Il VULTURE
Sarà un primo passo, tuttavia assai rilevante. L’inaugurazione del centro visite a Monticchio bagni, presenti il Sen. Gianni Rosa e numerosi esponenti della vita pubblica, apre la stagione del rinnovamento di tutta l’importante realtà, ridotta a una baraccopoli con il rischio del non ritorno. Anzi del peggioramento progressivo e inesorabile.
Ciò accade dopo lunghi e interminabili anni di contrasti, di dibattiti spesso inconcludenti, di estenuanti confronti sotto gli occhi sbalorditi di chi ha sempre ravvisato nel Vulture, e nell’area di Monticchio, un elemento di sicura valenza naturalistica, storica e paesaggistica dotata di caratteristiche addirittura ineguagliabili, anche sul treno della produttività di beni di pregio, vino, olio anzitutto.
Dal canto suo la Presidente del Parco naturale, Francesca Di Lucchio, si è sforzata in questi anni di far prevalere quantomeno delle logiche commisurate agli obiettivi di valorizzazione delle maggiori peculiarità: le aree circostanti i laghi, la foresta, la biodiversità.
Sul piano delle cose concrete il senso del Parco è quello del voltare pagina, rinnovando la “vetrina” e presentandola come un unicum, quale realmente è senza sforzi eccessivi nè manomissioni della realtà.
Fondamentale a questo punto il ruolo dei sindaci, ciascuno impegnato secondo precise esigenze e legittime argomentazioni. Nulla da eccepire, soprattutto alla luce dell’investimento, del tutto ragguardevole, dei venti milioni del PNRR, assegnati a Rionero alla base del progetto curato da Antonio Maroscia con la solita meticolosità e attenzione ai dettagli.
Monticchio è un importante banco di prova, ragiona Maroscia. Come si fa a dargli torto?
L’idea stessa della “zattera dei monaci” per solcare le acque del Lago Piccolo e viverlo, mi sembra del tutto innovativa.
Sicchè per Monticchio, e l’intero complesso del Vulture, il futuro è a due passi, anzi può dirsi già abbondantemente iniziato: molti segnali lo confermano autorevolmente. Si tratta di coglierli e metterli a frutto.