lunedì 30 maggio 2016

BAMBINI DIMENTICATI


                                  
            Pietro Bartolo con la bimba di 9 mesi in braccio


Storie di bambini soli, in molti casi orfani che hanno perso i genitori nei tanti naufragi dei barconi. Questa bimba implora una briciola di umanità, un gesto di amore nei suoi confronti. 
Un'altra bambina di 11 anni, incinta, è sbarcata tra le migliaia di migranti che arrivano sulle coste italiane in questi giorni. È rimasta vittima di uno stupro di cui non si saprá mai nulla. È sola, senza genitori. La notizia diffusa dalle agenzie, a quanto pare, non ha suscitato alcuna reazione. 
Così come sembra essere stata cancellata dalla memoria collettiva la terribile avventura della bimba di 9 mesi (nella foto) che ha perso la madre durante la traversata a bordo di un barcone, inghiottito dalle onde prima dell'arrivo dei soccorritori, intervenuti con le navi della nostra Marina militare che sta compiendo un'opera umanitaria degna davvero di grande apprezzamento. La bimba è stata ripresa dalle televisioni di mezzo mondo tra le braccia di Pietro Bartolo, medico dell'isola, che l'ha accudita, non appena giunta a Lampedusa. Intanto si apprende che sono settemila i bambini giunti sulle nostre coste dall'inizio dell'anno, quasi tutti non accompagnati e privi di familiari. Cosa sará di loro?
Le notizie si accavallano: si apprende che diverse diecine  di minori sono annegati in uno dei tanti sbarchi di questi giorni. Non c'è tempo per diffondere  nuove informazioni sui naufraghi e giá altri eventi finiscono per aggiungersi alle cronache terribili di una tragedia alla quale c'è il rischio che ci si possa abituare considerandola un evento inevitabile, tipico del tempo in cui  viviamo e per giunta tale da non poter essere risolto.
Ma questo comportamento non riguarda soltanto l'opinione pubblica, quanto i vari paesi, soprattutto l'Europa e non solo l'Europa, disinteressati a una reale soluzione di un problema dalle proporzioni planetarie, segno dei grandi cambiamenti che non consentono di ritornare indietro o di porre rapidamente  rimedio. Ammesso che ci sia, allo stato delle cose, la possibilitá di mettere a punto idonee strategie dopo una lunga stagione di totale disinteresse per un fenomeno senza precedenti. 
Tra le organizzazioni che si occupano di minori, il GVS (il Gruppo Volontariato e Solidarietá) di Sant'Anna a Potenza è tra le più importanti, riconosciuta a livello internazionale. Non una parola spesa per mostrare la volontá di affrontare il nodo delle adozioni in questo terribile frangente in cui i bambini abbandonati sono davvero merce insignificante. Oggetti da sistemare in un modo o nell'altro. 
Il GVS si appresta intanto a celebrare l'annuale festa delle famiglie adottive, che richiama in Basilicata genitori e bimbi, ma anche capi di Stato e di governo dei paesi africani interessati al grave fenomeno delle migrazioni infinite.

giovedì 19 maggio 2016

IL PONTE DEL FUTURO

                       
 
          Sasso - Operazioni di posa dei cavi per il ponte tibetano


Quali scelte, quali innovazioni, quali strategie sono necessarie per far "prendere il volo" a un piccolo centro dell'Appennino, come Sasso di Castalda, a venti minuti da Potenza? Il sindaco della cittadina, minuscola ma bella fino all'incredibile, ha pensato subito a un ponte tibetano che riuscisse ad attrarre l'attenzione dei turisti mettendo in sesto un'economia che da silvopastorale si è trovata ad un tratto a fare i conti con una modernizzazione non facile. Tutt'altro.
Il ponte ha comportato finanziamenti, con adeguati flussi di denaro e un impegno a mettere in piedi anche l'aspetto della comunicazione, fino a ieri praticamente sconosciuta a Sasso dove l'illustre figlio, don Giuseppe De Luca, comunicava con i suoi amici con lettere e cartoline sperando che si potessero rendere promotori di quel passaparola per fare affluire gente in paese, disposta a lasciarsi catturare dalle sorgenti purissime di Fossa Cupa e dall'austeritá delle vette come il Pierfaone, il San Michele o l'Arioso.   
Un elicottero di una impresa campana, con una serie di manovre complicate, ha provveduto a stendere i cavi per completare l'ardua opera preliminare per il tibetano, la nuova creatura che Rocco Perrone, sindaco e medico, attende insieme ai suoi familiari e a tanti concittadini con grande ansia. 
Il cinque luglio sará un grande giorno, commentano entusiasti ma un po' increduli gli abitanti: la data, a quanto si sa, dovrebbe essere quella giusta per l'inaugurazione della formidabile struttura turistica che molti non riescono ancora a immaginare, alla quale si attribuisce la funzione di un cambiamento radicale nel modo di fare turismo, trekking d'alta quota, visite guidate. Ma anche nel modo di amare Sasso.
Il Palazzo De Luca diventerá un custode del passato. Gli altri edifici, come la dimora del conte Gabriele Gaetani D'Aragona, insigne economista, o palazzi d'epoca in cui hanno abitato varie personalitá saranno d'ora in poi, al cospetto del ponte, pura routine, non certo da disprezzare, mentre Sasso si appresta a fare dell'assistenza a giovani e anziani un altro capitolo della sua presenza nel Parco nazionale. Ma questo è davvero un altro capitolo. 
Sasso Castalda oggi, con il suo dinamismo, è la risposta al petrolio e ai problemi che le estrazioni di greggio comportano, mentre nel silenzio dei media avanza l'inchiesta della Procura potentina.
Il rombo dell'elicottero ha portato frattanto una ventata di aria nuova con un cielo di un azzurro marcato ma con nuvoloni grigi. Tanti visi all'insù, tutti in ogni caso compiaciuti. Molta attesa, mentre in un ristorante tipico del luogo l'accento piemontese delle maestranze ed il loro abbigliamento da montagna, inusuale da queste parti, erano il segno di qualcosa di  nuovo alle porte.
Entusiasta, come accennavo, Rocco Perrone. Un altro Rocco, di origini di Sasso, è Rocco Antony Petrone, noto in America alla Nasa.  
Insomma, un passato di tutto riguardo che il ponte cercherá di non far dimenticare. Anzi di richiamare alla memoria di tutti.

mercoledì 18 maggio 2016

COLLAZZO, IL GIUDICE CHE RIFIUTA GLI INVITI DELLA POLITICA




Un magistrato che non accetta un incarico, per giunta di prestigio e ben retribuito, fa notizia indubbiamente. 
Se questo magistrato è poi un lucano doc come Dino Collazzo con il suo bagaglio di esperienza, di vita politica e con la sua cultura la notizia diventa ancor più interessante e assolutamente da commentare in un momento in cui, peraltro, dei magistrati e della magistratura si parla più spesso del solito. 
Un giudice che non è disponibile a  uscire dalla magistratura, anche se temporaneamente, per occupare un ruolo di tutto rilievo qual è appunto l'incarico offertogli dal Presidente Pittella di assessore alle infrastrutture, all'ambiente e ai trasporti, per poi rientrarvi eventualmente, merita di essere pubblicamente apprezzato. Non solo. Ma fornisce lo spunto per capire le ragioni della scelta che vanno ricercate in quella equidistanza dal potere e in una forma di rispetto per il ruolo di chi per mestiere è chiamato a giudicare uomini e fatti.
Certo, Collazzo è ben consapevole della delicatezza del momento dominato da una inchiesta della magistratura sulle vicende del petrolio, una inchiesta senza molti precedenti e in ogni caso dai risvolti imprevedibili, allo stato delle cose. Ma è anche vero che, nel caso in cui avesse accettato, avrebbe potuto assumersi la responsabilitá di "governare" il petrolio dalla sua postazione di via Verrastro ben sapendo che altri sono i personaggi direttamente o indirettamente coinvolti nella vicenda con i vari gradi di responsabilitá. Non parlo soltanto delle persone inquisite o di chi è agli arresti. Ma di tutto lo scenario.
L'estraneità al potere del giudice Collazzo lo ripaga in questo caso in mille modi della mancata accettezione dell'incarico e, probabilmente, fa bene anche alla politica in sede locale e nazionale evitando quel miscuglio di competenze che non piace a gran parte della opinione pubblica. 
Il tema del ruolo dei magistrati in una stagione della politica così delicata e complessa è stato al centro della trasmissione di Radio Uno Rai, "Bianco e Nero" di oggi mercoledì 18 maggio, abilmente condotta da Giancarlo Loquenzi, per affrontare quello che è diventato uno dei nodi principali della vita del Paese: il diritto dei magistrati di esprimere liberamente la loro opinione, anche su argomenti della politica. Ma non solo. In definitiva la questione del momento riguarda piuttosto l'indipendenza del potere giudiziario e il suo peso specifico nella societá di oggi. La credibilità dei giudici, in definitiva. Nodo centrale, questo! 
Francamente Palamara e Ayala, intervistati da Loquenzi, hanno fornito una immagine correntizia, in cui funzioni e posti di comando appaiono in larga misura proporzionali all'influenza delle varie componenti o, per dir meglio, delle varie correnti. Il dialogo molto animato tra i due non è arrivato comunque a definire quello steccato proprio della piena autonomia del settore. Una specie di battibecco prima molto cortese, poi un tantino più ruvido che non ha modificato, ritengo, l'idea del giudice nell'immaginario collettivo e nella percezione della gente.
Per questo bene ha fatto Dino Collazzo a dimostrare il suo attaccamento al lavoro e allo specifico che gli è proprio. La sua decisione, in un frangente come quello attuale, diventa di respiro nazionale, superando in assoluto i limiti del localismo. 
Se un gesto del genere fosse stato fatto altrove, certo la grande stampa, dal Corriere in poi, ne avrebbe parlato. Purtroppo siamo in Basilicata! 

martedì 17 maggio 2016

IL BOSCO, SCENDONO IN CAMPO LE IMPRESE



                                                   
                  Uno dei cantieri della Rueping sul Pollino

Da sempre la grande e media imprenditoria, senza escludere la piccola, ha operato considerando il bosco come insostituibile elemento di interesse economico. Si sono moltiplicate negli anni le imprese boschive, soprattutto in Italia e ancor di più nel meridione, spesso con notevoli vantaggi che hanno consentito addirittura ai vari operatori di raggiungere elevati livelli di disponibilitá di capitali. Con riflessi positivi sulle situazioni personali. Intere famiglie hanno assistito a un cambiamento radicale della loro posizione economica.
A partire dai primi anni Quaranta la tedesca Rueping, un colosso internazionale nel settore, realizzò il più grande disboscamento mai attuato in Italia lungo le pendici del massiccio del Pollino, tra Calabria e Basilicata, all'epoca non ancora Parco nazionale storico del Sud.
Gli esiti furono devastanti per il bosco, quando l'unico obiettivo era il lavoro, in una situazione di miseria spesso generalizzata e senza paragoni. A Monte di Saracena, ma anche nel versante lucano, intere famiglie di boscaioli abitavano nelle casette di legno per lunghi mesi, anche nei rigidi inverni, impegnate nei lavori della societá tedesca.
Difatti, quando si parla di Rueping, la mente va a una operazione non solo di natura imprenditoriale, ma piuttosto socio economica che ha segnato la vita del complesso montuoso calabro lucano e delle sue popolazioni. 
L'editore Rubbettino se ne occupa in una pubblicazione che vedrá la luce tra breve: Storie di Parchi. E il sindaco di San Severino lucano, Franco Fiore, ritiene sia questa una occasione importante per affrontare i nodi sociali e culturali legati alla vita del Pollino. Ma non si ferma qui. Riscoprire i sentieri, le logiche imprenditoriali, i luoghi dei cantieri della Rueping è una operazione che deve vedere il Parco in prima linea, sostiene Fiore. Cultura e storia marciano insieme.
Oggi il bosco è un attrattore turistico, e insieme un punto di  approdo delle scelte politiche delle regioni. Il caso della Basilicata non va sottovalutato. Tra le righe del Piano di Sviluppo Rurale, l'assessore alle politiche agricole - Luca Braia - colloca quella che definisce una forestazione produttiva ed efficiente, in cui i temi della salvaguardia del suolo appaiono strettamente legati alle prospettive di lavoro e di espansione delle aree interne grazie alla presenza del bosco, senza escludere i temi di un turismo ecologico, della ricerca scientifica in sintonia con le università meridionali e l'attivitá imprenditoriale specifica. 
Il recente convegno sui sette anni dal terremoto dell'Aquila ha consentito a Gr Sistemi (un'azienda di Tito Scalo, a qualche chilometro da Potenza) di ripercorrere l'iter degli insediamenti in legno, più sicuri di vecchi e nuovi palazzi in cemento armato, in un'area così duramente esposta al rischio sismico.
"Creare una cultura del bosco" osserva convinto Egidio Gioscia, tecnico esperto nelle costruzioni in legno, principale protagonista di quel fermento che anima le aziende del settore nel loro rapporto con le regioni e il Governo nazionale.
"Occorre una regolamentazione unica della materia - prosegue - anche in vista dell'attuazione del piano di filiera del legno,  giá esistente da anni che spetta alle regioni attuare, in relazione al proprio specifico."
Insomma, il bosco offre concrete posaibilitá di crescita, di lavoro e di sviluppo. "Il futuro non sará il petrolio ma il bosco" conclude fiducioso Gioscia. E c'è motivo di credergli.
      

lunedì 16 maggio 2016

LE NUOVE FRONTIERE DI SVILUPPO BASILICATA


                          
                         Giampiero Maruggi

Si parla delle nuove direttici dello sviluppo nel Sud, in occasione del masterplan e del Piano sottoscritto da Renzi e Pittella recentemente a Matera. 
In questo ambito Sviluppo Basilicata  si candida a diventare non solo una finanziaria a pieno titolo, quanto la struttura capace di attrarre le imprese, di promuovere  investimenti, di dialogare con le banche e, in particolare, con la Banca d'Italia avendo alla base un proficuo rapporto con il mondo dell'imprenditoria. Cosa da non sottovalutare.
Partita dal nulla o, meglio, da una situazione di pressochè totale negativitá, ad un anno quasi dalla nomina di Giampiero Maruggi ad Amministratore unico, questa struttura mira a raggiungere traguardi forse fino a ieri insperati e comunque ambiziosi. Certo, il rapporto di fiducia con la Regione rappresenta uno dei cardini. Maruggi lo conferma: "Non è solo la ricapitalizzazione della società, interamente in mano pubblica, a rappresentare un punto di svolta, ma sono gli orizzonti verso i quali ci si muove con impegno e concretezza. Direi anche con molta fiducia per un verso nelle istituzioni, ma soprattutto nelle imprese lucane che hanno una capacita non piccola di guardare al mercato con serietá e coerenza. Più di quanto accade altrove."

Epppure la Basilicata ha dei record negativi. Uno anzitutto: la sofferenze che sembrano essere aumentate sensibilmente. Il che rappresenta un freno al credito all'imprenditoria.

"Certo le sofferenze bancarie sono cresciute addirittura di un trenta per cento. Ma non solo per colpa della nostra imprenditoria. Anche del mondo bancario che impone spesso condizioni non proprio accettabili a chi fa questo mestiere.
Colmare dei vuoti è una delle nostre ambizioni. Anzi una sfida. Vogliamo mettere al servizio dei vari operatori una struttura in grado non solo di erogare denaro, quanto di fare in modo che in questa regione si ritorni a investire."

Obiettivo non da nulla. Ma come vi state orientando? 

"Stiamo facendo un lavoro certosino e ininterrotto. Con vari contatti con gli enti territoriali, i comuni anzitutto, e poi cercando di mettere in campo le nostre risorse umane. Il nostro impegno. Battendo il territorio palmo per palmo e offrendo l'assistenza qualificata dei nostri esperti.
Importante che a credere in questa attivitá assai delicata sia soprattutto la Regione. Il Presidente Pittella ha valutato in senso positivo la mia proposta (era agli inizi solo una proposta) di far voltare pagina a Sviluppo Basilicata che in passato aveva accumulato perdite su perdite fino a rischiare la chiusura. Era da immaginare che si ponesse addirittura la parola fine a questa finanziaria con enormi disavanzi, dovuti peraltro al fatto che noi, direttamente, non produciamo introiti."

Quanto alla capitalizzazione, da dire che Sviluppo Basilicata dispone oggi di un plafond di sette milioni di euro, all'incirca.

"Infatti, questa scelta della Regione ci dá nuovo ossigeno. Non solo. Ci induce a procedere con una certa tranquillitá lungo il percorso tracciato un anno fa, quasi. Non si tratta soltanto di una nuova linfa, quanto di una capacitá di essere al passo con certi obiettivi, anche in un quadro nazionale." 

I tempi perchè si possa vedere un primo risultato concreto quali sono, avvocato Maruggi? 

"Siamo impegnati in questa fase di rilancio, tuttavia complessa. Credo che tutto il 2016 passerá per costruire la nuova finanziaria e poter fare un primo bilancio."  

giovedì 12 maggio 2016

I "PROBLEMI" DEL NUOVO UFFICIO DI PRESIDENZA




L'elezione di Franco Mollica a Presidente del Consiglio regionale della Basilicata e il rinnovato ufficio di Presidenza dell'assemblea si sono trovati subito a fare i conti con alcuni scenari di natura giudiziaria. Sono in corso, infatti, inchieste della magistratura che riguardano sia Mollica, sia i due vicepresidenti Paolo Castelluccio e Paolo Galante.
Sará utile chiarire al riguardo che lo scopo del  ragionamento alla base dell'articolo "Mollica Presidente" pubblicato su Fb e su questo blog, rimane quello di indicare l'efficienza della massima assemblea elettiva lucana come un elemento imprescindibile ai fini della vita politica, sociale, economica e culturale di una regione alle prese con mille problemi, legati prevalentemente allo sviluppo e al lavoro. 
Sicchè il turbine della polemica, esplosa in concomitanza con le nuove decisioni politiche, è apparsa subito estranea a una nuova, possibile stagione di rinnovamento del rapporto che deve legare l'assemblea alla vita reale. Il Consiglio regionale ai cittadini, ai giovani, agli emarginati, ai disoccupati.
Certo, Mollica si è mosso in questi anni con un palese rispetto del ruolo delle istituzioni e degli obiettivi da perseguire. Questo dato mi sembra inconfutabile. Per cui la sua elezione non può essere considerata al di fuori di un quadro di temi assolutamente concreti e pressanti.
Certo, qualora le indagini dovessero portare a sbocchi diversi, non per i soli Presidente e vice Presidenti, le conseguenze sarebbero da trarre indiscutibilmente e con tempestività.  Questo compito sarebbe affidato in primis alla politica e alla visione delle istituzioni, in una dinamica non certo estranea alla legalità e al tema eterno di mani pulite. 
In casi del genere contano poco o nulla le alchimie di partito e i calcoli di potere che, in epoche diverse, sará utile ricordarlo, avevano invece un peso totalizzante e una funzione di primo piano. In pratica decidevano tutto, lontano un miglio dagli sguardi della magistratura e delle forze dell'ordine chiamate a non occuparsi di questioni del genere. Quanti abusi sono stati consumati in epoche lontane a danno dei più deboli e dei meno protetti o, meglio, dei meno rappresentati politicamente? Ci sarebbe da fare addirittura un elenco interminabile. 
Oggi le cose sono cambiate. Speriamo in senso positivo, con risultati che non dovrebbero farsi attendere.    

mercoledì 11 maggio 2016

MOLLICA PRESIDENTE


                             
        Franco Mollica Presidente del Consiglio regionale Basilicata
                  
Per quanto giustificato dalla contrapposizione delle parti e dalla logica politica (il pluralismo e la rappresentatività, anzitutto), il livello di scontro determinato dal ricambio al vertice della Presidenza del Consiglio regionale della Basilicata non si spiega alla luce dei bisogni di un'intera comunità,  considerando peraltro le istanze legate al giorno per giorno del popolo lucano. All'esigenza di guardare avanti.
In definitiva non c'è motivo di considerare un abuso o una espropriazione il cambio della guardia al vertice della massima assemblea lucana se soltanto si riuscisse a valutare attentamente il ruolo del Consiglio e la sua capacitá di rappresentare un effettivo tratto di unione tra la Basilicata, il Governo del paese e l'Europa. 
Dal punto di vista giuridico e istituzionale l'assemblea di Via Verrastro ha una finalitá chiara e inequivocabile: non solo di rappresentare gli elettori, quanto di costituire un sicuro elemento di proposta e di controllo nel dibattito sull'economia e sugli orizzonti che si aprono per il domani di una terra estremamente fragile e, al tempo stesso, ricca di risorse. Direi stracolma di risorse, ma afflitta dalla piaga inguaribile della disoccupazione soprattutto giovanile.  
Sarebbe bene intendersi e intenderci su un dettaglio, non certo insignificante: qual è il ruolo specifico di ciascuno dei 21 consiglieri regionali di cui la Basilicata dispone? Quale la loro funzione?  Quale l'ambito specifico all'interno del quale si muovono? 
Domande alle quali urge dare una risposta, oggi ancor più che in passato. 
Quanto poi alla persona indicata per sostituire Piero Lacorazza, vale a dire Francesco Mollica, vanno fatte alcune considerazioni nel merito. Non certo per difendere la scelta, sará tuttavia il caso di osservare l'impegno, la competenza, la dedizione alla causa istituzionale da parte del neopresidente. Uomo che considero delle istituzioni e meno della politica, nel senso più ampio possibile. Non certo di una politica meramente speculativa o miseramente ridotta al ruolo marginale di stampella per appoggiare questo o quel candidato. 
La nuova presidenza del Consiglio regionale, in una Basilicata alle prese con mille problemi da affrontare, deve far riflettere. Occorre che il dibattito in assemblea, sottratto a esigenze di semplice routine, affronti i nodi dell'ambiente, del territorio e del lavoro che manca. Un onere non da poco per chi ha la responsabilità di organizzare i lavori del Consiglio e di renderli soprattutto confacenti a precisi obiettivi. 
In una terra in cui la magistratura riconosce seri e gravi problemi per l'ambiente, con profitti ingiustificati per l'Eni, non potrá non esserci una risposta efficace e puntuale da parte di quella istituzione che esprime il senso di una democrazia partecipata, ma non solo. Una democrazia che cerca risposte non più rinviabili in nome e per conto dei cittadini, ma non semplicemente in modo teorico. Tutt'altro. 
Per questo il consiglio regionale si propone oggi come un interlocutore attento e insostituibile delle istituzioni e, in particolar modo, dell'opinione pubblica con la quale dovrá interagire in senso concreto badando agli obiettivi da raggiungere e alle nuove mete da conquistare con impegno, ma soprattutto con una visione unitaria delle scelte da individuare.

domenica 8 maggio 2016

CASA SOLLIEVO, SESSANT'ANNI FA

                                  
            Il sessantesimo di Casa Sollievo (foto Uff. Stampa C.S.S.)


Un bellissimo mattino di quel maggio 1956: Casa Sollievo della Sofferenza, a San Giovanni Rotondo, diventava realtá concreta sotto gli occhi di tutti. Un dono di caritá, fede e amore per il prossimo che Padre Pio volle fare all'umanitá  lacerata dall'odio e distrutta dalle guerre.
Una folla di scienziati, medici, professori universitari, molti dei quali giunti anche dall'estero, fece da sfondo alla solenne celebrazione che servì a ringraziare il Signore Gesù Cristo per quell'opera nata dal nulla.  Ma immensa e grandiosa, piena di luce e di uno splendore senza paragoni. Quello splendore che si avverte camminando lungo i corridoi e vedendo impressa ovunque la santità del suo fondatore.
A San Giovanni non c'erano ancora le strade; il piccolo centro del Gargano sembrava essere quasi invisibile a chi lo cercava con lo sguardo mentre ci si avvicinava, nascosto dai boschi e dalle foreste che lo sovrastano ancora oggi. Foreste selvagge come San Francesco la aveva viste, in occasione della sua visita nella terra contesa da Satana e difesa da San Michele Arcangelo. 
Da quel momento il Sollievo della sofferenza umana divenne motivo di fede e autentica occasione per predicare ancora di più il Vangelo. Per lanciare agli uomini un messaggio di vera speranza e di caritá cristiana che non conosce limiti.
Sul piazzale di Casa Sollievo risuonano eterne, ancora oggi, le parole dell'umile figlio di Pietrelcina. Il Santo del nostro tempo.
Nessun ringraziamento ai potenti, nessun elogio alla politica, nè alle istituzioni. Ma un grande, enorme riconoscimento alla Divina Provvidenza che aveva reso possibile un'opera addirittura inimmaginabile dalle povere menti umane. 
"Signori e fratelli in Cristo, la Casa Sollievo della Sofferenza è al completo." E ancora: "Questa è la creatura che la Provvidenza, aiutata da voi, ha creato; ve la presento. Ammiratela e benedite insieme a me il Signore Iddio."
Un discorso di pochi minuti. Ma pieno di quell'apostolato che lo stesso Padre definisce  "di sollievo della sofferenza umana." Un apostolato destinato a proseguire nel tempo con i Gruppi di preghiera, momenti di divulgazione del pensiero di Padre Pio, e con la testimonianza di migliaia e migliaia di persone umili e di cervelli eletti. Un vero miracolo.
Impareggiabile, inoltre, la definizione dell'ospedale: "Luogo di preghiera e di scienza dove il genere umano si ritrovi in Cristo Crocifisso come un solo gregge con un solo pastore".
E poi, ad un tratto, con l'immancabile slancio proprio del temperamento del Padre, un incitamento. "Avanti in umiltá di spirito e col cuore in alto. Il Signore benedica chi ha lavorato e lavora e chi lavorerá per questa Casa e rimuneri a mille e mille doppi in questa vita tutti voi e le vostre famiglie, e con la gioia eterna nell'altra." 
Un tripudio di colori, di luci. Una gioia immensa accompagnò quel giorno il coronamento del pensiero di Padre Pio che vedeva nell'Ospedale la creatura voluta da Dio.
Non un centro di studio e di ricerca soltanto. Ma un grande ospedale in cui si riflette il cammino dell'umanitá verso la salvezza. Disegno strategico. Punto di riferimento per una preghiera destinata  ad arrivare alla  mente e al cuore di Dio Padre. 
Oggi Casa Sollievo è davvero un universo. Non solo le cure mediche ma gli ambienti, le corsie, le sale operatorie, i centri di ricerca, i letti dei pazienti sono un tutt'uno di quell'opera attraverso la quale Padre Pio continua a mostrare il suo vero volto di mediatore tra il Cristo Risorto e l'umanitá del nostro tempo.

martedì 3 maggio 2016

LA SCALATA AL 2019



Archiviata la visita del Presidente Renzi a Matera, ora si ritorna a guardare al 2019. Tappa obbligata, sia politicamente, sia soprattutto dal punto di vista degli scenari da disegnare, rapportandoli a un'unica esigenza: il valore internazionale della cittá e il salto di stile che l'attende. Non ci sono altre strade, nè differenti soluzioni. 
Il binomio scienza cultura è intanto un percorso obbligato. Giacchè in una situazione del genere non è la sola Basilicata a scendere in campo e a sentirsi rappresentata. Sarebbe un grave errore.  La partita, importante e complicata insieme, riguarda il paese e il Meridione in particolar modo. L'avventura di Matera coinvolge davvero tutti, questa volta. Non c'è petrolio che tenga, non valgono i distinguo, meno che mai i progetti di piccolo cabotaggio nè le contrapposizioni varie. Il fischio d'inizio della partita dovrebbe avere allertato  un po' tutti. Tutte le forze attive debbono scendere in campo e schierarsi senza temere assolutamente nulla. E tra le forze attive c'è l'Universitá della Basilicata, prima di ogni altra entitá. Prima di tutto. 
Il 2019 è un grandissimo banco di prova. Ne è consapevole Aurelia Sole, nella sua duplice veste di rettrice di un ateneo da rilanciare a tutti i costi e di presidente della Fondazione Matera 2019. Ne è consapevole Marcello Pittella, alla guida di una regione dalla quale dipendono molte delle possibilitá di una svolta per una parte del Paese reale fino a ieri colpevolizzata oltre ogni misura. E ritenuta responsabile di quell'assenza di iniziative che hanno pesato su tanta parte della vita di ciascuno dei soggetti che vivono nelle cittá piccole e grandi di un Sud, considerato inspiegabilmente amorfo e parassitario. 
A differenza delle altre volte, ora non si scherza. Il Presidente Pittella ha ben chiara l'entità della posta in gioco e la responsabilità che ne consegue.  Il suo discorso a Matera e, ancora di piú, il suo intervento nella conferenza stampa alla vigilia della visita di Renzi dimostrano la consapevolezza che la partita si gioca questa volta su un terreno ampio e quanto mai insidioso, per molti versi. Con mille avversari che Pittella definisce amici e nemici, dentro e fuori dal PD. Disseminati praticamente ovunque. 
Nemici che non sono i soli avversari interni o esterni alla formazione di cui il Governatore fa parte. Ma che sono probabilmente, anzi certamente, nelle cose del giorno per giorno a livello nazionale e non solo.
Ecco perchè Renzi ha scelto Matera. Se avesse optato per una visita a Potenza, capoluogo di regione, non sarebbe stata la stessa cosa. Per nulla. Il presidente si sarebbe caricato di una insipienza politica autolesionista e anacronistica, sotto ogni profilo, che non si può dire gli appartenga neppure in minima parte. 
La Rettrice dell'Ateneo si muove sul terreno della proiezione verso orizzonti nuovi e inediti della piccola, ma non insignificante, universitá di cui è alla guida. 
Lo stesso vale per il sindaco della città dei Sassi, definizione questa che comincia a non calzare più, data la portata di Matera oggi.
Insomma occorre una rivoluzione forse imprevedibile, dati gli scenari con i quali ci si misura. Una rivoluzione che sia tale davvero nel protagonismo, nella efficienza, nell'idea di Stato, fino a dovere apparire come una operazione di grandissimo respiro, addirittura senza precedenti nella Basilicata di ieri e in quella di oggi.