La proposta di Ursula solleva un polverone
La pace non ha prezzo. Invece ce l’ha, altro che: 800 miliardi per garantire la sicurezza internazionale dell’Unione e assicurare un clima imposto dal terrore delle armi.
“Se vuoi la pace prepara la guerra”, il motto sciagurato mai caduto in disuso e che trova ora concreta attuazione con il progetto di riarmo urgente indicato da Ursula von der Leyen, costi quel che costi.
Sorprende anzitutto il carattere di urgenza di questo “appello” ai paesi aderenti all’Unione. La burrasca nello studio ovale della Casa Bianca diffonde panico al punto da far temere per la sicurezza dei singoli membri? O piuttosto gli 800 miliardi sono una prova di forza da esibire a Trump e ai suoi fedelissimi?
Probabilmente entrambe queste ipotesi sono da ritenersi ragionevoli.
Una sfida mai messa in atto prima, con lo stesso tempismo e analoga preoccupazione di riuscire a non soccombere per Zelensky davanti agli scenari disegnati nell’ora dei colloqui burrascosi. Un confronto scontro di proporzioni enormi, duro, preoccupante, inatteso, ma soprattutto fuori da ogni convenzione e da qualunque logica.
Il mondo del terrore ha prevalso, dunque. “Stai giocando con la terza guerra mondiale” Trump a Zelensky nel bel mezzo della lite. Ma realisticamente quale ruolo ha il progetto di pace nella mente, nelle coscienze, nella vita di chi si trova a lanciare un messaggio tanto concreto quanto sconvolgente: la corsa al riarmo dell’Europa intesa come una necessità ineludibile. O la pace è soltanto subordinata al succedersi di eventi, imprevedibili e allarmanti? Se così fosse sarebbe un rimedio tampone il silenzio delle armi, destinato a indossare l’abito della fragilità e della provvisorietà, con tutto quanto ne deriva.
Una pace provvisoria è una pace fragile, infatti. Per non dire inesistente.
Preoccupa tra l’altro la mancanza di una riflessione sullo stato delle finanze dei singoli paesi e, per quanto riguarda l’Italia, del debito pubblico alle stelle. Nessun dibattito ma soltanto una proposta velocissima, senza alternative: fare presto, prestissimo il monito della von der Leyen.
Un’ondata di perplessità cresce di ora in ora e sembra essere destinata ad aprire la strada a un confronto con molte voci in campo. Ma soprattutto di grandissimo respiro, capace di far capire quale pace occorre, ora e in seguito.