Non esiste modo migliore per dipingere il quadro della sciagura che investe l’umanità da oltre un anno.
Fa bene il Mulino a usare questi due termini per illustrare il terzo, appunto la guerra.
Nell’attacco forsennato all’Ucraina, iniziato un anno fa e destinato a non concludersi, si cela un paradosso (forse più di uno) assolutamente inspiegabile. Mai accaduto. Il mondo intero, se si esclude l’atteggiamento tiepido della Cina, condanna con toni forti la strategia del dittatore Putin il quale si avvale di un proselitismo strisciante, pena ritorsioni severe, nei confronti di quei cittadini che all’interno della Russia volessero liberamente manifestare la loro contrarietà all’operazione militare organizzata e portata avanti dal capo del Cremlino.
L’opinione pubblica mondiale è dunque assolutamente contraria alla guerra. E, nonostante tutto, la guerra continua. L’orrore e lo schifo continuano senza sosta, anzi con un rilancio assai rischioso dello spettro nucleare.
Ci chiediamo perché ciò accade. Per impotenza di chi non riesce a ingranare la marcia della opposizione alla guerra in termini di concretezza assoluta, o per un eccesso di determinazione di Putin, il quale tra l’altro sembra non avere problema alcuno a proseguire sine die il suo attacco all’Ucraina, a potenziarlo e rilanciarlo facendosi scudo dei cosiddetti diritti della Russia.
Chi foraggia la guerra e promette di farlo in qualunque condizione e a qualunque costo oggi e sempre? Uno dei problemi di fondo.
L’ombra della Cina prende corpo frattanto di giorno in giorno. Mentre in tutto l’intero arco di quest’anno non c’è mai stato un richiamo forte all’esigenza di cessare il fuoco e di avviare il percorso diplomatico da parte di Xi o del suo staff. Eppure a denti stretti qualche volta la Cina non ha rinunciato a pronunciare a voce bassa la parola pace.
Una pace intesa secondo interessi condivisi con lo stratega Putin, nonostante i disastri del giorno per giorno. Sicchè la parola pace appare sempre più come un contentino all’umanità attonita e delusa. Ma assolutamente impotente.
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