lunedì 4 maggio 2020

IL CASO BASENTINI


                         

L'ex capo del DAP, Francesco Basentini


Le dimissioni di Francesco Basentini da capo del DAP, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, continuano a essere avvolte da un alone di mistero dopo l’intervento a Non è l’Arena di Nino Di Matteo magistrato a Palermo, designato un istante prima di Basentini quale responsabile del dipartimento, incarico revocato dopo due giorni.  
Di Matteo pone una questione assai rilevante: perché il Pm di Potenza fu nominato al vertice del Dipartimento, nel momento stesso in cui il Ministro aveva appunto chiesto, nel mese di giugno 2018, la disponibilità allo stesso Di Matteo a reggere il delicatissimo settore? 
La telefonata nel corso della trasmissione di Giletti su la 7 lascia con il fiato sospeso. Il magistrato palermitano rende noto di essere stato prima contattato dal Ministro Bonafede due anni fa e poi scaricato improvvisamente dallo stesso rappresentante del Governo. Improvviso cambiamento di rotta? Intervento dall’alto sul Ministro?  All’epoca circolò finanche una voce secondo la quale una eventuale nomina di Di Matteo al DAP avrebbe incontrato una decisa opposizione da parte di personaggi di grosso calibro, tutti in carcere con il 41 bis.
Scenari raccapriccianti. Per di più all’epoca il dottor Basentini era impegnato, in qualità di Pubblico Ministero, in un processo importantissimo per disastro ambientale a carico dell’Eni in seguito alla fuoriuscita di greggio dai serbatoi del Centro olio in Val d’Agri. Un particolare tutt’altro che irrilevante, oggi ignorato dai più. Dovette abbandonare il processo, in cui aveva un ruolo di primo piano, e trasferirsi d’urgenza a Roma
Nella trasmissione di domenica è intervenuto il Ministro Bonafede dicendosi addirittura esterrefatto per le dichiarazioni del magistrato. Una bufala inventata da Di Matteo? Assolutamente no. Soltanto perché avrebbe ritenuto più adatto un altro incarico al magistrato siciliano, se questi avesse accettato. Tutto qui? Impossibile. 
Probabilmente non sapremo mai come stanno realmente le cose nella giungla dei contrasti, delle lotte interne ed esterne che caratterizzano il mondo dei magistrati e la corsa alle carriere, superpagate per giunta.
Altrettanto paradossale, in questo clima, immaginare che tutta la vicenda della scarcerazione di una quarantina di boss mafiosi, mandati ai domiciliari grazie al virus, sia stata gestita in proprio da Basentini, quasi si trattasse di una questione di poco conto. Un affare da nulla, quando poi in realtà era una scelta senza precedenti. Un fatto epocale.