PER UN’AGRICOLTURA COMPATIBILE NEI PARCHI
Agricoltura nel Pollino
Si ritorna a parlare di parchi e di aree protette in Basilicata: il Pollino, il più grande Parco nazionale d’Italia, attende la nomina della nuova governance. Stesso problema per il Vulture, area di valenza regionale ma di tutto rilievo, quanto alle peculiarità dell’ambiente e del suo territorio.
C’è intanto un aspetto da non sottovalutare, che riguarda il tema dello sviluppo di un’agricoltura di qualità, comune sia all’Appennino lucano che ad altre realtà.
Produzioni di nicchia, destinate ad avere un peso sotto il profilo economico ma anche dell’occupazione, si vanno affermando. Notevole la ricaduta a vari livelli. Il Vulture per le produzioni vitivinicole e di un olio di qualità ha conquistato ottime posizioni a livello nazionale e non solo. Verona con il suo Vinitaly è autorevole conferma. Altre produzioni hanno fatto significativi passi avanti anche nelle realtà rurali del Pollino dove si ritorna all’agricoltura in maniera significativa.
L’argomento è dunque da non sottovalutare. Piergiorgio Quarto, Consigliere regionale in Basilicata ed esperto nel settore, considera positivamente gli scenari futuri in questo ambito. Non si può parlare di aree protette se non si fa esplicito riferimento alla biodiversità per un’agricoltura destinata a rivestire un ruolo assolutamente centrale nei parchi.
“Il nesso con l’agricoltura è essenziale anche là dove esso appare forse di scarso rilievo, ma così non è.”
C’è una proposta da parte degli organi del Consiglio regionale e delle organizzazioni del mondo rurale, finalizzata in tal senso?
“Si avverte l’esigenza di modificare assetti tradizionali e vecchie logiche, alla base delle strutture esistenti in molte aree protette. Mi spiego: nei consigli direttivi di parchi nazionali e regionali bisogna riconoscere il ruolo della presenza degli agricoltori, sia ai fini della tutela dell’ambiente ma soprattutto per dare sostanza a una diversa produttività.
I parchi non sono semplicemente zone recintate e, meno che mai, destinate a incrementare comunque flussi di visitatori, badando soltanto a un aumento delle presenze. Sono realtà economiche, anelli di uno sviluppo compatibile di cui si avverte un grande bisogno anche ai fini del rilancio delle aree interne, spesso dimenticate se non a lungo abbandonate al proprio destino."
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