sabato 6 aprile 2024

CICALA, IL RUOLO DI GARANZIA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA BASILICATA



Sulla facciata dell’edificio che ospita l’Assemblea del massimo ente territoriale, a Potenza,  campeggia la scritta a grandi lettere: CONSIGLIO REGIONALE DELLA BASILICATA. S’illumina a sera ed è leggibile praticamente da buona parte della città e dal suo hinterland. 

                                           



L’idea è stata del presidente Carmine Cicala, a voler rimarcare il rilievo del Consiglio e la sua caratteristica primaria di essere espressione di tutta la Comunità dei cittadini lucani, nessuno escluso, dal più ricco all’ultimo dei nullatenenti. Idea geniale, soprattutto.

In quelle lettere che compongono la scritta si riassume la presenza delle istituzioni nella vita quotidiana, con lo scopo di ridurre ed eliminare, se possibile, le distanze tra l’opinione pubblica e l’espressione diretta della realtà del territorio qual è appunto il Consiglio che i cittadini, sostiene Cicala in un lungo colloquio, conoscono e debbono poter conoscere sempre meglio.

Ottima idea, senz’altro nuova rispetto alla logica delle istituzioni chiuse in sé stesse e pronte ad aprirsi solo al cospetto del potere, restando come una torre d’avorio impenetrabile da chi non ha titoli per accedervi,  nè capacità politica per giustificare la sua presenza. 

Il colloquio con il Presidente Cicala si fa istante dopo istante ricco di spunti e capace di sollecitare mille curiosità. Una sorta di viaggio in un ambiente dai confini molto estesi che richiede attenzione e riguardo per le materie affrontate.  

Il tema clou della conversazione ruota intorno al ruolo di garanzia del Presidente, ma al tempo stesso dell’Assemblea. Una visione completa e lucida della dinamica dei rapporti politici, in cui si riflette l’essenza democratica di questa istituzione, un punto di forza della società che Carmine Cicala spera si rafforzi con le elezioni ormai alle porte. Intanto un percorso risulta ormai ampiamente tracciato per il futuro. Un futuro già presente che costituisce l’approdo concreto degli sforzi per costruire dibattito e consapevolezza. Senza escludere la possibilità di rifondare il nesso tra cittadini e l’universo della politica. Operazione non facile, tutt’altro.

     

giovedì 4 aprile 2024

MELFI, IL GELO DI TAVARES




                       




Dove è finito l’entusiasmo della prima ora, quando la Fiat a Melfi era apparsa a tutti come la manna dal cielo, e l’avvocato Agnelli telefonò a Emilio Colombo per dirgli: “abbiamo scelto voi perché siete brava gente”.

Ora tutto fa parte della preistoria del nostro tempo, irrimediabilmente. Al punto dove siamo arrivati, Carlos Tavares, ad del gruppo italo - francese, evita di sedere al primo dei tavoli tematici di Stellantis che riguardava appunto Melfi. Brutto segnale di netta sottovalutazione della fabbrica lucana in uno scenario internazionale, nonostante le rassicurazioni fornite al Governo secondo le quali “a Melfi il gruppo ha confermato l’intenzione di realizzare 5 modelli full electric.” A riferirlo è il Ministro Adolfo Urso.

C’è non solo in Basilicata un clima di  sconforto e di preoccupata attesa. 

Già sul finire dello scorso anno un sito francese aveva annunciato l’esclusione da Melfi del modello Opel Manta, un Suv coupé  elettrico che sarebbe dovuto rientrare tra i cinque modelli assegnati appunto alla fabbrica lucana. 

I sindacati parlano di un dialogo tra sordi, a proposito della totale assenza di risposte e del rischio che il 15 aprile, data in cui partirà la firma delle dimissioni dei lavoratori di tutti gli impianti, a San Nicola potranno essere ben oltre 600 i dipendenti che decideranno di andar via per non rimanere coinvolti nell’imprevedibile processo , fatto di fermate e di cassa integrazione, legato alle scelte della multinazionale.

Stellantis è un colosso, per giunta in mani francesi, che guarda all’Italia come alla periferia di una realtà, incapace di essere centrale e produttiva, anche a fronte del calo delle vendite stimato intorno all’11,9 per cento. Intanto 5,4 miliardi di euro sono destinati agli investimenti di Stellantis in Sud America, in tempi abbastanza ravvicinati. Un dato che si commenta da solo. 

Quale sarà nel medio lungo periodo il destino di san Nicola di Melfi? Una cattedrale in un deserto più o meno mascherato? 

    

venerdì 29 marzo 2024

LA PASQUA DEL VULTURE



                                 

                      La zingara del Venerdì Santo (Photo De Rosa )
   


Nel Vulture tutto sembra essere in piena sintonia con le cerimonie in ricordo della Passione di Cristo. Il clima, gli uomini, il susseguirsi delle vicende, lo spirito stesso delle iniziative e il modo con cui viene vissuto questo periodo pasquale rivelano una straordinaria tensione emotiva. E tanto altro ancora.

L’immagine della zingara e della zingarella di Barile, di qualche anno fa, riempie l’anima dell’attesa della resurrezione e fa vivere il mistero della fede al quale le popolazioni partecipano con slancio, nella certezza che il Golgota sia non solo la passione di Gesù ma qualcosa che direttamente coinvolge gli uomini. 

Appunto l’attesa della resurrezione, lo sguardo rivolto verso l’alto, l’atmosfera pesante della morte di Cristo preludono alla grande svolta. Al domani luminoso e pieno di mistero che fa tremare le vene e i polsi. 

Terra laboriosa e struggente il Vullture  con i suoi tramonti e le albe in cui mille segnali si dirigono verso le coscienze, per le quali la fede non è illusione, ma un vissuto reale, profondo, che instaura un rapporto vero con l’infinito. 

In questa dimensione il Parco regionale riveste un ruolo di primo piano che la Presidente, Francesca Di Lucchio, non manca di sottolineare nei suoi interventi. Fare della  stupenda realtà un mix di fede e natura, di amore per la vita e per gli uomini rappresenta un traguardo da raggiungere e conservare nella sua interezza. Un Parco non è un recinto con mille impedimenti e tanti vincoli. Al contrario è motivo di sviluppo. 

Visto in questa luce il Vulture con le sue cime e i suoi laghi di Monticchio non è una semplice area protetta. Per giunta lì prendono corpo, nel ricordo e nella dimensione dell’oggi, le paure degli anni della guerra fredda, con la zona Troposcatter, un’area militare sotto l’egida di Palermo, che rappresenta tuttora un punto di avvistamento e di difesa da eventuali attacchi da oriente.  


venerdì 22 marzo 2024

AVE AQUA, FONS VITAE, MORBIS INIMICA




Disegno di Vincenzo De Rosa per il Genio Civile


Salve acqua, fonte di vita, nemica delle malattie. Mai una frase più autorevole di questa è stata scritta su un progetto riguardante appunto  l’acquedotto capace di placare la sete eterna delle popolazioni del Metapontino. 

La foto riproduce il frontespizio del primo progetto dell’acquedotto dell'Agri che il Genio Civile della Basilicata curò con mesi di lavoro da parte dei tecnici e degli esperti, con una valutazione delle reali esigenze dei comuni attraversati dalla prima rete idrica lucana che iniziava da Paterno, in provincia di Potenza, fino a raggiungere Scanzano sulla costa jonica meridionale, nel territorio di Matera.

Ho lo fortuna di conservare l’originale del disegno che accompagnava il progetto (anno 1937) realizzato su lucido con inchiostro di china, scampato al terribile bombardamento del 9 settembre 1943. 

Un lavoro meticoloso e certosino, fatto con la passione nel cuore che sarebbe bene far conoscere ai progettisti di oggi, abituati a usare il computer tecnicamente molto più valido della mano umana, non vi è dubbio, ma certo spersonalizzante. 

In occasione della giornata dell’acqua desidero sottoporre alla sensibilità di Cosimo Latronico, responsabile dell’Ambiente per la Basilicata, questo progetto, definito un’opera d’arte da chi ha avuto modo di vederlo e apprezzarlo. Ancora oggi a Paterno e a Scanzano esistono le testimonianze di questo progetto dell’Agri, in evidente stato di abbandono, come purtroppo accade per tante testimonianze del passato.  

  

domenica 17 marzo 2024

L'INNOVAZIONE, PERCHE'? A COLLOQUIO CON CANIO SABIA

 


                         


Stellantis, dove l'innovazione crea problemi

Innovare equivale a cambiare, ma non nel senso di un cambiamento purché sia. Quanto in tema di modifiche strutturali, frutto di riflessione e di analisi dell’esistente: una sorta di apertura sul piano ideologico, verso una concretezza diversa per combattere errori vecchi e nuovi.

Innovare significa aprirsi a diversificazioni positive, in qualunque campo e ad ogni livello. Non è un caso se l’innovazione ha radici nel sapere scientifico, tutt’altro che statico, stagnante. Anzi particolarmente dinamico, in tutti i sensi. 

In un recente convegno, Canio  Sabia, Direttore generale del Dipartimento attività produttive della Basilicata, ha indicato l’innovazione come un nuovo metodo di lavoro, una più efficace possibilità di interagire rispetto alle problematiche esistenti, molte in attesa di risposte soprattutto in materia di sviluppo e di crescita del tessuto produttivo. 

“L’innovazione serve finanche ad abbattere alcuni pregiudizi di tipo culturale, legati ad esempio al momento della ricerca di nuove figure professionali, alla loro formazione. Sembra impossibile immaginare che spesso alla domanda da parte di settori specialistici delle aziende di nuova forza lavoro non possa corrispondere una precisa risposta in termini di concretezza, spesso perché non esistono le basi per un cambiamento di rotta idoneo. 

IL problema - prosegue Sabia - interessa la scuola, l’università. Ad ogni livello.”

D’accordo, ma c’è tuttavia alla base una questione  politica,  riguardante le scelte di fondo. Oltre a una questione morale legata alla disponibilità ad accettare mutamenti anche repentini. 

“Indubbiamente, questo accade a livello di scenari internazionali. Anche le tante crisi, destinate a moltiplicarsi di giorno in giorno, richiamano l’esigenza di porre alla base degli interventi il principio di una innovazione all’altezza della posta in gioco. E’ il caso di Stellantis con numerose aziende dell’indotto spesso “frenate” nel cammino verso una idonea riconversione in grado di tutelare anzitutto il lavoro e, di conseguenza, il destino di tante famiglie. Riconvertire corrisponde a una significativa diversificazione, un processo da agevolare in ogni modo per evitare i contraccolpi di una crisi destinata a protrarsi all’infinito.”

Ci sono le premesse perché questo accada?

“Si, senz’altro. Da un lato abbiamo il livello formativo, il livello tecnologico, le imprese, e tutti gli strumenti adeguati da parte del mondo politico e istituzionale. 

La tecnologia gioca un ruolo importante ma non è l’unica protagonista nel campo della innovazione. Sicchè c’è da attendersi una programmazione strategica orientata in tal senso. Non è poco, anzi potrebbe trattarsi di una sfida. E’ l’incontro tra i vari attori della vita produttiva, culturale e sociale a generare delle risposte. Ecco il senso di una innovazione altamente positiva.”     

 

martedì 12 marzo 2024

IL VULTURE VOLTA PAGINA



                              

                  Una delle cime del Vulture in primavera (foto De Rosa - riproduzione riservata )



Un percorso ad ostacoli. Solo così può essere definito il tormentato iter che ha caratterizzato finora l’attività della Presidente del Parco naturale regionale del Vulture, Francesca Di Lucchio,  a seguito di una serie di ricorsi tutti orientati in un’unica direzione: sostenere la presunta illegittimità della nomina e, di conseguenza, bloccare l’attività di gestione della più importante area protetta regionale. Importante per le sue risorse, la sua storia, il suo passato e il presente che fanno di questa realtà davvero un unicum, non solo per la Basilicata.

Lo sostiene autorevolmente il TAR, a seguito di vari ricorsi, rigettati perché ritenuti infondati dai magistrati del Tribunale amministrativo regionale della Basilicata. 

Ora, dunque, si volta pagina. Inizia il cammino verso  la  valorizzazione di questo territorio, purtroppo finora ignorato e considerato spesso soltanto area da pic nic da migliaia di turisti di Pasquetta e  Ferragosto, ma non solo, ridotto a un accumulo di tonnellate di rifiuti abbandonati in modo indecente ai bordi dei due laghi, una vera perla per l’intero Mezzogiorno, sfigurata fino all’incredibile.

Si aprono dunque nuovi orizzonti. Lo sostiene la Presidente Di Lucchio, finalmente legittimata a ricoprire questo ruolo. Certo, molto dipende dal grado di coesione dei sindaci dei centri dell’area e dall’interesse delle popolazioni. Un parco, qualunque esso sia, non può non avvalersi del contributo responsabile dei diretti protagonisti, partendo dalla convinzione che il Vulture è comunque un valore aggiunto di grande pregio da salvaguardare a tutti i costi in un ambito decisamente vasto.

Tra l’altro, mentre scrivo queste note apprendo di un importante obiettivo, vale a dire il rilancio del Premio letterario Giustino Fortunato sostenuto dal Circolo Sociale di Rionero e dall’Archeoclub. Anche questa una tappa essenziale nel percorso del Vulture che si accinge a vivere una stagione ricca d’interesse nella speranza di superare vecchie e nuove resistenze. Vecchi e nuovi ostacoli.          


domenica 3 marzo 2024

LA BICI, UN EVENTO



      

                          In bici nel bosco ( foto da Internet)



Dà un senso di serenità e di quiete l’immagine delle città dell’Emilia, ma non solo, percorse da moltitudini di ciclisti che si spostano da un capo all’altro senza bisogno di ricorrere all’auto o alla moto. Quasi uno spettacolo insolito che si ripete fino al punto da indicare la bici come possibile protagonista di un turismo ecocompatibile e in ogni caso rispettoso del clima.

Secondo Legambiente la Basilicata ha visto crescere di oltre 10 punti percentuali la sua vocazione cicloturistica, passando dal 7  al 17 per cento in termini di adesione a questa nuova forma di turismo, ispirato alla lotta agli inquinamenti e soprattutto al ricorso ai mezzi tradizionali. “Un settore dalle grandi opportunità” lo ha definito Michele Casino, responsabile delle attività produttive in Regione, intervenendo al Bike forum, promosso da Apt e Regione Basilicata. 

Intorno a questo comparto, praticamente nato dai piccoli numeri, si sta consolidando una imprenditoria disposta a investire e a credere nello sviluppo del settore, per buona parte autopropulsivo e sostenuto già da interventi cospicui. Si parla di 2 milioni di euro, finora.  

Tutto in effetti autorizza a ritenere che possa trattarsi di una svolta, anzitutto nel modo di intendere la mobilità, un tema del quale si ritorna a parlare quando piccoli e grandi centri sono invasi dallo smog e tanti temono per la salute dei propri figli, soprattutto bambini in età scolare ammalati di asma o di patologie respiratorie.

Il Bike forum apre una riflessione su argomenti  con i quali siamo costretti a misurarci ogni giorno. Non è poco.