L'interminabile catena di corrotti e corruttori
intervista a Ivan Russo
intervista a Ivan Russo
Galan in carcere a Milano. Cinquecento mila euro l'ammontare di una mazzetta per il Mose di Venezia. Ben più modesta, soltanto da tremila euro, quella che avrebbe percepito, secondo l'accusa, un funzionario della Regione Basilicata, finito agli arresti domiciliari. Anche in questo la forbice Nord Sud si avverte eccome.
Mazzette
e corruzione: è l'argomento di una intervista a Ivan Russo,
avvocato, esperto di diritto e dei problemi sociali, citato in molte
pubblicazioni di rilievo scientifico. Una sorta di Cesare Beccaria
del nostro tempo? Probabilmente si.
Russo,
perchè tutto questo? Perchè tangentopoli sembra non finire mai?
“Muovendo
dalla corruzione, ne individuo le ragioni anzitutto in un fattore.
storico:
noi italiani abbiamo una lunga scia che ci accompagna da millenni. Ci
sono stati i corrotti dell’antica Roma, quelli del Papato, dello
Stato liberale ecc. Il fenomeno è diventato dilagante con la
creazione delle Regioni, rivelatesi spesso un meccanismo fortemente
clientelare, almeno in certi casi..
Ricordo
che il compianto notaio Ricotti, un professionista noto nella Potenza
del dopoguerra, mi disse nel 1970: «Ivan, io sarò morto, ma tu
vedrai lo sfascio che creeranno questi scalliffi, con le Regioni!».
E così è stato.
Il
popolo italiano è composto di persone feroci e vili al contempo.
Non dimentichiamo che Leopardi, nella “Storia d’Italia”, ci
definì: «Il popolo più cinico di Europa». Ciò significa che la
nostra indole è portata all’egoismo sfrenato, è tesa a
primeggiare sugli altri mercé il potere e la ricchezza: donde la
tendenza a essere corrotti e a corrompere.
Evito
di ripercorrere le malefatte dei politici degli ani ‘60-‘90
(Andreotti, Craxi, ecc.). Parto dagli anni ’90, quando un manipolo
di magistrati, assetati di potere, fece credere al popolo italiano
che la magistratura sarebbe stata in grado, prendendo le redini del
Paese, di sistemare le cose: sì è vista la fine che abbiamo fatto!
E ciò, nonostante vere e proprie prevaricazioni dei Codici
perpetrate da Di Pietro, Borrelli, Caselli, Davigo, Colombo, ed altri
ancora: agivano da padreterni, senza che un solo uomo politico abbia
avuto il coraggio di far valere la legalità (una vera vergogna!).
Tutto ciò per dire che, se l’onestà, la linearità, la dignità
non sono assimilate e vissute, bensì considerate come beni da
affidare a magistrati, poliziotti e carabinieri perché li
salvaguardino, ecco che si finisce come siamo finiti noi, in un
degrado generale.
La
globalizzazione è un fenomeno sottovalutato. Il sogno era della
mondialità, e non della globalizzazione, nella quale siamo,
purtroppo, incappati. Ora, è di tutta evidenza che, più si allarga
il mercato, più si dilatano gli ambiti di azione, più cresce la
tentazione di giungere primi (pur al costo di pagare un prezzo
illegale), più la disonestà avanza in latitudine e longitudine.
Beffa
del destino: anche esso, secondo me, ha giocato un ruolo. La sfortuna
ha voluto che i nostri uomini politici fossero Occhetto, Berlusconi,
Prodi, D’Alema, Renzi, Monti, Letta, Fornero, Bersani, ecc.:
veramente un bella compagnia di inetti, di menefreghisti, di gente
che ha pensato e pensa soltanto al proprio ego. In questo turbinio di
ignoranza, sfortuna, inconcludenza, è fatale che ciascun cittadino
si sia sentito libero di fare tutto ciò che potesse al fine di
guadagnare quei vertici di potere e ricchezza di cui ho già detto:
di qui altra causa della corruzione.
Ulteriore
schiaffo ricevuto dal destino: il dover dipendere, in qualche modo,
dalla Germania.
Io
non sono un fatalista; e però provo ogni tanto, a tentare (il più
delle volte, vanamente) di capire che cosa ci può essere di arcano,
oltre le analisi che facciamo a mente fredda. Ebbene, è facile
ricordare che tutti, dico “proprio TUTTI” i rapporti che, nella
storia passata, vi sono stati con la Germania hanno finito con il
procurarci guai e dolori. Dalla calata dei Barbari al Risorgimento,
alle due guerre mondiali. E non solo!”
Finanche
la Guardia di Finanza nell'occhio del ciclone delle
tangenti.
“Quanto ai finanzieri, non conoscendoli personalmente, mi limito ad affermare che anche essi sono italiani. Certo, la divisa e il giuramento prestato avrebbero dovuto trattenerli dal commettere quegli abomini. E però, anche qui mi sovviene una massima di Lao Tse’: «La via del fare è l’essere!».
“Quanto ai finanzieri, non conoscendoli personalmente, mi limito ad affermare che anche essi sono italiani. Certo, la divisa e il giuramento prestato avrebbero dovuto trattenerli dal commettere quegli abomini. E però, anche qui mi sovviene una massima di Lao Tse’: «La via del fare è l’essere!».
Come
dire che, se si è deficitarii nell’essenza, nel modo di essere,
nell’interiorità, a poco valgono divise, giuramenti, parate,
saluti militari, visite agli ospedali e ai terremotati.”
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