Moira Orfei |
Ore d’angoscia queste che precedono l’annunciato attacco dell’Iran a Israele dopo l’uccisione del capo di Hamas, Ismail Haniyeh. Paura e terrore ovunque, anche negli Stati Uniti che si sono detti estranei alla vicenda e all’oscuro di tutto.
Non è la prima volta, tuttavia, che l’Iran fa paura al mondo intero. Sul finire del mese di febbraio del 1978, Moira Orfei con il suo meraviglioso circo equestre, con tutto il personale, dovette abbandonare urgentemente quello stato in seguito a una forte e insopportabile pressione sugli artisti e su tutti gli addetti da parte dell’organizzazione islamica.
Il primo approdo, dopo la decisione di abbandonare l’Iran, fu la Basilicata dove Moira e la gente del circo furono accolti con molto slancio.
In una intervista al Giornale Radio RAI Moira Orfei raccontò in esclusiva la sua avventura e il terrore di finire schiacciata sotto il peso di norme e regole difficili da accettare. Un vero attentato alla sicurezza individuale, disse Moira, una specie di morsa per chi vuole lavorare facendo affidamento sulle sue libertà personali, anche nei rapporti con quelle popolazioni con le quali diventava difficile condividere qualunque scelta sul piano artistico, professionale, sul terreno dello spettacolo che, di per sé, rappresenta una manifestazione di libertà insostituibile.
Nel paese degli Ayatollah a distanza di tanti anni non è cambiato nulla in uno scacchiere percorso da tensioni e da conflitti destinati a susseguirsi, mentre la pace continua a essere un miraggio.
Temono gli Usa, teme l’umanità perché un attacco a Israele può innescare un conflitto la cui portata potrebbe non essere chiara nè definita. Israele, d’altro canto, non può giustificare in alcun modo la scelta di uccidere il capo politico di Hamas: non c’erano e non ci sono motivazioni plausibili poiché si tratta di una scelta dalle possibili conseguenze disastrose. Intanto il Ministero degli Esteri ha invitato gli italiani (sono alcune migliaia) ad abbandonare con urgenza l’Iran. Persone che lì hanno costruito la loro vita oggi si vedono costrette a fuggire per non fare più ritorno, con quasi certezza.
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