lunedì 17 ottobre 2022

LE MURA DI SANT'IPPOLITO TRA STORIA E LETTERATURA

                       

                  Le mura dell'Abbazia di Sant'Ippolito a Monticchio laghi

                          (foto R. De Rosa - riproduzione riservata)


Mura imponenti che parlano della storia secolare della prima abbazia costruita pietra su pietra a cavallo dell’anno Mille, ai piedi del Monte Vulture, in uno scenario da fiaba nel verde dei boschi che si riflettono nelle acque dei laghi di Monticchio. 

Un capolavoro, per nulla scalfito dal tempo, come sottolinea Antonio Cecere, storico ed esperto delle vicende monastiche di una realtà destinata a far parlare di sé, soprattutto ora mentre va definendosi l’interminabile vicenda del Parco regionale finita davanti al Tar della Basilicata, com’era del resto prevedibile dopo lunghi anni di incubazione.

Una testimonianza importante queste mura, costruite tra l’ottavo e l’undicesimo secolo, in pieno medioevo. 


 Lo storico Antonio Cecere (foto R. De Rosa - riproduzione riservata)

Dopo il rovinoso terremoto del 1456 che costò la vita a cinquanta monaci,  Sant’Ippolito conosce un periodo di declino ma continua a far parlare di sé, documenta rigorosamente Cecere, poiché la fama di questo luogo è legata anche all’intervento di alcune nobili famiglie milanesi che, ai tempi della prima stesura dei Promessi sposi, scendono in campo raggiungendo la Basilicata. E’ il caso dei de Leyva giunti ad Atella (la figlia di Antonino de Leyva era la monaca di Monza, suor Virginia Maria), dei Borromeo che porteranno a Milano il nucleo della importante biblioteca locale per fondare nella città lombarda la Biblioteca Ambrosiana. Di qui alcune ardite ricostruzioni, prima fra tutte quella che vorrebbe identificare il ramo del lago di Como, di manzoniana memoria, con i laghi di Monticchio. Ardite ma non troppo, sostiene il prof. Cecere, poiché nel capoluogo lombardo esisteva all’epoca un nucleo della famiglia della Tela originaria di Atella. Non solo. Ma ci sarebbe motivo di ritenere, secondo gli studiosi, che l’invocazione del Manzoni alla Vergine sia rivolta alla Madonna del Carmine,  Patrona della  zona dei laghi di Monticchio e venerata in Basilicata. 

Un intreccio di dati e notizie, giunti fino a noi, che si sviluppano nel tempo facendo capo, direttamente o indirettamente, alle mura di Sant’Ippolito, in cui storia, cultura e tradizioni diventano tutt’uno in un mix che ha dell’incredibile per il Vulture e per i lucani. 

Una marcia in più per il Parco che ha davanti a sé molti obiettivi, tutti di grande rilievo.  Oltretutto, valorizzare questa realtà è d’obbligo, sostiene Paolo Appiano, forestale per vocazione, se si vuol dare al Vulture il significato che merita in un’ottica diversa da quella finora prevalente: un luogo di svago o, peggio, area da picnic con folle di turisti a Pasquetta o Ferragosto. Un mordi e fuggi inqualificabile. Appello dunque rivolto alla Regione Basilicata, protagonista di primo piano di questa realtà che attende una svolta.       


                           


Le mura di Sant'Ippolito (foto R. De Rosa - riproduzione riservata)

      

venerdì 7 ottobre 2022

LA RIFORMA AGRARIA IERI E OGGI


                                     


                                                        Piergiorgio Quarto



40 morti, 60319 persone arrestate, 21093 condannate a 7293 anni di carcere. Questo il drammatico bilancio delle occupazioni delle terre e delle lotte degli anni Quaranta, in Italia, per ottenere una legge capace di superare il latifondo e dare la terra ai contadini. La legge arrivò il 21 ottobre del 1950 e andò sotto il nome di legge stralcio di riforma agraria. Grande conquista sul piano sociale, economico, produttivo dopo decenni di enormi sacrifici di braccianti e contadini.

Un traguardo importante, raggiunto  con il sangue, che nel corso degli anni e dei decenni successivi si è però completamente svuotato di contenuti: allo scadere dei settant’anni, nel 2020, nessuno si è ricordato di questo evento. Sembra strano ma è così. 

Recentemente l’intitolazione di una strada a Matera a Vincenza Castria, vedova del bracciante Giuseppe Novello ucciso dal piombo del vicebrigadiere Vittorio Conte, ha riportato in evidenza un capitolo tra i più significativi della storia dell’Italia unita. 

Oggi siamo al processo inverso. In Basilicata l’Alsia, l’Agenzia lucana di sviluppo e innovazione in agricoltura, sta procedendo alla dismissione dei beni della Riforma agraria, case, terreni coltivati e non, strutture ridotte a spelonche immonde come il caso di uno dei borghi più importanti, Taccone di Irsina, nel materano appunto. 

Se la memoria storica non può venir meno, è  importante che se ne parli. 

Piergiorgio Quarto, Consigliere della Regione Basilicata, è oggi tra le figure più in vista, in grado di parlare di ciò che accadde settantadue anni fa e della situazione del momento.

“Intanto bisogna mettere in risalto la ricchezza di quella legge. La Riforma agraria è uno dei pochi esempi in Italia della capacità della politica di distribuire la ricchezza. Una legge che mettendo al centro i bisogni primari della gente e del Paese Italia si occupasse della sussistenza della famiglia. Primum vivere, dice il latino. Anzitutto vivere.

Produrre ricchezza sul territorio, in effetti, era questa la parola d’ordine della legge stralcio. Furono espropriati ai latifondisti e alla Chiesa due milioni di ettari con una operazione di legittimità istituzionale, ettari distribuiti a dieci milioni di contadini perché potessero produrre direttamente con i propri mezzi e con la prospettiva di far lavorare qualcuno nella propria azienda. Ecco il valore della riforma agraria. 

Oggi cosa accade? La dismissione non è operazione facile. La legge che la disciplina si compone di molti articoli e contempla situazioni le più disparate.”


Ieri il Materano fu teatro delle occupazioni delle terre. Oggi le cose stanno in modo diverso dal passato. Ovvio.


“Da rilevare che oggi l’agricoltura è sicuramente più centrale rispetto agli ultimi quarant’anni. Non vi è dubbio. E’ ritornata a essere considerata dalla società un valore di tutti. Oggi si va recuperando quella identità dell’agricoltura che sembrava essere svanita negli anni Settanta - Ottanta. La colpa è di una industrializzazione esasperata che aveva messo da parte la qualità, ritornata centrale. 

L’agricoltore diventa in effetti garante del cibo, assicura la sostenibilità ambientale costruendo così la nuova frontiera dell’impresa in grado di di mettere al centro la produttività e livelli di qualità accettabili. Anzi elevati.”


Cosa accade oggi del Metapontino, a proposito di Basilicata del dopo 2019?


“Il Metapontino è il fiore all’occhiello di questa Basilicata, con i suoi ventimila ettari irrigui. Ha un peso assai rilevante. E’ una delle zone che assicura una opportunità lavorativa a oltre diecimila lavoratori con un indotto straordinario diffuso sul territorio. Rendiamoci conto che un’area come questa vale tre o quattro volte quanto può valere una grande industria.”


Parliamo del mercato o, meglio, dei mercati verso i quali ci si orienta fra anni.


“Siamo nel cuore del Mediterraneo con un grande mercato che dovremo cercare di sfruttare al meglio. La Basilicata fa parte del baricentro delle regioni del Sud in questa ottica. Non dimentichiamo gli apprezzamenti che i prodotti del Metapontino costantemente ricevono. In tal senso è necessario l’impegno del Governo.” 



                                   


 

mercoledì 5 ottobre 2022

L'ENTUSIASMO DEI GIOVANI PER LA NATURA

 


Spesso la volontà dei giovani, insieme a quel giusto desiderio di protagonismo, rappresenta una formidabile molla e finisce per scuotere anche gli adulti. Addirittura, e non esagero perché le cose stanno realmente così. 

Accade in tanti settori della vita di ogni giorno. Sicchè quell’entusiasmo costituisce forse più di un invito a non trascurare l’ambiente per decenni sfruttato, ignorato e preso a calci da abitudini di vita completamente ingiustificate. 

Così per far vivere il più importante Parco nazionale del Sud, il Pollino, lo sci Club di Terranova ha organizzato da tempo una gara interregionale di skiroll, giunta alla seconda edizione, disciplina relativamente nuova orientata verso lo sci di fondo che si pratica d’inverno nelle pianure d’alta quota della bellissima montagna calabro lucana imbiancate dalla neve. 

I giovani ed i giovanissimi, finanche i “cuccioli” hanno risposto senza esitazione all’invito di Giovanni Izzi, eccellente maestro di questa disciplina con alle spalle anni di impegno, quando ancora il parco nazionale era soltanto un’idea, forse per molti un miraggio, oggetto di interminabili discussioni.

Bellissimo vedere ragazze e ragazzi fare chilometri sotto il tiepido sole di questa domenica di ottobre per raggiungere il traguardo, rigorosamente scanditi dallo scrupolo dei cronometristi guidati da Saverio Zotta e sotto lo sguardo vigile dei carabinieri forestali. 

Ottima giornata in effetti che ha regalato la vittoria nel settore dei “cuccioli” a una ragazzina di prima media, Giorgia Chiarelli, impegnata in costanti allenamenti per settimane intere. 

La montagna prima di tutto, da salvaguardare, rilanciare e promuovere ai giusti livelli, dove la vita ha il senso delle abitudini vere e dove il carattere dei giovani e le loro sfide nascono da esigenze che non possono essere ignorate.

  



domenica 2 ottobre 2022

L'ENTUSIASMO DEI GIOVANI PER LA NATURA


                       





Spesso la volontà dei giovani, insieme a quel giusto desiderio di protagonismo, rappresenta una formidabile molla e finisce per scuotere anche gli adulti. Addirittura, e non esagero perché le cose stanno realmente così. 

Accade in tanti settori della vita di ogni giorno. Sicchè quell’entusiasmo costituisce forse più di un invito a non trascurare l’ambiente per decenni sfruttato, ignorato e preso a calci da abitudini di vita completamente ingiustificate. 

Così per far vivere il più importante Parco nazionale del Sud, il Pollino, lo sci Club di Terranova ha organizzato da tempo una gara interregionale di skiroll, giunta alla seconda edizione, disciplina relativamente nuova orientata verso lo sci di fondo che si pratica d’inverno nelle pianure d’alta quota della bellissima montagna calabro lucana imbiancate dalla neve. 

I giovani ed i giovanissimi, finanche i “cuccioli” hanno risposto senza esitazione all’invito di Giovanni Izzi, eccellente maestro di questa disciplina con alle spalle anni di impegno, quando ancora il parco nazionale era soltanto un’idea, forse per molti un miraggio, oggetto di interminabili discussioni.

Bellissimo vedere ragazze e ragazzi fare chilometri sotto il tiepido sole di questa domenica di ottobre per raggiungere il traguardo, rigorosamente scanditi dallo scrupolo dei cronometristi guidati da Saverio Zotta e sotto lo sguardo vigile dei carabinieri forestali. 

Ottima giornata in effetti che ha regalato la vittoria nel settore dei “cuccioli” a una ragazzina di prima media, Giorgia Chiarelli, impegnata in costanti allenamenti per settimane intere. 

La montagna prima di tutto, da salvaguardare, rilanciare e promuovere ai giusti livelli, dove la vita ha il senso delle abitudini vere e dove il carattere dei giovani e le loro sfide nascono da esigenze che non possono essere ignorate.