mercoledì 24 aprile 2024

"LA BASILICATA GRANDE QUANTO DUE CIRCOSCRIZIONI DI ROMA"









                          




Commenta Giorgio Zanchini, conduttore di Radio anch’io la trasmissione di Radio Uno Rai:  “con tutto il rispetto per la Basilicata ma è l’equivalente di due circoscrizioni di Roma”. 

Come dire irrilevante dal punto di vista della consistenza numerica. Una terra in cui il sovraffollamento non esiste dove però il progressivo e inarrestabile spopolamento rende la vita ogni giorno più complicata. In genere una casa che si svuota è una casa inospitale.

In una battuta Zanchini disegna l’immagine realistica di una regione in cui, appunto, lo spopolamento che dura da decenni ormai preclude molte possibilità di crescita, nonostante la grande disponibilità di risorse. Paesaggi da non immaginare presi d’assalto da un turismo internazionale altamente qualificato e poi tanti cervelli e un ottimo posto nella graduatoria della scienza e della tecnologia. Sulla Murgia materana esiste ad esempio uno dei Centri più importanti nel campo della Geodesia spaziale e dell’osservazione delle stelle. Ma stranamente non se ne parla. 

Scarsamente popolata non significa irrilevante, anche se la continua emorragia di persone e soprattutto di giovani contrasta con l’offerta natura e con tutti gli scenari esistenti. 

Senza volerlo Giorgio Zanchini indica il problema numero uno al nuovo governo di questa meravigliosa terra del Mezzogiorno, che l’Agenzia di Promozione territoriale si sforza di far conoscere in tutti i modi per fare del turismo uno dei comparti trainanti, capace di ribaltare vecchie e nuove situazioni di stallo.

La svolta per la Basilicata dipende in larga misura dall’uso delle risorse, sottolineano qualificati osservatori dello sviluppo e del quadro dell’economia. Ma dipende per buona parte anche dalla fiducia delle imprese e degli investitori che vorranno credere in questa realtà “grande quanto due circoscrizioni di Roma” ma determinata a non arrendersi.


sabato 6 aprile 2024

CICALA, IL RUOLO DI GARANZIA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA BASILICATA



Sulla facciata dell’edificio che ospita l’Assemblea del massimo ente territoriale, a Potenza,  campeggia la scritta a grandi lettere: CONSIGLIO REGIONALE DELLA BASILICATA. S’illumina a sera ed è leggibile praticamente da buona parte della città e dal suo hinterland. 

                                           



L’idea è stata del presidente Carmine Cicala, a voler rimarcare il rilievo del Consiglio e la sua caratteristica primaria di essere espressione di tutta la Comunità dei cittadini lucani, nessuno escluso, dal più ricco all’ultimo dei nullatenenti. Idea geniale, soprattutto.

In quelle lettere che compongono la scritta si riassume la presenza delle istituzioni nella vita quotidiana, con lo scopo di ridurre ed eliminare, se possibile, le distanze tra l’opinione pubblica e l’espressione diretta della realtà del territorio qual è appunto il Consiglio che i cittadini, sostiene Cicala in un lungo colloquio, conoscono e debbono poter conoscere sempre meglio.

Ottima idea, senz’altro nuova rispetto alla logica delle istituzioni chiuse in sé stesse e pronte ad aprirsi solo al cospetto del potere, restando come una torre d’avorio impenetrabile da chi non ha titoli per accedervi,  nè capacità politica per giustificare la sua presenza. 

Il colloquio con il Presidente Cicala si fa istante dopo istante ricco di spunti e capace di sollecitare mille curiosità. Una sorta di viaggio in un ambiente dai confini molto estesi che richiede attenzione e riguardo per le materie affrontate.  

Il tema clou della conversazione ruota intorno al ruolo di garanzia del Presidente, ma al tempo stesso dell’Assemblea. Una visione completa e lucida della dinamica dei rapporti politici, in cui si riflette l’essenza democratica di questa istituzione, un punto di forza della società che Carmine Cicala spera si rafforzi con le elezioni ormai alle porte. Intanto un percorso risulta ormai ampiamente tracciato per il futuro. Un futuro già presente che costituisce l’approdo concreto degli sforzi per costruire dibattito e consapevolezza. Senza escludere la possibilità di rifondare il nesso tra cittadini e l’universo della politica. Operazione non facile, tutt’altro.

     

giovedì 4 aprile 2024

MELFI, IL GELO DI TAVARES




                       




Dove è finito l’entusiasmo della prima ora, quando la Fiat a Melfi era apparsa a tutti come la manna dal cielo, e l’avvocato Agnelli telefonò a Emilio Colombo per dirgli: “abbiamo scelto voi perché siete brava gente”.

Ora tutto fa parte della preistoria del nostro tempo, irrimediabilmente. Al punto dove siamo arrivati, Carlos Tavares, ad del gruppo italo - francese, evita di sedere al primo dei tavoli tematici di Stellantis che riguardava appunto Melfi. Brutto segnale di netta sottovalutazione della fabbrica lucana in uno scenario internazionale, nonostante le rassicurazioni fornite al Governo secondo le quali “a Melfi il gruppo ha confermato l’intenzione di realizzare 5 modelli full electric.” A riferirlo è il Ministro Adolfo Urso.

C’è non solo in Basilicata un clima di  sconforto e di preoccupata attesa. 

Già sul finire dello scorso anno un sito francese aveva annunciato l’esclusione da Melfi del modello Opel Manta, un Suv coupé  elettrico che sarebbe dovuto rientrare tra i cinque modelli assegnati appunto alla fabbrica lucana. 

I sindacati parlano di un dialogo tra sordi, a proposito della totale assenza di risposte e del rischio che il 15 aprile, data in cui partirà la firma delle dimissioni dei lavoratori di tutti gli impianti, a San Nicola potranno essere ben oltre 600 i dipendenti che decideranno di andar via per non rimanere coinvolti nell’imprevedibile processo , fatto di fermate e di cassa integrazione, legato alle scelte della multinazionale.

Stellantis è un colosso, per giunta in mani francesi, che guarda all’Italia come alla periferia di una realtà, incapace di essere centrale e produttiva, anche a fronte del calo delle vendite stimato intorno all’11,9 per cento. Intanto 5,4 miliardi di euro sono destinati agli investimenti di Stellantis in Sud America, in tempi abbastanza ravvicinati. Un dato che si commenta da solo. 

Quale sarà nel medio lungo periodo il destino di san Nicola di Melfi? Una cattedrale in un deserto più o meno mascherato?