La Basilicata non è nuova al tema dell’energia. Tutt’altro. Il contributo del 10 per cento alla bolletta nazionale, grazie alle ultradecennali estrazioni di greggio, è da tempo ormai un dato consolidato.
Ma ora sembra arrivato il momento della svolta con i biocarburanti che rappresentano la nuova frontiera per l’agricoltura lucana e lo sviluppo del settore energetico al Sud. Una tappa attesa e auspicata da tempo. Insomma, Basilicata no oil?
L’Eni, annuncia in una conferenza stampa il responsabile dell’agricoltura Alessandro Galella, realizzerà uno stabilimento per produrre biocarburanti da semi oleoginosi coltivati in loco. L’iniziativa è condivisa da ALSIA, l’agenzia di sviluppo e innovazione in agricoltura, cui spetterà il compito di seguire da vicino la messa a dimora delle piante per la produzione di biocarburanti appunto.
“Non ci sarà competizione con la filiera alimentare” precisa Galella, sottolineando un dato: sarà l’occasione per un impiego razionale dei terreni, anche quelli finora marginali o addirittura abbandonati.
L’Eni fornirà le sementi più adatte al territorio: girasole, cartamo, ricino, colza e camelina e ad una fase sperimentale, osserva il direttore dell’Alsia il prof. Aniello Crescenzi, seguirà la scelta delle aziende agricole per la concreta attuazione del progetto.
Per ora l’investimento ammonta a 500 mila euro. Ma la posta in gioco è decisamente ben più elevata giacchè comporterà peraltro una vera rivoluzione per l’agricoltura lucana, se non proprio un cambiamento di rotta e un salto di qualità da valutare in una dimensione non più locale ma di respiro quantomeno interregionale.
Nessun commento:
Posta un commento