ROCCO SCOTELLARO |
Così Paese Sera titolava un articolo del 3 settembre 1982, a proposito della nuova edizione di E' fatto giorno nella collana degli Oscar Mondadori, storica raccolta di poesie di Scotellaro.
Cosa rappresenta oggi l’opera del sindaco poeta di Tricarico? Quale il messaggio politico e letterario?
Poesie che ricordano angoli e vicende del mondo contadino, animato da un enorme desiderio del domani ripercorrendo le tappe della Riforma agraria, costata decine di morti e lunghissimi anni di carcere per migliaia dei protagonisti. Un’intera generazione in perenne attesa di un giorno nuovo, appunto.
Straordinaria figura di giovane divenuto ben presto simbolo dei più deboli e degli emarginati, destinati a non avere voce. Rappresentante degli ultimi, espressione viva di una lotta senza soste alla marginalità che non ha una dimensione temporale. Ma che vive nella sua passione politica.
A giudicare dal clima in cui è immersa la società digitale dei nostri giorni, Scotellaro sembra essere fuori dal tempo. Ma così non è giacchè la storia è la storia, il passato è il passato con il suo fardello di eventi e di significati. Di uomini e scelte. Di accadimenti destinati a segnare il cammino dell’umanità e a registrare svolte epocali.
Scotellaro è infatti una pietra miliare nel percorso della società. Nel suo divenire continuo, incessante. A volte incomprensibile, ma pur sempre un divenire per quanto spesso caotico e contraddittorio. Forse indecifrabile agli occhi della ragione.
Dalla civiltà contadina all’affermazione delle macchine, già negli anni Sessanta: processi che si sommano e spesso si contrappongono soprattutto al Sud tra mille interrogativi.
In tanti hanno cercato di ragionare sull’uomo e sul politico. Anche sul poeta, nel tentativo di una migliore comprensione delle sue qualità. Ne è derivato spesso un gran parlare in alcuni casi senza risultati apprezzabili. A volte disorientato e inconcludente, frutto non di rado di una cattiva interpretazione. Ma in molte altre circostanze capace di svelare quel mondo misterioso e struggente di cui Scotellaro è interprete autentico: l’alba del dopoguerra, la civiltà contadina, la speranza di futuro.
Franco Vitelli, critico letterario, docente all’Università di Bari, ha costruito negli anni un percorso capace di svelare molte verità su Rocco Scotellaro e di mettere a fuoco il suo percorso poetico con una precisione mai venuta meno.
Per Mondadori nel 1982 Vitelli curò la nuova edizione di E’ fatto giorno in cui si rivela l’humus del poeta, l’autentica passione letteraria che schiude orizzonti diversi e fa vivere una stagione in cui si cela il contributo ad un progetto di idee e di vita. Per questo Scotellaro regge bene al confronto con i grandi, non solo sul piano poetico.
“Un’esperienza, annotava Vitelli, che passata come una meteora, ha però lasciato segni visibili nel mondo letterario.” Eugenio Montale: “Un centinaio di liriche che rimangono certo tra le più significative del nostro tempo.”
Il riferimento alla Fons Bandusiae di Orazio, e poi la novità dell’alba: “Ma nei sentieri non si torna indietro./ Altre ali fuggiranno/ dalle paglie della cova, / perché lungo il perire dei tempi / l’alba è nuova, è nuova.”
L’universo di Scotellaro, grande tema da affrontare in questo centenario dalla nascita e per tutto l’arco di un anno. Quel mondo continua a essere ben visibile agli occhi di quanti analizzano la realtà alla base non solo dell’ispirazione poetica, quanto delle scelte che si traducono nel suo essere uomo, politico, sindaco della comunità di Tricarico in uno dei periodi più difficili e tormentati della storia del Mezzogiorno, quando il problema della terra coincideva con la necessità di una svolta.
“E’ caduto Novello sulla strada all’alba,/ a quel punto si domina la campagna,/ a quell’ora si è padroni del tempo che viene, / il mondo è vicino da Chicago a qui/ sulla montagna scagliosa che pare una prua,/ una vecchia prua emersa/ che ha lungamente sfaldato le onde.”
Spunti importanti anche per la politica, quella attuale, spesso destinata ad affondare nella palude dell’incomprensibile. O, peggio, nella irrazionalità diffusa e purtroppo complice del degrado.
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