sabato 2 agosto 2014

CORRUZIONE CHE DILAGA

L'interminabile catena di corrotti e corruttori  

intervista a Ivan Russo

                                   
                                  




Galan in carcere a Milano. Cinquecento mila euro l'ammontare di una mazzetta per il Mose di Venezia. Ben più modesta, soltanto da tremila euro, quella che avrebbe percepito, secondo l'accusa, un funzionario della Regione Basilicata, finito agli arresti domiciliari. Anche in questo la forbice Nord Sud si avverte eccome.
Mazzette e corruzione: è l'argomento di una intervista a Ivan Russo, avvocato, esperto di diritto e dei problemi sociali, citato in molte pubblicazioni di rilievo scientifico. Una sorta di Cesare Beccaria del nostro tempo? Probabilmente si.
Russo, perchè tutto questo? Perchè tangentopoli sembra non finire mai?
Muovendo dalla corruzione, ne individuo le ragioni anzitutto in un fattore.
storico: noi italiani abbiamo una lunga scia che ci accompagna da millenni. Ci sono stati i corrotti dell’antica Roma, quelli del Papato, dello Stato liberale ecc. Il fenomeno è diventato dilagante con la creazione delle Regioni, rivelatesi spesso un meccanismo fortemente clientelare, almeno in certi casi..
Ricordo che il compianto notaio Ricotti, un professionista noto nella Potenza del dopoguerra, mi disse nel 1970: «Ivan, io sarò morto, ma tu vedrai lo sfascio che creeranno questi scalliffi, con le Regioni!». E così è stato.
 Il popolo italiano è composto di persone feroci e vili al contempo. Non dimentichiamo che Leopardi, nella “Storia d’Italia”, ci definì: «Il popolo più cinico di Europa». Ciò significa che la nostra indole è portata all’egoismo sfrenato, è tesa a primeggiare sugli altri mercé il potere e la ricchezza: donde la tendenza a essere corrotti e a corrompere.
Evito di ripercorrere le malefatte dei politici degli ani ‘60-‘90 (Andreotti, Craxi, ecc.). Parto dagli anni ’90, quando un manipolo di magistrati, assetati di potere, fece credere al popolo italiano che la magistratura sarebbe stata in grado, prendendo le redini del Paese, di sistemare le cose: sì è vista la fine che abbiamo fatto! E ciò, nonostante vere e proprie prevaricazioni dei Codici perpetrate da Di Pietro, Borrelli, Caselli, Davigo, Colombo, ed altri ancora: agivano da padreterni, senza che un solo uomo politico abbia avuto il coraggio di far valere la legalità (una vera vergogna!). Tutto ciò per dire che, se l’onestà, la linearità, la dignità non sono assimilate e vissute, bensì considerate come beni da affidare a magistrati, poliziotti e carabinieri perché li salvaguardino, ecco che si finisce come siamo finiti noi, in un degrado generale.
La globalizzazione è un fenomeno sottovalutato. Il sogno era della mondialità, e non della globalizzazione, nella quale siamo, purtroppo, incappati. Ora, è di tutta evidenza che, più si allarga il mercato, più si dilatano gli ambiti di azione, più cresce la tentazione di giungere primi (pur al costo di pagare un prezzo illegale), più la disonestà avanza in latitudine e longitudine.
    Beffa del destino: anche esso, secondo me, ha giocato un ruolo. La sfortuna ha voluto che i nostri uomini politici fossero Occhetto, Berlusconi, Prodi, D’Alema, Renzi, Monti, Letta, Fornero, Bersani, ecc.: veramente un bella compagnia di inetti, di menefreghisti, di gente che ha pensato e pensa soltanto al proprio ego. In questo turbinio di ignoranza, sfortuna, inconcludenza, è fatale che ciascun cittadino si sia sentito libero di fare tutto ciò che potesse al fine di guadagnare quei vertici di potere e ricchezza di cui ho già detto: di qui altra causa della corruzione.
Ulteriore schiaffo ricevuto dal destino: il dover dipendere, in qualche modo, dalla Germania.
Io non sono un fatalista; e però provo ogni tanto, a tentare (il più delle volte, vanamente) di capire che cosa ci può essere di arcano, oltre le analisi che facciamo a mente fredda. Ebbene, è facile ricordare che tutti, dico “proprio TUTTI” i rapporti che, nella storia passata, vi sono stati con la Germania hanno finito con il procurarci guai e dolori. Dalla calata dei Barbari al Risorgimento, alle due guerre mondiali. E non solo!”
Finanche la Guardia di Finanza nell'occhio del ciclone delle tangenti.
“Quanto ai finanzieri, non conoscendoli personalmente, mi limito ad affermare che anche essi sono italiani. Certo, la divisa e il giuramento prestato avrebbero dovuto trattenerli dal commettere quegli abomini. E però, anche qui mi sovviene una massima di Lao Tse’: «La via del fare è l’essere!».
Come dire che, se si è deficitarii nell’essenza, nel modo di essere, nell’interiorità, a poco valgono divise, giuramenti, parate, saluti militari, visite agli ospedali e ai terremotati.”


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