mercoledì 28 aprile 2021

TRENT'ANNI DALL'INCORONAZIONE


                              




Trent’anni fa, esattamente il 28 aprile del 1991, Papa Giovanni Paolo II incoronava la Madonna del sacro Monte di Viggiano “Regina e Patrona della Basilicata”.

 Un evento che ebbe vastissima eco per il significato religioso, culturale e umano legato anche alla grandezza di San Giovanni Paolo.

Oggi la circostanza del trentesimo anniversario viene ricordata dal Rettore del Santuario di Viggiano, don Paolo D’Ambrosio, che fa riferimento al significato della incoronazione e alla personalità del grande Pontefice. 


giovedì 22 aprile 2021

MARIA DI LASCIO NUOVO PRESIDENTE DELLA COMUNITA' DEL PARCO



                                      

      
 
Transumanza sul Sirino (foto R. De Rosa - riproduzione riservata)




Dopo lunghissime trattative, durate quasi un anno,  il Parco nazionale Appennino lucano Val d’Agri lagonegrese ha il Consiglio direttivo e la nuova Presidente della Comunità del Parco, Maria Lascio, sindaca di Lagonegro.

Un risultato che segna quantomeno una svolta nel cammino tortuoso della giovane area protetta, che sin dall’inizio era proiettata verso una serie di traguardi di tutto rilievo. Tutela dell’ambiente dal dilagare delle trivelle, valorizzazione del territorio, una intensa opera di marketing e poi il problema del lavoro e del rapporto con le popolazioni, un vero banco di prova per i vari presidenti e commissari che si sono succeduti alla guida.

Oggi, tuttavia, non sembra che almeno le questioni di maggior peso siano state risolte. O almeno affrontate con successo. 

Difatti, il sindaco di Lauria, Angelo Lamboglia,  mostra non poco disappunto per l’assenza di adeguata rappresentatività dell’area Sud del Parco all’interno del Consiglio direttivo.

Non si tratta di ottenere una poltrona in più (ammesso che si possa parlare di poltrone) quanto di un peso maggiore nelle scelte e nelle decisioni da adottare.

Lamboglia punta tutte le carte sul complesso montuoso del Sirino Papa, un attrattore di indiscutibile valenza turistica, ambientale e paesaggistica per il Mezzogiorno. Una montagna in cui è racchiusa buona parte della storia di questo pezzo di Basilicata dove in tempi lontanissimi c’erano addirittura i popoli Sirini. 

Una montagna austera e struggente con le sue alte quote e le sorgenti che d’estate sono una risorsa per gli appassionati di trekking. 

Valorizzare il Sirino significa dunque aprire il futuro al Parco, creare le premesse per dare slancio a una realtà finora considerata del tutto marginale. 

Al di là di questo, si può dire che ora il parco dispone di una marcia in più per portare a conclusione il faticoso iter del Piano, indispensabile strumento di governo dell’area. Spetterà a Giuseppe Priore, Commissario in attesa di essere nominato Presidente, non lasciar cadere nel nulla questa nuova opportunità, da non sottovalutare per mille ragioni. Anzitutto per evitare che il Parco rimanga soltanto sulla carta e non produca gli effetti attesi sin dal lontano 1988 quando l’Appennino apparve nella Finanziaria, almeno come ipotesi. 

     

venerdì 9 aprile 2021

NULLA DI FATTO PER LA COMUNITA' DEL PARCO





La sede dell'Appennino lucano



Siamo ormai a un caso da manuale: un esempio, senza molti precedenti, di come si possa  mettere in ginocchio una opportunità proclamata a gran voce fino a ieri e considerata un’occasione da non perdere.

Salta anche l’ennesimo tentativo del Vice Presidente della Comunità del parco, Pandolfi, di costruire un’intesa tra i sindaci dei 29 comuni in grado di consentire l’elezione del nuovo Presidente dell’organo democratico, a un anno quasi dalle dimissioni di Cesare Marte. L’assemblea dell’8 aprile è saltata, nè si conosce ancora la data della nuova convocazione. 

Eppure la Comunità è l’essenza dell’area protetta, potremmo dire la sua ragion d’essere per una gestione in linea con l’esigenza di corrispondere all’indirizzo fornito dalla base, appunto i comuni che rientrano nel perimetro del Parco nazionale Appennino lucano, Val d’Agri Lagonegrese. 

Contrasti insanabili tra i sindaci, con la minaccia di Amedeo Cicala, primo cittadino di Viggiano, di uscire dal parco addirittura. Mentre Angelo Lamboglia, sindaco di Lauria, chiede un riconoscimento concreto per l’area Sud, all’interno degli organi rappresentativi, anzitutto il Consiglio direttivo.

Un parco senza pace, un’autentica incongruenza tra le mille crisi di sempre e l’importanza del patrimonio artistico, storico, culturale e paesaggistico dell’area a considerare le tante, incomprensibili vicissitudini occorse sin dall’inizio con la gestione di Mimmo Totaro, primo Commissario e primo Presidente che aveva invocato l’autorevolezza del suo ruolo per consentire all’Appennino di essere elemento di salvaguardia dell’ambiente e garanzia di uno sviluppo compatibile.

Tra mille contrasti, e altrettanti tentativi di composizione delle lotte tra protagonisti, non ci si rende conto della distanza che divide la struttura burocratica e l’intero apparato dell’Appennino dai bisogni reali delle popolazioni. Sviluppo possibile e lavoro soprattutto in tempi di Covid.

Un profondo enigma rimane inoltre il Piano del Parco, commissionato a una società di esperti del Centro Italia e non ancora completato. Ma regolarmente pagato.

Tanto per fare un raffronto. Una realtà come quella dell’Adamello Brenta ha il consenso pieno delle popolazioni, gestisce interessanti progetti di sviluppo per le aree rurali, compie ogni giorno passi da gigante. L’Appennino lucano è avvertito invece come un ostacolo insormontabile, un macigno sullo stomaco e nient’altro. Amara constatazione, purtroppo.

A questo punto inevitabilmente dovranno scendere in campo il nuovo Ministero della Transizione ecologica e la stessa Regione Basilicata per sottrarre l’area protetta tra le più interessanti del Mezzogiorno alle perenni dispute e all’incapacità di operare con determinazione un suo rilancio effettivo nell’interesse del territorio e della gente.