sabato 27 novembre 2021

SAN SAGO, UN'ALTRA BOMBA ECOLOGICA




                                                           

                                                             Il depuratore di san Sago 




Il depuratore fa paura. San Sago, una mina vagante situata in territorio di Tortora (Cs), minaccia ogni giorno non solo il fiume Noce, habitat di grande interesse naturalistico, quanto il mare Tirreno in cui il corso d’acqua si riversa e la stessa Maratea oltre a numerose località costiere.  

Legambiente d’intesa con i centri dell’alto Tirreno cosentino e della Basilicata, aveva organizzato per il 26 novembre una grande manifestazione di protesta rinviata a causa dell’allerta meteo diramata dalla Protezione civile locale e ripresa dalle due Regioni, Basilicata e Calabria. Bisognerà dunque scegliere un’altra data. 

San Sago è in ogni caso un mostro dalle proporzioni sconosciute, per molti versi. Un mistero ancora tutto da chiarire. Raccoglie liquami e sostanze chimiche provenienti da tutta Italia, dal Nord come dal Sud. Per questo la Procura di Paola l’ha posto sotto sequestro per indagare a fondo sulla sua vera natura, sulle responsabilità ancora tutte da mettere a fuoco.

C’è nelle popolazioni e negli operatori turistici comprensibile allarme. Un passa parola che ha il carattere di un impegno di grandi proporzioni: San Sago ed il Noce sono due realtà davvero a conoscenza di tutti, autorità e Regioni in prima linea. Biagio Salerno, Presidente del Consorzio degli operatori turistici  di Maratea, sottolinea un aspetto inquietante. Il fiume Noce non è un minuscolo corso d’acqua, ma fa sentire la sua presenza in un’area vastissima dal Golfo di Policastro fino a Scalea, in territorio calabro. Salerno fa notare l’impegno nel tempo di Legambiente Maratea, un presidio utilissimo per combattere il rischio di contaminazioni di aree molto vaste.

C’è attesa per l’incontro, previsto per il 6 dicembre a  Potenza tra sindaci, operatori turistici, organizzazioni ambientaliste con i vertici della Regione Basilicata, per scongiurare una gravissima ricaduta degli effetti del depuratore su un territorio di grande valore ambientale e paesaggistico. L’incontro è uno dei punti cardine nella difesa del Tirreno e di aree costiere in cui va crescendo la domanda di sviluppo compatibile con un turismo capace di rappresentare una risorsa da tutelare ad ogni costo. Anche a prezzo di una seconda Scanzano.    

  

lunedì 22 novembre 2021

23 NOVEMBRE E COVID: TERREMOTI A CONFRONTO



                         


Auto schiacciata dalle macerie a Potenza (foto R. De Rosa-riproduzione riservata)



Quarantuno anni fa quella tragica sera che segnò uno spartiacque nella vita di tutti. La terra tremò violentemente, ci sentimmo più fragili e indifesi. Le forze della natura ebbero il sopravvento. Macerie ovunque, mentre dalla Prefettura di Potenza il centralinista, verso l’una di notte, cercava ancora di rintracciare a Roma l’eccellenza Bianco, lo sentii ripetere senza sosta a lungo. Era il Prefetto con incarico per i disastri, giacché non esisteva ancora la Protezione civile. E poi Balvano, Pescopagano, Conza ecc. con le urla dei sepolti vivi. 

Lo sguardo di ciascuno, quella sera stessa o nei giorni successivi, si proiettò verso la ricostruzione, che apparve inevitabilmente come l’unica ancora di salvezza. Scattò subito una incredibile solidarietà,  da Nord a Sud, che riempì il cuore di gioia, nonostante le mille tragedie, personali e collettive, con al centro migliaia di persone impegnate a estrarre morti e feriti dalle macerie.

Quattro decenni sono trascorsi e un altro terremoto ha sconvolto l’umanità intera, questa volta. Il Covid, feroce più di una belva, continua a mietere vittime mentre ci si sente esposti a ogni sorta di rischio.

Frattanto in Europa montano le proteste contro il green pass, contro le vaccinazioni uniche armi di difesa di cui disponiamo per domare questa belva sempre in agguato da due anni ormai. 

Fa pena vedere tanta gente nelle piazze e nelle strade pronta a distruggere, a devastare: al primo colpo d’occhio si è portati a ritenere che chiedono lavoro e sicurezza. Poi, ascoltando bene TV e radio, si capisce che protestano contro ben altro. Incredibile, da non prendere pace.

Questo terremoto e più forte di quello del 23 novembre. Davanti agli occhi corrono le immagini dei camion militari carichi di bare e di tanta gente andata via senza il saluto e l’addio dei propri cari con le terapie intensive considerate inevitabilmente come luogo di morte, eppure sono anche quelle una mano tesa verso chi soffre senza molte speranze. 

Immagini terribili di un tempo presente.


                                              

sabato 20 novembre 2021

NON PIU' A DORSO DI MULO


               


Una galleria della variante di Brienza (foto R. De Rosa - riproduzione riservata)

             

Sembrano lontani anni luce i tempi in cui la Basilicata veniva raffigurata con l’immagine dei muli lungo le stradine impervie dei paesi piccoli o grandi e con quella delle donne eternamente vestite di nero. Molto è cambiato anche se questa terra del Sud, dalle mille risorse, stenta a competere con i colossi del centro e del nord. Un ostacolo insormontabile, ma non è detto. 

Intanto avanzano a passo veloce i lavori per la variante di Brienza, in provincia di Potenza, un’opera di dimensioni gigantesche, il senso del cambiamento in atto: consentirà un collegamento più veloce con la Salerno Reggio Calabria, l’autostrada del Mediterraneo, per merci e viaggiatori. Una mano tesa al turismo e all’economia del Sud. Fa ben sperare. Costo dell’opera intorno a cento milioni.

Il cantiere è enorme: per visitarlo almeno nei punti di maggiore interesse occorre del tempo. Nelle gallerie le maestranze si muovono con disinvoltura anche là dove il rischio non è impercettibile e la mente va al ruspista che ha perso la vita a marzo in una operazione di movimento terra. 

A quanto si sa ci sarà a breve anche il cambio della guardia nella direzione dei lavori: il testimone passa dalle mani di Francesca Marranchelli a quelle di Pasquale Stella Brienza, due ingegneri targati Anas. Gli chiedo quale sarà il suo compito. Vigilare per la piena attuazione del progetto esecutivo, mi risponde.

Insomma un cantiere simile a una città in cui ciascuno si adopera per portare a compimento i suoi incarichi con attenzione e serietà. Disinvoltura nel lavoro delle maestranze ma anche consapevolezza per tenere lontano qualunque errore, piccolo o grande che sia. 

Mentre la grande opera sembra essere lì lì per decollare, mi viene in mente il titolo del libro di Carlo Levi. Cristo si è fermato a Eboli. Un tempo tutto da cancellare? Assolutamente no. Soltanto l’invito per Regione e Governo a considerare i grandi del passato come gli artefici del futuro in atto. E’ fatto giorno di Rocco Scotellaro sicuramente un monito per tutti, il senso di una rinascita che nel secondo dopoguerra sembrava addirittura impossibile. 

  

                                  

  

                   Un viadotto sulla variante (foto De Rosa - riproduzione riservata)

mercoledì 10 novembre 2021

IN RICORDO DEI CADUTI



                                   

                                                          I Caduti di Kindu 


Sono trascorsi sessant’anni  da quel terribile pomeriggio quando a Kindu, nell’ex Congo Belga, furono trucidati i tredici avieri della 46esima brigata aerea di Pisa. Tra questi il potentino Nicola Stigliani.

Secondo una ricostruzione ufficiale dei fatti, i militari italiani, appena usciti dalla mensa dove avevano pranzato, furono scambiati per alleati degli oppressori, catturati da una folla inferocita di ribelli e portati in una località vicina al fiume Lualaba dove furono massacrati. Purtroppo non avevano con sé l’armamento previsto che era stato già sistemato tra i bagagli per l’imminente rientro in Italia.

L’uccisione dei tredici uomini suscitò vasta eco a livello internazionale: non è possibile morire quando si va in soccorso delle popolazioni, ha commentato il Gen. Latorre, comandante fino ad alcuni fa della base aerea di Pisa. 

Con una Santa Messa sarà ricordato oggi, 11 novembre,  il sacrificio degli aviatori italiani, alla presenza di autorità e dei familiari delle vittime. 

Ringrazio l’amico Nicola Catalano, già capo dell’Ufficio comando della base aerea di Pisa San Giusto, per avere ricordato quel tragico evento pubblicando una mia intervista televisiva al compianto Generale Latorre.

   


domenica 7 novembre 2021

NOVEMBRE, TEMPO DI CONVEGNI




Si discute di tutto e su tutto. Questo novembre alimenta il dibattito sui temi più diversi: Covid e No green pass sembrano essere all’ordine del giorno, ma anche il Quirinale diventa già questione di confronto politico animato che, presumibilmente, salirà di tono quando saremo in prossimità della successione a Mattarella. Dibattiti e convegni dominano la scena di radio e TV, non è un dato secondario.  

La UIL promuove in Basilicata una giornata di riflessione in piazza, a Potenza, il 10 novembre mercoledì, dal mattino fino al pomeriggio inoltrato dal titolo inconsueto: Uil tour 2021. Lo scopo è di ridisegnare l’Italia facendo partecipare la gente. E ciò in un momento in cui per un verso crescono a dismisura i punti di crisi e la povertà, e dall’altro la gente nell’ultima tornata elettorale ha mostrato disinteresse in crescita in rapporto alla politica in senso lato.

Frattanto, di grandi temi da affrontare nelle sedi giuste, in questa piccola regione del Sud ma dal peso straordinario, ce ne sono a bizzeffe. Aziende del potentino che hanno chiuso, Val Basento da rivitalizzare, ma come e con quali priorità? Questione giovani in attesa di risposte vere e poi, non ultima, la vicenda Stellantis che tiene con il fiato sospeso centinaia di famiglie, senza dire poi dell’eterna questione del deposito delle scorie nucleari in ordine alla quale si dovrà conoscere prima o poi la decisione del Governo.  

Molta carne in pentola, in effetti. Qualcuno obietterà che lo scopo del gran parlare e della convegnista è quello di ascoltare il punto di vista della gente per aiutare il sindacato a rappresentare gli interessi dei lavoratori nelle varie sedi.

D’accordo su tutto. Immaginiamo che la UIL o i sindacati, in generale, avessero voluto portare in piazza i lavoratori Stellantis per un grande momento di confronto sulla Fiat con riferimento agli obblighi della multinazionale verso la Basilicata. Pura ipotesi, ovvio. Credo che l’interesse della gente, giovani in prima linea, sarebbe stato molto forte, giustificato anche dal peso della posta in gioco. Non parliamo se si fosse trattato poi di scongiurare la minaccia del deposito di scorie. 

Bisogna convincersi che uno degli effetti della pandemia, non ancora alle spalle, è quello di far crescere a dismisura miriadi di elementi di discussione su tutto, quasi a rendere la società e le istituzioni protagoniste di uno sforzo tendente a capire ciò che accade e a fronteggiare l’irreparabile. A suggerire delle soluzioni.

Solo così si giustificano fiumi di parole e tante iniziative che in altri tempi non sarebbero balenate per la mente probabilmente a nessuno.  

giovedì 4 novembre 2021

RISCOPRIAMO IL VALORE DEI BOSCHI E DEI MONTI



                                


Il massiccio del Sirino 



Giornate difficili ma colme di attese, quelle che vanno dal G20 di Roma fino a Glasgow, e segnano inevitabilmente il nostro tempo, una stagione dominata da serissime preoccupazioni per il clima, per l’ambiente, per la vita. Tutto rinviato al 2050, forse, ma non ci si rende conto che un cambiamento di rotta appare indispensabile a partire da subito: Che ogni istante è prezioso mentre la Cina per tutta risposta incentiva l'estrazione del carbone.

Mi capita di rileggere un articolo di Angelo Nolè, oggi docente di Scienze forestali e ambientali all’Università della Basilicata, in cui risaltano mille aspetti legati al valore delle  montagne e dei boschi, anzitutto l’Appennino lucano ormai da tempo Parco nazionale. Ma non solo. 

L’articolo risale a diversi anni addietro e fu scritto per la Rivista Online del Parco che all’epoca era riuscita a raccogliere intorno alle sue proposte un interesse qualificato, non solo al Sud. 

“La vetta del Monte Papa merita una lunga sosta per ammirare la vastità del panorama a 360°, con uno sguardo su buona parte dell’Appennino meridionale, non solo Lucano, ma anche Campano e Calabro. Uno sguardo che abbraccia tre Parchi Nazionali (Parco dell’Appennino Lucano, del Cilento e del Pollino) e finisce nelle acque del Golfo di Policastro e del Mar Tirreno.” 

E’ il Sirino, il gigante del Sud, con le sue meraviglie, ma anche con la sua esposizione che consente un innevamento straordinario d’inverno quando le vette si vestono di bianco, quasi a volere esprimere il meglio di sé con un invito rivolto a escursionisti, appassionati dello sci alpinismo, a frequentare quei luoghi di una bellezza ineguagliabile dove la natura dà tutta sé stessa chiedendo all’uomo in cambio soltanto una briciola di rispetto per la sua fragilità.       

“La conca morenica più profonda che arriva a quota 1525 m ospita il lago Laudemio uno dei laghi di origine glaciale più a sud d’Europa. In quest’area i prati d’alta quota ospitano delle vere e proprie rarità botaniche rappresentate da specie endemiche come la Vicia serinica che vegeta a quote comprese tra i 1500 e i 1800 m e l’Astragalus sirinicus che si caratterizza per la capacità di colonizzare gli anfratti rocciosi calcarei a quote maggiori fino ai 2000 m. Il lago Laudemio ospita specie vegetali ripariali come il Potamogeton natane (lingua d’acqua) e la cannuccia palustre (Phragnities comunis) e specie anfibie come il Tritone italiano, il Tritone crestato, la Rana verde e la Rana dalmatica.” 

Un'offerta natura davvero preziosa, sottolinea Nolè, con dati, cifre, elementi che caratterizzano il suo ragionamento scientifico. Un articolo destinato a fare storia per quell’approccio legato all’interesse per la biodiversità dominante, alla alte quote delle montagne come lungo le valli. 

A proposito delle valli, che dire della Valle del Frido nel Parco nazionale del Pollino, dove i boschi d’alto fusto sembrano essere un vero baluardo innalzato dalla natura per difendere l’uomo dagli attacchi selvaggi di una modernizzazione senza limiti. 

Il senso della "scoperta" del prof. Nolè consiste appunto nell'essere riuscito ad additare alcune fondamentali risorse come un bene irrinunciabile, dal quale nessun popolo potrà mai prescindere. Un bene sul quale bisognerà richiamare l'attenzione di tutti, se si vuole una svolta davvero possibile dopo il G20 di Roma e dopo Glasgow.


                                   

                         

                                Pascoli d'alta quota

                                  


martedì 2 novembre 2021

GIUSTIZIA DA RIFORMARE, PERCHE'?



                            


Il Procuratore Francesco Curcio


“Se le leggi sono spesso incomprensibili, la Magistratura cosa può fare?” 

Il  capo della Procura di Potenza, Francesco Curcio, non ha dubbi: se il responso dei giudici a volte non è in linea con la logica delle sentenze o di alcune sentenze, spesso  dipende dalle leggi. 

In una intervista esclusiva al blog La collina dei ciliegi il Procuratore mette a nudo criticità e situazioni non facili per giungere finalmente alla riforma della Giustizia, da tempo sbandierata, considerata anzi un passaggio obbligato e una tappa da non mancare, dai vari governi che si sono succeduti in questi anni. Ma con risultati non esaltanti, in molti casi. 

Che dire poi della Cassazione che ha usato toni perentori (un eufemismo) per dire che il responso del primo e secondo grado di un giudizio a carico di un politico era assolutamente fuori luogo? La sentenza della suprema Corte suona anzi come un richiamo vigoroso, una sorta di reprimenda addirittura. Chi ha ragione? E soprattutto a chi prestare fede?

Dottor Curcio, perché ciclicamente ritorna il tema della Giustizia da riformare quasi come un debito della politica nei confronti dell’opinione pubblica? 


“La questione giustizia, purtroppo, è stata per anni, anzi per decenni, sempre sottovalutata dalla nostra classe politica. Lo dimostrano le risorse per l’apparato della Giustizia molto  spesso lesinate. Questo disinteresse viene meno nel momento in cui la Magistratura si occupa lei della politica nel momento in cui viene a scoprire una serie di illeciti, conosciuti come Tangentopoli, ascrivibili a soggetti politici che per finanziare la loro attività politica, o per mero interesse personale, ottenevano illeciti finanziamenti anche a scopo personale. A questo punto la questione Giustizia diventa d’interesse anche per la politica.”


C’è a suo giudizio un motivo ben preciso, una ragione che spinge a porre il tema della Giustizia in primo piano?


“Certo si ha la sensazione che la risposta politica sia stata per larga parte determinata dal fatto che la Magistratura andava a incidere sulle attività politiche e soprattutto sul profilo mediatico legato alle attività politiche.”   


Intanto è logico capire cosa ci sarebbe anzitutto da riformare. Le sembra?


“Assicurare una Giustizia garantista, ma soprattutto efficiente. Questo dovrebbe essere lo scopo. Si ha purtroppo la sensazione che la classe politica per certi periodi, secondo le circostanze, diventa supergarantista, a volte compromettendo l’efficienza della macchina giudiziaria. E’ chiaro che le garanzie debbono essere quelle necessarie a che l’imputato, l’indagato e le parti offese possano esplicare i loro diritti nel processo, ma complicare poi eccessivamente l’iter dei processi con tanti adempimenti incide sul processo stesso. 

Quando poi certa criminalità occupa le prime pagine dei giornali allora si interviene con proposte che vogliono essere particolarmente rigorose: questo è il ciclo tipico degli ultimi decenni che ha caratterizzato le riforme in materia giudiziaria.”


C’è poi l’ormai nota affermazione del Presidente Mattarella il quale il 15 ottobre, innun suo intervento, ha detto senza mezzi termini che alla Magistratura serve una rigenerazione etica e culturale.


“Questo è un monito del Presidente della Repubblica che mi trova assolutamente d’accordo. L’immagine della Magistratura può essere compromessa da alcuni casi eclatanti che hanno rilievo suoi mezzi d’informazione. Questo determina un appannamento dell’immagine. 

Poi c’è un problema complessivo che riguarda il modo con cui i magistrati hanno gestito l’autogoverno. Un modo che negli ultimi anni è stato sicuramente caratterizzato da degenerazioni nell’autogoverno, che è sacrosanto per garantire l’indipendenza  della Magistratura con i dovuti controlli, ovvio, come prevede la Costituzione. Certo le correnti hanno avuto un peso esasperato in decisioni che dovrebbero essere assolutamente tecniche e meritocratiche e mi riferisco in particolare allo sviluppo della carriera dei magistrati. Mattarella ha, dunque, perfettamente ragione.”


Nell’intervento del Capo dello Stato si fa strada un altro argomento, del tutto inusuale: la comprensibilità dell’azione giudiziaria. Qual è il significato di questa affermazione?


“La comprensibilità dell’azione giudiziaria è il prodotto delle leggi, leggi chiare o leggi non chiare. Leggi che attribuiscono eccessiva discrezionalità ai magistrati o leggi che ne attribuiscono troppo poca. E’ dunque necessario che le leggi siano poche e chiare, il che consentirebbe alla Magistratura di essere più compresnsibile. Se le leggi non sono chiare la Magistratura cosa può fare se non applicarle. Ovvio che il riferimento è all’opinione pubblica. Ci sono beninteso anche dei casi in cui il magistrato fa un cattivo uso della norma, il che può essere superato attraverso giudizi successivi di impugnazioni, di appelli, di ricorsi che consentono di correggere il tiro, per così dire.”


Perché, a suo parere, c’è differenza tra la verità processuale e la verità reale, come sostiene Giuseppe Losardo, oggi magistrato di Cassazione,


“E’ un’affermazione assolutamente condivisibile. La verità processuale deve tendere ad accertare la verità reale. Il processo serve ad accertare come sono andati i fatti, se non servisse a questo sarebbe meglio abolirlo. 

Questa è in concreto la funzione del processo. Poi ci sono dei casi in cui questa corrispondenza tra accadimenti reali e verità processuale non si realizza. Questi rientrano tra i sistemi di garanzia previsti dal procedimento.

Sono infinite, ad esempio le ragioni per cui una intercettazione, realizzata per avere delle prove, può essere dichiarata nulla.”


Mi consenta, una intercettazione può essere dichiarata nulla solo per seri e gravi motivi tecnici. Una incertezzazione è disposta dalla magistratura ed eseguita da organi abilitati a questo compito. Come si fa a dichiararla nulla? Non è certamente frutto di una banale improvvisazione da parte di sprovveduti. Le sembra?


“Se viene meno quella intercettazione per motivi tecnici e processuali la conseguenza sarà che la persona accusata, in base a questa intercettazione, sarà assolta. Ma l’assoluzione in questo caso non rispecchia la realtà.”


Non le sembra che in casi del genere ci si trova difronte a un paradosso?


“E’ un paradosso ma ha una sua funzione: poiché le intercettazioni sono un sistema intrusivo nella vita privata delle persone la legge richiede che siano fatte in certo modo e attraverso determinate procedure. Può succedere che per un fatto formale una intercettazione non sia utilizzabile. E quindi viene meno un pezzo di realtà. In certi casi c’è stato un intervento della Cassazione che ha rilevato la inadeguatezza delle motivazione, ad esempio, alla base di quella intercettazione. E’ un prezzo che va pagato, ci troviamo di fronte a delle garanzie che tendono a evitare un abuso di determinati strumenti investigativi.”

   


    


     

lunedì 1 novembre 2021

MILLE MILIARDI DI ALBERI PER SALVARE IL PIANETA


                               


 

Basteranno? Chissà! Un impegno mai visto prima d’ora, quello di piantare mille miliardi di alberi per evitare la tremenda catastrofe ambientale già annunciata anche in Italia, con l’alluvione in Sicilia dei giorni scorsi. 

Mille miliardi di alberi, ma in quanto tempo, nonostante le distruzioni in atto destinate a ripetersi ciclicamente. Un impegno straordinario che lascia positivamente allibiti, a patto che si realizzi. 

Hanno lasciato Roma i potenti della Terra, quelli che assistono come milioni di semplici cittadini ai disastri ambientali provocati dal surriscaldamento del pianeta per le tonnellate di CO2 immesse in atmosfera. 

Ora gli sguardi dell’umanità sono orientati sull’assemblea  di Glasgow dove Boris Johnson aprendo la Cop 26 pronuncia una frase lapidaria: “Sul clima bisogna agire adesso”. Si rendano conto i Paesi asiatici, la grande Cina, l’India e la Russia che stentano ad accettare la data del 2050 come tetto ultimo per attuare l’accordo sulla soglia di 1,5 gradi per quanto attiene al clima.

Sarebbe certo un grande sforzo se si cominciasse a piantare gli alberi già da domani, ma le speranze debbono avere un fondamento di concretezza altrimenti sono destinate a rivelarsi mere illusioni. Frasi buttate giù.

“Il grido della Terra e dei poveri” il monito di Papa Francesco che dà senso a queste giornate in cui il Pianeta si aggrappa alla speranza di un giorno migliore. 

Viviamo intanto già nell’incubo di un nuovo ciclone che si avvicina all’Italia, dopo l’uragano Apollo. La vita cambia, mentre il terrore dei grandi sconvolgimenti dimostra che la natura è in grado di reagire anche brutalmente e con il vigore  necessario. Ecco perché occorre agire adesso: il 2050 è lontanissimo.