Vulture nel nord della Basilicata, la terra di Carmine Donatelli Crocco e del brigantaggio, dove esiste ancora la grotta in cui il personaggio trovava rifugio.
Una pagina di storia e di natura che non può essere ridotta a zona da picnic o, peggio, per pantagrueliche abbuffate nei giorni sacri di metà agosto e pasquetta.
Dopo anni di interminabili dibattiti e di controversie, finite davanti al Consiglio di Stato e non ancora del tutto risolte, il Parco si accinge a vivere una stagione decisiva dalla quale potrà dipendere buona parte del suo futuro.
Il 24 luglio a Melfi l’Università Federico II di Napoli e la Regione Basilicata con Cosimo Latronico presenteranno il Piano del Parco, uno strumento indispensabile per la salvaguardia e lo sviluppo di questa importante area protetta, ai primi posti tra le risorse del Mezzogiorno interno.
Tra le potenzialità di cui la zona dispone, anzitutto un’agricoltura di alta qualità che ha consentito al Vulture di superare i limiti nazionali e raggiungere gli States con i suoi vini di assoluto pregio. Un’agricoltura alla quale il responsabile regionale del settore, Alessandro Galella, dedica larga parte del suo impegno.
Ma il Vulture è davvero tanto: ai tempi della guerra fredda rappresentava un avamposto di tutto rilievo con l’area Troposcatter inserita nella rete che dalla Norvegia si spingeva fino alla Turchia per la difesa dei Paesi aderenti al Patto Atlantico, questione purtroppo tuttora in piedi con l’aggressione all’Ucraina.
Ancora oggi la zona militare di Monte Vulture conserva le testimonianze del passato accanto a istallazioni interforze di primissimo ordine, con tecnologie avanzate. Se l’Ente Parco riuscisse a valorizzare questo dato, con accordi con il Ministero della Difesa, sarebbe certo un fatto importante.
Ad Atella, inoltre, sorge uno dei maggiori allevamenti bovini, l’azienda Saraceno con il marchio “Donna Giulia” frutto di una imprenditorialità che da decenni ha fatto storia.
Per tutto questo e molto altro il Vulture non è un evento comune, ma una sfida a tutti gli effetti.
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