giovedì 5 dicembre 2019

SETTANT'ANNI FA LE LOTTE PER LA TERRA E IL LAVORO


                         
                                              


7293 anni di carcere. 60319 tra braccianti, contadini e attivisti del movimento per la terra arrestati. 21093 persone condannate. 1614 feriti. 40 morti. Dati che si commentano da soli.


  COSA RIMANE OGGI DELLE LOTTE PER LA TERRA?

Tre Confini è una località poco distante da Montescaglioso, diventata, sul finire degli anni Quaranta, un crocevia in tutti i sensi. Lì si riunivano, nell’autunno del 1949, braccianti e contadini interessati a lavorare le tante terre incolte del latifondo. Cercavano il loro futuro. Ma  lì si concentravano anche i camion carichi di poliziotti di Scelba, tutti in divisa grigioverde, che saltavano dai camion con un balzo velocissimo imbracciando subito il moschetto di cui erano dotati e mettendo mano alla pistola calibro 7,65. Lì arrivavano i mezzi del battaglione mobile di Bari dei carabinieri per fronteggiare l’ondata di braccianti a mani nude, e con i soli attrezzi di lavoro, interessati a dissodare i terreni abbandonati del latifondo materano.
Su uno di quei camion era stata caricata anche una moto dei carabinieri, il 13 dicembre a Bari, che secondo il racconto di Rosario Panebianco (all’epoca appuntato dell’Arma), sarebbe servita per gli spostamenti dei militari, la notte del 14 dicembre a Montescaglioso.
Una notte in cui le strade brulicavano di braccianti, contadini poveri, uomini e donne scesi in piazza per chiedere di liberare gli arrestati, colpevoli di avere dissodato le terre dei latifondisti. 
Dal mitra di Vittorio Conte, vicebrigadiere dei carabinieri originario di Cavallino in provincia di Lecce dove tuttora risiede la sua famiglia, partì un colpo che raggiunse il bracciante Giuseppe Novello ferendolo gravemente. Difficile il suo ricovero in ospedale a Matera dove Novello morirà alcuni giorni dopo. Rocco Scotellaro dedicherà una poesia al bracciante ucciso. 

È caduto Novello sulla strada all’alba,
a quel punto si domina la campagna,
a quell’ora si è padroni del tempo che viene,
il mondo è vicino da Chicago a qui
sulla montagna scagliosa
che pare una prua,
una vecchia prua emersa
che ha lungamente sfaldato le onde…

Da quella tragica notte sono trascorsi settant’anni. I protagonisti delle lotte sono quasi tutti morti, ma la storia non si cancella, anche se di quei tragici eventi non rimane traccia nella memoria collettiva. Eppure i dati ufficiali sembrano essere un bollettino di guerra con morti e feriti, dal Centro Italia alla Sicilia. Fa paura leggerli, giacché danno il senso della repressione, proprio all’indomani del fascismo e nella giovane democrazia nata dalle macerie della guerra. Un segnale allarmante da interpretare nel clima di oggi in cui tutto sembra possibile, a cominciare dai mutamenti repentini e dagli scenari improvvisi che si delineano.
Per ricordare il settantesimo dal dicembre del 1949 la CIA ha organizzato a Montescaglioso una iniziativa che vuole avere il carattere del ritorno sui fatti e della riscoperta di dell’enorme sacrificio di vite umane nel nome della terra. Al centro del dibattito il mio libro Morire di terra, Piero Lacaita editore. L’iniziativa è in programma a partire alle 16 di sabato 14 dicembre.
Protagonista dell’evento la parola d’ordine la terra ai contadini. Quella stessa terra che oggi si ribella e fa pagare all’uomo un prezzo altissimo in termini di sconvolgimenti e di catastrofi naturali. 

Migliaia di contadini impegnati nelle difficili lotte dell’epoca sono un esempio di amore per la natura e per il suo valore. Ma c’è stato chi li ha traditi, illudendoli e forse prendendosi finanche gioco di loro. Orribile constatazione.       

Nessun commento:

Posta un commento