giovedì 29 dicembre 2016

IL TEMPO CHE VERRÁ


                               
il palco di RAI UNO in Piazza Matteotti a Potenza (foto R. De Rosa)

Imponente, austero e al tempo stesso simile a un mostro che sembra impossessarsi di Potenza. Il palco dell'Anno che verra' di RAI UNO domina incontrastato la scena nella centralissima Piazza Mario Pagano. Si tratta non solo di un evento, quanto piuttosto di un simbolo di tempi che si annunciano a portata di mano ma che continuano a chiedere enormi sforzi e uno straordinario impegno per cambiare tutto, da cima a fondo. Per cambiare la vita, come scriveva Agnes Heller, filosofa ungherese.
Il Capodanno in tv non e' da intendere soltanto come uno spettacolo da godere a casa davanti alla televisione. Contiene piuttosto una forte domanda di un riconoscimento al Paese per una terra che oggi rappresenta qualcosa di piu' di un territorio come altri. Oltre alle grandi risorse naturali e alla storia, la Basilicata rappresenta oggi il senso di un contributo vero alla vita nazionale, con la bolletta energetica e non solo.
Di questo e' ben consapevole il Governatore Marcello Pittella, che ha voluto lo spettacolo di Capodanno Rai proprio nel cuore di Potenza, punto d'incrocio di tante culture e di tanti punti di vista, dai tempi dei romani a oggi, nella stessa piazza in cui hanno parlato anni fa i nomi altisonanti della politica: da Colombo, a Berlinguer, compresi Almirante e  altri personaggi incaricati di raccontare passato e futuro, e forse il presente di questo Mezogiorno assai problematico che attende ancora delle risposte.
Il grande palco e' una testimonianza e probabilmente il segnale di un traguardo raggiunto ma ancora da conquistare  in termini di risultati obiettivi. Li' e' tutta la Basilicata che non si e' fermata a Eboli ma che vuole proseguire con fiducia il cammino intrapreso con i grandi del meridionalismo di ieri, Nitti, Fortunato, ma anche con i rappresentanti del mondo della ricerca e dell'universita'. Quelli che da Matera scrutano le radiostelle e s'infastidiscono forse a sentir parlare dei sassi come unico stemma, emblematico, di una terra stanca di secoli e secoli di infame marginalita'.
Il sindaco De Luca non esita a parlare di cambiamenti radicali nella vita e nella mentalita' dei potentini, mentre Matera, alla vigilia di quel 2019, assiste  a battaglie politiche e a lotte che minano la sua stabilita' alle radici. Eppure la posta in gioco e' assai alta e la sfida da vincere, per quanto complessa, e' capace sin da ora di disegnare scenari non trascurabili. Una sfida da lanciare con impegno e convinzione, nella quale tuttavia occorre credere. Altrimenti è tempo perduto.
Dario De Luca, parla della rigenerazione del tessuto urbano per dare nuova vitalita' ai quartieri sia del centro storico che della periferia. Quasi un concetto filosofico, assunto ad asse portante di un cambiamento pronto per essere attuato. 
"Poi c'e' una rigenerazione di quartieri nuovi, oggi disordinati, per i quali facciamo leva anche su una collaborazione con l'Universita' della Basilicata: un  progetto ambizioso che consente di guardare oltre i limiti angusti di una vicenda locale."

Alla luce anche del terremoto del centro Italia l'antica vicenda Bucaletto ha assunto proporzioni rilevanti. La cronaca nazionale ha affrontato recentemente la questione della "cittadella" dei prefabbricati a Potenza, in piedi dal dopo 23 novembre del 1980. Baracche tuttora abitate. Uno scempio da cancellare.

"Certo, d'intesa con la Regione contiamo di porre mano non solo a un'opera di trasformazione dell'intera area abitativa, quanto alla realizzazione di insediamenti sicuri e dignitosi per chi vi abita con relative infrastrutture adeguate. Andare oltre la baraccopoli del 23 novembre ci sembra un obbligo morale, anzitutto."

Il 2019 dunque non e' solo Matera.

"Certo, il 2019 e' un appuntamento non per la sola Matera ma per l'intera Basilicata che dovra' imboccare strade nuove e compiere scelte adeguate. Le premesse ci sono tutte. Le nostre emergenze e quel bagaglio di storia, scienza e cultura di cui disponiamo dovranno corrispondere a una svolta, determinare cambiamenti reali. Senza considerare l'apporto dei nostri giovani per costruire una vita migliore, in cui il lavoro non sia una raritá.   
Il Capodanno di Rai Uno assolve indubbiamente a questa missione in modo assolutamente idoneo. Fa conoscere la nostra terra in vista del 2019 e non solo. Buon anno dunque ai lucani."

lunedì 26 dicembre 2016

GIAMPIERO MARUGGI: IL 2016 UN ANNO MOLTO INTENSO


                                  
Giampiero Maruggi, A.U. Sviluppo Basilicata


Una finanziaria, un motore di sviluppo? Una marcia in più per far decollare il mondo delle imprese? Tutto questo rappresenta Sviluppo Basilicata che nell'anno ormai alla conclusione  ha fatto significativi passi avanti, al punto da diventare interlocutore primario dei meccanismi dai quali dipende la crescita economica e il futuro del sistema produttivo, non limitato peraltro al territorio regionale. 
"Un anno molto intenso"  definisce questo 2016 Giampiero Maruggi, amministratore unico di SB, l'uomo che ha trasformato le perdite in altrettante peculiaritá. In che modo? 
Facendo appello alle sue risorse di manager, alla sua personale capacitá di far vivere un mondo vero, reale, ma fin troppo sommerso. Un mondo da inventare? 
"Assolutamente no" precisa Maruggi. Un mondo che può esistere, e anzi esiste, nella realtá delle start up lucane (720 nel solo 2016) capaci di apportare innovazione e un nuovo clima negli scenari produttivi della Basilicata.

Sul terreno del microcredito, a quanto pare, si gioca una partita che può rivelarsi decisiva.

Maruggi non esita a rispondere con chiarezza e una buona dose di entusiasmo, determinato dallo stato dell'arte e dall'impegno dell'intera compagine governativa regionale.

"Abbiamo finanziato aziende per un ammontare di oltre 15 milioni di euro. Ora guardiamo a un rifinanziamento per promuovere altre attivitá. Per aprire nuovi e interessanti scenari che sono convinto daranno forza alla nostra iniziativa su tutto il territorio regionale. Dai piccoli comuni, che continuiamo a contattare, alle città capoluogo."

Secondo quanto è dato sapere ci sarebbe anche il coinvolgimento di una personalitá di livello internazionale, l'ideatore del microcredito appunto in una operazione di ben ampio respiro..

"Si, si tratta di Muhammad Yunus, economista e banchiere bengalese, premio Nobel per la pace nel 2006, l'uomo che ha concesso i finanziamenti alle donne del Pakistan, per le loro attivitá imprenditoriali, cosa mai accaduta prima d'ora. 
D'intesa con il Presidente della Regione Basilicata , Pittella, crediamo di potere avviare un esperimento di microcredito sociale che favorisca la crescita delle piccole e medie imprese. Soprattutto quelle gestite dai giovani. Lo stesso prof. Yunus, collegato alla Fao e che conosce bene le nostre attivitá, si è detto favorevole a mettere a punto un percorso del genere qui da noi. Sarebbe un ottimo traguardo. Speriamo di avviarlo concretamente nel corso dell'anno ormai alle porte."  

domenica 18 dicembre 2016

PERCHÈ DEFINIRLI DISABILI?


                          
La premiazione di Marco (foto di Rocco De Rosa)


Marco è un ragazzo dawn: intelligente, spigliato, capace. Per giunta è un atleta che ha saputo posizionarsi tra i primi dieci  disabili in  una graduatoria nazionale in alcune discipline sportive. A Malta recentemente ha guadagnato un primo posto, meritatissimo. Il suo sogno è di arrivare al traguardo delle Olimpiadi con  la determinazione e l'impegno di cui è capace, seguito dal suo allenatore, Vincenzo Sonnessa, uno sportivo fratello, un tecnico di qualitá pronto a incitarlo ogni istante per utilizzare al meglio le sue doti fisiche, intellettuali, umane.
Marco in una sola serata ha collezionato premi e riconoscimenti, tutti meritati, grazie a una iniziativa davvero toccante del consigliere regionale della Basilicata, Aurelio Pace.
Il Garante lucano per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Giuliano, sottolinea a sua volta il valore di una figura del genere e lo addita ai giovani, abili e disabili, che si misurano con la vita. Marco gioisce, mettendo in luce le sue caratteristiche e il suo grande affetto per il padre, il suo vero amico che gli sta accanto con fede e slancio. Con indicibile amore. Questo sentimento spesso ignorato e sottovalutato che spinge ciascuno a sentirsi accanto agli altri. Ad un figlio sul traguardo della vita.
Pace fa più volte riferimento a questo bellissimo sentimento, nobile e impareggiabile e vede Marco in una luce tutta particolare: la luce degli uomini che viene dall'alto e non può avere altra spiegazione se non quella che ci riporta alla Creazione di un mondo migliore. 
Marco vive di questo, e non solo. Cittadino di un mondo che ci appartiene, questo ragazzo di Melfi è un monito per tutti, specie per chi decide, scrive le leggi, stabilisce gli aiuti. Per le  istituzioni chiamate a misurarsi con i problemi del quotidiano, specialmente poi se alla base di queste esigenze c'è una domanda di solidarietá, quella vera e non solo di facciata.   protagonista del tutto speciale che sa dimostrare la sua riconoscenza a chi lo stringe e sè con un bacio, una carezza, un incoraggiamento ad andare avanti. Piccolo grande Marco, sei un esempio di vita.  Questo è il premio migliore al quale tu puoi aspirare. Ti assicuro vale molto di più di una serie infinita di coppe e di medaglie che ti auguro di guadagnare sul tuo cammino di atleta e di ragazzo. Domani di uomo. 

giovedì 15 dicembre 2016

DURA PRESA DI POSIZIONE DEL PRESIDENTE DELL'APPENNINO TOTARO

Dopo il fumo nero di questi giorni in Val d'Agri

                           


"L'ennesimo incidente che si è verificato al Centro olio di Viggiano, con l'enorme fumata nera di qualche giorno fa, ha creato comprensibile allarme tra le  popolaIazioni della zona facendo ritenere che a nulla sono valse le misure di adeguamento e messa in sicurezza dell'intero impianto di raccolta del greggio della Val d'Agri. "
Durissima la presa di posizione del Presidente del Parco nazionale Appennino lucano val d'Agri lagonegrese, Domenico Totaro, che in una nota diffusa alla stampa sottolinea la portata dei rischi ai quali gli abitanti della zona, l'ambiente nel suo complesso e le produzioni agricole sono esposti in seguito al verificarsi di fiammate o di episodi come quello appunto recentissimo, quando una enorme colonna di fumo nero è fuoriuscita dal camino del Cova. Segno del malfunzionamento dell'impianto messo a punto nei mesi scorsi, in seguito all'inchiesta della magistratura potentina.   
"In forse, prosegueTotaro, non solo la qualitá dei prodotti di un'agricoltura di pregio dell'intera Val d'Agri, con una consolidata tradizione alle spalle quanto il turismo e la valenza stessa del Parco nazionale, l'unico nel Mezzogiorno a dover competere quotidianamente  con le estrazioni petrolifere e con una serie di fenomeni decisamente allarmanti." 
Gli eventi ultimi pongono un problema di fondo, anzi un interrogativo: è possibile la convivenza tra i progetti di massiccia estrazione del greggio in Val d'Agri e non solo, con una serie di attivitá umane che vanno dalle colture cerealicole all'ortofrutta in grado finora di conquistare mercati italiani ed esteri con ricadute sullo sviluppo ed i livelli di occupazione.
Il Presidente del Parco rivolge  un appello all'Eni. 
“Non possiamo più assistere inermi al verificarsi di questi ripetuti incidenti degli impianti petroliferi. L'ENI è una grande multinazionale che esporta tecnologia d'avanguardia nel mondo e pertanto deve assicurare a questo territorio, in cui opera da anni con notevoli vantaggi economici, lo stesso elevato livello di cura e di attenzione anche per l'ambiente, la salute, la natura e la biodiversità. Questo nostro patrimonio merita un'altissima attenzione da parte di tutte le istituzioni." 
L'attivitá estrattiva si è andata sviluppando anche all'interno del Parco stesso, poichè nel perimetro dell'area protetta sono in funzione almeno sette pozzi, autorizzati prima della perimetrazione definitiva. Il che sottolinea l'entitá di un pericolo contaminazione sempre in agguato, in assenza di un punto zero, vale a dire di un indispensabile elemento di raffronto tra la situazione di partenza e quella odierna.

domenica 11 dicembre 2016

SASSO APRE LE PORTE AL PARCO


                           
Sasso Castalda (Pz) Maestranze sul ponte tibetano - estate 2016  (foto di Rocco De Rosa) 


Il Parco nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri lagonegrese, l'unica area protetta davvero a tu per tu con il più grande giacimento di petrolio in terra ferma a livello europeo, segna diversi punti a suo favore, proprio mentre si discute della nuova legge quadro in questo complicato 2016 e il rapporto uomo natura diventa a tutti gli effetti di primaria importanza anche nell'immaginario della gente. L'immaginario collettivo, per intenderci.
Se uno dei temi dominanti del Parco è la cultura, compreso il suo bagaglio di storia, arte, archeologia e patrimonio naturale c'è da rimarcare la vocazione di alcuni centri a essere altrettante capitali storiche e letterarie, quanto scientifiche. Tra questi Sasso di Castalda, minuscolo villaggio di montagna tra Melandro e Val d'Agri, impegnato a fare del Parco una occasione irripetibile, in un rapporto di perfetta sintonia tra scienza e ambiente. 
Per Sasso il vero banco di prova (se vogliamo il traguardo) è la realizzazione   di un centro per la cura di patologie dovute al contatto con sostanze chimiche o con campi elettromagnetici. Secondo stime che risalgono ai mesi scorsi sarebbero in Italia non meno di 3 milioni le persone con questa particolare sensibilitá che si traduce in un rischio fisico e quindi in una malattia vera e propria. 
Uno scenario internazionale di tutto rilievo, questo, che vede impegnati in Italia personalitá di primissimo piano a cominciare dal prof. Ernesto Burgio, studioso di epigenetica e modificazioni ambientali con riflessi sul genoma. Uno dei nomi di spicco è anche il prof. Genovesi mentre a Londra opera Jean Monro. 
Mondi da esplorare e mettere a fuoco con risultati che per la Basilicata potrebbero rivelarsi di grande aiuto in una situazione, quella del petrolio, in cui il contatto delle emissioni con gli abitanti delle zone soggette alle estrazioni si rivela in molti casi allarmante. 
Il sindaco di Sasso, Rocco Perrone, è entusiasta di questa scelta che per ragioni logistiche e organizzative non potrá avere attuazione nel centro di Montagna, ai piedi del Pierfaone, ma dovrá essere dislocato altrove. Certo la partenitá dell'iniziativa spetterá a Sasso e non sará certo poca cosa se si dovesse decidere, regione in testa, di proseguire su questa strada.
Sasso di Castalda si misura con altri obiettivi, differenti ma non meno utili a pubblicizzare questa realtá su vasta scala. 
A partire dalla primavera prossima, annuncia Antonio Bruno capofila della societá che dovrá gestire gli impianti, saranno completi e funzionanti diversi ponti tibetani interconnessi tra loro nella parte rupestre di Sasso Castalda. Una sorta di originale itinerario aereo tra le bellezze della montagna. Consentiranno visite mozzafiato a centinaia, e forse migliaia, di visitatori amanti di vivere i paesaggi montani a quote insolite,  sospesi nel vuoto. Quel vuoto che sfiora le vette circostanti e ricorda il mitico passato con personalitá come don Giuseppe De Luca, il sacerdote di Sasso vissuto anche lui tra fede e natura. Non certo sospeso nel vuoto, ma calato in quella realtá del Sud che non apparteneva solo al meridione ma aveva piuttosto una valenza nazionale.  
Capitoli aperti, tuttavia, che valorizzano la funzione di una comunitá dinamica, guidata da chi intende il parco nazionale come una occasione irripetibile, da non lasciar cadere nel nulla e meno che mai da affidare al caso, specie poi se si tratta di varie opportunitá necessarie, anzi indispensabili, alla Basilicata del dopo petrolio. La terra del dopodomani quando si ritornerá a fare i conti con l'ambiente e la natura.
    

sabato 3 dicembre 2016

ANAS, DA FRANZESE AI GIORNI NOSTRI


                             
Tito Brienza (Basilicata) Si frantumano le strutture pericolanti del grande viadotto (foto Rocco De Rosa)
                        
"Uaglio' pigliate o' ssale" Ma che serve ingegne'? "Serve, serve..."
Sembra una battuta tratta da una commedia di Eduardo; in realta' e'  il dialogo  tra il potente capo compartimento ANAS della Basilicata, di qualche anno fa, l'ing. Michele Franzese, originario di Palma Campania, e le maestranze impegnate nei lavori  per aprire al traffico un viadotto e un tratto di strada, in prossimita' dello svincolo per Balvano, sul raccordo autostradale Potenza Sicignano, che rischio' il crollo se un cantoniere non avesse notato una crepa vistosa proprio su una delle strutture del ponte.
Con l'invito pressante a prendere il sale l'ing. Franzese (ora non piu' in Anas dopo un prestigioso incarico a Roma) intendeva superare, in modo scaramantico, tutti gli ostacoli per l'apertura al traffico della strada, cosa che avvenne con alcune ore di ritardo, un freddo mattino di dicembre.
Peraltro l'avvistamento della crepa da parte del cantoniere determino' la chiusura del tratto per lunghi anni e il conferimento dell'incarico di progettazione degli interventi e direzione dei lavori al prof. ing. Lasala, dell'Universita' della Basilicata,  nome famoso (naturalmente napoletano) e affermato professionista nel campo, con costi altissimi, ovvio. Come se l'ANAS non disponesse di tecnici e di specialisti nel campo di ottimo livello.
Mi chiedo per giunta se l'opera di un docente di una universita', nata per giunta con l'intento di prevenire e affrontare i problemi del territorio, non dovrebbe essere gratuita, trattandosi di un bene pubblico gestito da un'azienda pubblica. Non so quale sia l'opinione in materia della professoressa Aurelia Sole, anche lei ingegnere, e magnifica rettrice dell'Universita' della Basilicata. Spero sia d'accordo su questo. Certo non eravamo ancora in tempi di spending revue, per cui un fiume in piu' o uno in meno di denaro pubblico non rappresentava alcunche'.
La vicenda del viadotto sulla Potenza Sicignano e' una delle tante pagine buie della presenza dell'Anas in Basilicata, che ha confuso per anni i regi tratturi con le strade e autostrade lucane, oggi valorizzate dall'imperativo categorico di Renzi che giustamente, con il Governatore Pittella, pretende una Basilicata all'altezza di Matera 2019. Senza escludere il responsabile delle infrastrutture, Nicola Benedetto al quale va dato atto di un buon dinamismo, soprattutto nella veste di imprenditore materano. E anche per questo motivo ragionevolmente interessato al traguardo del 2019.
La storia di strade e viadotti ANAS e' punteggiata di disattenzioni, sottovalutazioni, scarsissimo interesse per l'efficienza di opere pubbliche dalle quali (ora ci si rende conto) dipende sul serio non solo l'economia, quanto la crescita del turismo in una regione, come ho detto altre volte, che non intende fermarsi a Eboli e nemmeno a Battipaglia o Salerno.
Non parliamo della Basentana, progettata nei lontanissimi anni Sessanta da un altro luminare il prof. ing. Tocchetti, anche lui napoletano, ridotta a una sorta di sentiero per giunta pericoloso ed esposto al rischio allagamenti. 
Ma venendo ai giorni nostri c'e' da notare l'assenza di manutenzione negli ultimi decenni. Cosa che ha seriamente compromesso uno tra i piu' importanti viadotti del Sud, che collega i tre mari, sulla Tito Brienza. Ora, sostengono fonti vicine all'Anas, siamo alla volata finale: il lunghissimo ponte sara' aperto al traffico, rimodernato e rimesso in sesto, esattamente alla vigilia delle prossime festivita' con una piccola coda per alcune rifiniture nel prossimo anno.
L'immagine in apertura del testo, realizzata nell'estate 2015, documenta la fase di frantumazione delle strutture di calcestruzzo, ormai decrepite, che avevano provocato uno spostamento di diversi centimetri del viadotto stesso. Anche qui si e' corso un rischio gravissimo e bisogna dare atto alle maestranze di avere condotto in porto, con grande capacita' ed enorme sacrificio, un lavoro di assoluta precisione e delicatezza in condizioni meteo spesso proibitive, sotto il sole rovente dei mesi estivi e con ghiaccio e pioggia d'inverno. L'ANAS naturalmente non fa cenno a tutto questo e si limita a dire, per bocca del suo presidente in carica, Gianni Vittorio Armani, che la manutenzione delle strade e' stata carente in Basilicata. Se non altro una dimostrazione di onesta' intelletuale.
Il Piano per la Basilicata e la sterzata imposta da Renzi ai criteri d'intervento sulla Salerno Reggio e sulle strade interne di questa regione stanno dando i risultati. L'impresa padovana, che ha appaltato i lavori, e' alle ultime battute sulla Tito Brienza  mentre il  vertice De Vincenti Pittella conferma gli impegni assunti dal Governo per una infrastrutturazione adeguata, in vista dell'appuntamento del 2019. Se siamo realmente ad una svolta lo diranno i fatti, con buona pace di tutti gli scaramantici della scuola di Michele Franzese.

sabato 26 novembre 2016

PITTELLA: BASILICATA TRA LE PRIME REGIONI IN ITALIA

                                           
           Marcello Pittella Governatore della Basilicata (foto. R. De Rosa)

Trentasei anni dal terremoto del 23 novembre: un cammino lungo e impervio. Spesso addirittura impossibile con migliaia di persone costrette a trovare lavoro altrove.
La  Basilicata di oggi lancia  tuttavia segnali importanti: non solo non si è fermata a Eboli, ma ottiene riconoscimenti significativi per la cultura, la scienza, il suo patrimonio umano,  la qualitá dei suoi progetti. La luciditá e la consapevolezza di tanti giovani. Questa regione è certamente, nel panorama del Mezzogiorno, la terra che ha registrato i maggiori cambiamenti e le più profonde trasformazioni grazie all'intelligenza, all'impegno e alle mille capacitá dei suoi abitanti.
La Basilicata di oggi è certamente capace di guardare avanti, prima di tutto con  fiducia in sè stessa, di controllare le ricadute delle estrazioni petrolifere sul territorio  e la salute con piena consapevolezza degli eventi. Ecco lo spartiacque tra passato e presente.
Quali sono gli orizzonti di chi la governa. E' un altro dei punti cardine di tutto il dibattito politico. Non solo politico, beninteso, ma  in seno alla societá  civile. 
Marcello Pittella riconosce l'impegno dei suoi predecessori per andare oltre il disastro di quel 23 novembre e guardare al futuro.
"Gli anni del dopo  terremoto sono stati vissuti con grande senso di responsabilita' sia da parte del governo nazionale sia da parte di quello regionale che ha tradotto i fondi disponibili e le dotazioni in sicurezza e in economie. Il mondo produttivo, quello delle professioni e dei liberi professionisti hanno risposto al bisogno di sicurezza che deriva dal ripetersi di situazioni cicliche alle quali purtroppo siamo esposti. Noi oggi siamo nelle condizioni di poter dire che gran parte del patrimonio privato e pubblico, all'epoca colpito, e' stato ricostruito in maniera idonea. Manca ancora un pezzo di strada da percorrere, ma riusciremo a completare il tutto, a cominciare dall'edilizia scolastica, assolutamente prioritaria, come va ripetendo il premier Renzi."

La Basilicata ha notevoli potenzialita' e non vuole arrendersi, in ogni caso, anche in presenza di momenti difficili e di circostanze che rischiavano di metterla in ginocchio.

"Questa terra ha una notevole capacita' di rigenerarsi, di adeguarsi alle circostanze. Di superare le tante crisi che minacciavano di metterla in ginocchio. 
La  Svimez promuove la Basilicata come migliore regione performante in Italia con un aumento del Pil del 5.5,  particolare che la dice tutta sulla capacita' di mettere in campo iniziative, di sviluppare l'economia. E' chiaro che non basta, ci sono ben altre sfide. Ad esempio e' il caso delle risorse che noi mettiamo a disposizione di un sistema paese, dalle quali attendiamo ricadute pisitive. 
Ci sono purtroppo tanti tentativi di demolire l'immagine delle cose che si stanno facendo, con molta demagogia. Ma non  ci sorprende tutto questo. Procediamo sulla nostra strada."

La visita del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in Basilicata e' da considerarsi un gesto importante del Governo che tra l'altro ha dato parere favorevole alla richiesta di nuove infrastruture e, soprattutto, della Matera Ferrandina per la quale c'e' un impegno dei parlamentari lucani e in particolar modo della senatrice Maria Antezza. E' utile ricordarlo.

"Indubbiamente si e' trattato di consolidare quella fiducia che gia' abbiamo. Cosa importante, in un tempo in cui tutto passa in un tritacarne impietoso. Recuperare un gap di fiducia e di credibilita' per le istituzioni e' importante, anzi essenziale. Un banco di prova a tutti gli effetti.
Noi stiamo cercando di spingere su alcuni settori chiave: innovazione tecnologica, ricerca, industria 4.0, e tutti gli strumenti che possono favorire nuova occupazione. C'e' poi il capitolo dell'agenda digitale, della formazione e della cultura,  non solo con Matera 2019, ma in modo esteso e direi totalizzante. Senza escludere la sanita' e l'assistenza alla persona, che caratterizza il nostro programma di governo: sono dei driver con cui proviamo ad agganciare il futuro. 
Non e' semplice, indubbiamente. Abbiamo incrementato di 12.500 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato la platea degli occupati, anche se tanto cammino c'e' ancora da fare. Ridurre la poverta' , un altro impegno da non trascurare affatto."



lunedì 21 novembre 2016

SENISE, CITTA' LABORATORIO


                       
Senise - la Collina Timponi oggi (foto R. De Rosa)
      

La frana della collina Timponi che trent'anni fa provoco' otto vittime a Senise, in Basilicata, ora assume tutto il rilievo di un evento destinato ad avere riflessi, non solo sulle comunita' locali, quanto in campo regionale se non addirittura in ambito ben piu' vasto. E ad assumere un peso scientifico tutt'altro che irrilevante.
Il convegno organizzato a Senise, per iniziativa della locale amministrazione comunale e del CNR, con il sostegno della Regione stessa,  rappresenta un punto fermo per andare oltre l'evento, in modo da considerare i grandi sconvolgimenti  dell'ambiente come un dato di partenza per mettere in moto nuovi meccanismi di protezione e sviluppo urbanistico, di crescita economica. La stabilita' dei centri urbani coincide, non a caso, con la crescita. Quando non esiste, l'assenza di sicurezza finisce per essere un enorme impedimento e finanche un rischio.
Il convegno non va inteso, dunque, come un semplice ritorno sull'argomento frana, trent'anni dopo, ma e' da considerarsi una proposta perche' scienza e scelte politiche possano incontrarsi e rappresentare un tutt'uno.
Data la straordinaria portata dell'evento di quel 26 luglio e le sue conseguenze catastrofiche, la Collina Timponi, oggi consolidata, e' un dato di fatto perche' Senise possa essere a tutti gli effetti una citta' laboratorio, un punto di analisi e osservazione scientifica delle frane e di tutto cio' che attiene al discorso sulla stabilita' dei luoghi, anche in caso di enormi calamita' naturali quali i terremoti che continuano a investire il Centro Sud dell'Italia: questa riflessione cade nell'anniversario del 23 novembre,  del sisma dell'Irpinia e della Basilicata, di cui abbiamo tutti ben presente il ricordo, quelli che c'erano e quelli che soltanto ne hanno sentito parlare.
Si puo' vivere in questo Paese, mi chiedo, con il terrore che le forze della natura possano cancellare da un momento all'altro tutto, uomini e cose, senza risparmiare davvero nulla? Certamente no. 
Sicche' una realta' come Senise puo' aspirare a pieno titolo a diventare un  centro di monitoraggio e di riferimento nel quadro di un'azione di ampio respiro per il controllo, d'intesa con altre realta', del grado di consolidamento degli abitati. Un'opera davvero ciclopica che fu indicata come l'unica soluzione possibile nel dopo terremoto e nella ricostruzione successiva al sisma dell'80.
Anche perche' questa terra, cosi' duramente provata dalla frana del 1986, e' stata al centro dell'attivita' di universita' e singoli ricercatori a lungo impegnati sul tema della enorme voragine e delle conseguenze proiettate nel futuro. 
Una svolta del genere andrebbe oltretutto a valorizzare il lavoro del sindaco Castronuovo e della sua amministrazione, impegnata da tempo sul versante della sicurezza dell'abitato per un'adeguata sistemazione del territorio intesa come uno sbocco di cio' che accadde trenta anni fa.  

sabato 19 novembre 2016

IL SOGNO DI MATTEO RENZI

                                                               
Matteo Renzi a Potenza (foto R. De Rosa)
                       
Poco più di quarant'anni suonati. Un bel bagaglio di conoscenze e soprattutto una voglia di fare, con una sterminata fiducia nel cambiamento. Quasi con un senso hegeliano della vita,  Matteo Renzi identifica il prossimo referendum costituzionale con la sua stessa attitudine al rinnovamento della vita politica italiana. Davvero stagnante in tutti i sensi. Non gli si puo' dare torto, almeno su questo punto.
A chi persegue l'obiettivo di cambiare, rinnovare, modificare non e' possibile chiudere le porte in faccia, qualunque sia il punto di vista di ciascuno. Opporsi al rinnovamento e' come opporsi ad adeguare il sistema politico al tempo in cui viviamo.  Sacrosante riflessioni. Sembra di vivere il concetto dell'essere di Parmenide,un essere inevitabilmente soggetto ai mutamenti imposti dal presente.
Su questo Matteo Renzi ha fondato la sua visita alla Basilicata, terra del petrolio, dell'accoglienza (come la definisce Marcello Pittella), luogo di grandi tradizioni con un bagaglio di storia non comune: Orazio, la Magna Grecia, i grandi pesaggi, la vocazione a non lasciarsi catturare da logiche minute e da piccole operazioni di potere. Certo, molta strada c'e' da percorrere e non tutto il cammino e' agevole, come dimoistrano i fatti.
A Potenza, il Presidente del Consiglio e' stato accolto dalla folla delle occasioni irripetibili, con la quale ha preferito dialogare, a tu per tu con la gente, nonostante le contestazioni di grillini e non grillini nella piazza del teatro don Bosco.
Perche' in tutti questi decenni nessuno ha messo mano alla riforma della Carta Costituzionale? Perche' il tempo e' passato nel totale silenzio, accettando il fallimento di altri tentativi del genere? E ancora: perche' si e' scatenata una forte opposizione al cambiamento di rotta, tenuto conto peraltro delle enormi spese per tenere in piedi un sistema politico e un apparato non certamente in linea con la situazione di sempre.   
Interrogativi senza risposta, almeno fino ad oggi. Questioni che fanno riflettere in un panorama di ragioni, spesso nebulose, che si vanno sommando in un contesto francamente infuocato. Da una parte e dall'altra. 
"Io sono un boy scout della provincia di Firenze che ha 41 anni. L'idea di guidare questo Paese pro tempore mi fa venire i brividi. Non ho bisogno di aggiungere una riga al curriculum. Non è importante quello che faccio io, chi se ne frega di me. Ma la discussione di questa fase politica non riguarda me, non me ne frega niente del mio futuro". E a una signora che dalla platea gli urla 'sono qui per te', il premier risponde: "Questo referendum non è per me ma per i nostri figli".
Giornata piena di attese con un  premier fuori da qualunque ufficialita'. Che arriva a Potenza, al teatro don Bosco, in maniche di camicia per sentirsi libero di misurarsi con qualunque idea e qualunque avversario. Durisssimo contro i contestatori "che non hanno nemmeno letto la Costituzione" e contro quelli intenzionati prima a cambiarla e ora a lasciarla cosi' com'e'. 
Paradossi e incongruenze, sembra sottolineare Renzi, che sono il volto di quella politica fatta solo per mestiere, senza passione civile ne' impegno morale. Deride dal palco gli oppositori di professione, quelli che dicono NO a tutti i costi. Una occupazione stabile anche questa. E se la prende con De Mita che avrebbe potuto cambiare la Carta e non lo ha fatto. E con chi ha lasciato correre per puro calcolo. Non certo per un solo anno. Ma per decenni. Sicche' ora e' giunto il momento, e non bisogna lasciarlo passare inutilmente, ammonisce Matteo Renzi con il piglio di chi vuole scendere in campo per difendere dei principi nei quali crede sul serio.    

venerdì 18 novembre 2016

COLDIRETTI, FORTE IMPEGNO PER L'AGRICOLTURA LUCANA



                                
                     Francesco Manzari Dir. Coldiretti Basilicata


Sono i giovani i veri protagonisti di una tendenza ormai abbastanza consolidata nel Mezzogiorno che li vede al centro di un ritorno all'agricoltura. 
Coldiretti sottolinea questa notizia destinata  indubbiamente a suscitare molto interesse, mentre la crisi sembra dileguarsi e il settore primario ritorna a rappresentare  una speranza. Una speranza vera, non certo una semplice illusione per tanti. Un lavoro naturale, tradizionale destinato però, più di altre attività, ad avvalersi di una modernizzazione capace di trasformare davvero tutto: dalle tecniche delle coltivazioni alle logiche di mercato. Ai mutamenti del gusto dei consumatori. Insomma, un universo con le sue mille peculiarità e le sue caratteristiche spesso sorprendenti.
Coldiretti sottolinea dunque la scelta di tanti giovani interessati, soprattutto al Sud, a ritornare ai campi non come soluzione di ripiego. Ma come una scelta consapevole e ponderata. 
Francesco Manzari, direttore Coldiretti Basilicata. Come interpretare questa tendenza?
"Diciamo che tutto e' partito dalla crisi. Una crisi etica, non solo economica. Ma poi sono state intraprese varie iniziative , al Nord come al Sud. E cosi' ci si e' resi conto che occorreva valorizzare al massimo non un'agricoltura qualunque, ma un'agricoltura giovane, dinamica. Un'agricoltura green, per intenderci. Peraltro sono stati offerti degli strumenti validi. Quest'anno abbiamo celebrato il quindicesimo anniversario della legge di orientamento che ha dato una speranza concreta a tutti coloro che hanno in animo la volonta' di trasformare la loro attivita' in un'attivita' multiforme, diversamente orientata. Chi produce agrumi o anche della frutta puo' mettere in piedi un'attivita' commerciale. Puo' produrre succhi di frutta e venderli, ad esempio. In definitiva un'agricoltura del futuro. Queste  attivita' connesse non vengono tassate, come nel commercio, ma vengono equiparate all'agricoltura: ecco il dato che ha incoraggiato i giovani, soprattutto nel Meridione."

La Basilicata appare vocata per questo tipo di trasformazioni, per cosi' dire.

"Indubbiamente. Le diverse forme di attivita' rurali (metapontino e lavellese da un lato e dall'altro le aree montane e appenniniche) hanno creato percorsi opportuni e praticabili. Ovviamente diversificati."

Oggi si parla di un turismo rurale di tutto rilievo, non solo di agriturismo.

"Non vi e' dubbio. Il mercato apre a una multifunzionalita' che ora sta assumendo anche la caratteristica di un evento degno di rilievo.
Le fattorie sociali, che sono la vera innovazione,  ospitano non solo anziani, ma anche persone diversamente abili. Cosa che consolida l'apertura del mondo agricolo alla societá civile. Un grande risultato che intendiamo rilanciare e consolidare."

A che punto e' il processo di espansione verso nuovi mercati di cui  l'agricoltura lucana ha stretta necessita'. 

"Diciamo che i risultati non sono ancora incoraggianti perche' in Basilicata manca l'idea concreta di associazionismo, di cooperazione attiva.
Il passo importante in questo senso e' il riconoscimento che la Basilicata sta ottenendo, specie con le nuove imprese, per l'ortofrutta e il latte. 
Abbiamo conquistato fette importanti del Nord con la fragola e le clementine. Bisogna sviluppare con i prodotti e la loro diffusione un interesse a venire in Basilicata per una forma di conoscenza diretta anche del gusto. Campagne e sapori sono un'unica realtá, non vi è dubbio. 
Il Trentino non si trova a Roma. Per conoscerlo bisogna andare in quella regione. Cosí per conoscere direttamente la Basilicata bisogna venire in Basilicata, altrimenti e' una conoscenza monca, parziale."  

I giovani si lasciano guidare soprattutto dalla produttivita', dall'efficienza, dal grado di modernizzazione dell'agricoltura: il che corrisponde alla capacita' di produrre reddito. Il contrasto tra aree forti e aree deboli lucane e' a tutto svantaggio di queste ultime, alle prese con una marginalita' quasi endemica.

"Molto spesso il PSR non risponde alle esigenze di chi vive nelle aree marginali. In questi giorni abbiamo a lungo discusso della possibilita' di integrare il reddito di chi vive nelle zone meno fortunate con quella che viene definita indennita' compensativa, un premio a chi vive nei parchi o nelle zone svantaggiate. A fronte di una domanda pari a circa 18 milioni di euro la disponibilita' ammonta a circa 5 milioni. Ecco cosa scoraggia i giovani. 
C'e' piuttosto un altro discorso da fare. Una impresa agricola, che si occupa della tutela e della manutenzione del territorio, non puo' assolvere, mi chiedo, anche ad altri compiti di natura prettamente sociale? La fattoria didattica puo' essere un luogo per diversificare l'agricoltura, trovare occasioni di crescita, attrarre i giovani. Indubbiamente si. E sarebbe questo un grande volano."

Il sindaco di San Severino lucano, Francesco Fiore, pone in questi giorni l'accento su un problema di grande attualita'. Vale a dire i servizi, le infrastrutture e tanto altro da mettere in piedi per migliorare le condizioni di vita delle aree rurali.

"Strade, acquedotti e altro ancora sono elementi fondamentali a cominciare dai collegamenti per raggiungere localita' a elevata piotenzialita' agricola, spesso non compiutamente espressa proprio a causa di queste difficolta'. 
La qualita' della vita nelle nostre campagne e' un dato essenziale. Ci sono beni imprescindibili, che spesso sottovalutiamo. Il messaggio del sindaco di San Severino ha il suo valore ed è da considerarsi un obiettivo imprescindibile.
A Natale faremo una iniziativa a Matera per far conoscere storia e tradizioni. Una  esposizione di tutti i pani della Basilicata per  coinvolgere i giovani, avvicinarli alla vita reale. E al valore delle tradizioni. Un bagaglio importante, capace di determinare delle svolte e di aprire vasti orizzonti.

giovedì 10 novembre 2016

L'ULTIMO ADDIO A NICOLA STIGLIANI


                          
                   L'addio a Nicola Stigliani (foto R. De Rosa)


"Potenza non ti dimenticherá; siamo orgogliosi di avere custodito le tue spoglie nel nostro cimitero fino ad oggi e ci inchiniamo riconoscenti davanti al tuo sacrificio." 
Il sindaco della cittá, Dario De Luca, ha salutato così la salma del Sergente maggiore  Nicola Stigliani, uno dei tredici avieri trucidati a Kindu, ex Congo Belga, l'11 novembre del 1962. Stigliani faceva parte di una missione di pace per conto delle Nazioni unite per assistere le popolazioni locali. L'agguato, da parte di ribelli congolesi, fu messo a segno proprio alla vigilia del rientro dei tredici in Italia. 
Le spoglie del sottufficiale sono state traslate per volontá dei familiari da Potenza, sua cittá d'origine, al sacrario militare di Pisa dove riposano gli altri caduti. 
Cerimonia ufficiale con picchetto delle forze armate  e di avieri della 46esima Brigata di Pisa  che hanno reso gli onori al Sergente Maggiore, nel cimitero della cittá lucana, presenti  autorità civili e militari, rappresentanti delle associazioni di ex combattenti. 
L'eccidio di Kindu rimane nella storia dell'aviazione italiana uno degli eventi che hanno segnato tragicamente la 46esima brigata aerea di stanza a Pisa, di cui Stigliani faceva parte. 
Ritornano dunque nella cittá toscana le spoglie mortali del Sottufficiale, percorrendo lo stesso cammino che il giovane Nicola aveva seguito, dopo il suo ingresso in aeronautica, un lavoro che lo appassionava e che per lui,  come per tanti suoi costanei, rappresentava il futuro da vivere con passione e impegno. Ma quel tragico pomeriggio dell'11 novembre del 1961 stroncò ogni attesa, ogni speranza. Fece finire nel sangue il sogno di una vita al servizio della  solidarietá tra i popoli. 
Ciao Nicola, che il Signore ti abbia nella sua luce eterna.
Su FB l'intervista al gen. Francesco Latorre.  

martedì 1 novembre 2016

I TERREMOTI, UNO SPARTIACQUE TRA LA STORIA E IL FUTURO
                                 

Dovremo accontentarci d'ora in avanti di vedere soltanto un muro ancora in piedi di una chiesa, la  facciata cadente di una basilica, un pezzo di campanile che la forza del terremoto non è riuscita a cancellare completamente. 
È tutto quello che rimane dopo le tante, violentissime  scosse. E dovremo essere finanche soddisfatti (sembra paradossale ma non ci sono alternative) di potere osservare almeno quel che rimane, perché .la devastazione è frutto della natura che spesso assale l'uomo, soprattutto quando questi si ritiene il padrone di casa assoluto e non bada a proteggere il tessuto abitativo dalle mille insidie  dei terremoti che sono un fenomeno eterno. 
Sicchè l'umanitá è costretta ad accettare questo terribile cambiamento del volto di tante capitali  di una  cultura millenaria, di un'arte impareggiabile, spazzata via in pochi minuti dalla furia degli elementi. In realtá si tratta  della  natura di sempre, la casa comune di tutti i popoli della terra.
Norcia è una testimonianza autorevole della capacità distruttrice di questo fenomeno, legato all'inarrestabile movimento della crosta terrestre. 
I terremoti di ieri e di oggi sembrano tuttavia non insegnare nulla. Questo l'elemento incontrovertibile, il dato certo.
A cominciare dal sisma di Messina, e prima ancora da quello della val d'Agri (1857) con un intensitá del settimo grado,  e tanti altri ancora fino a giungere al terremoto del 23 novembre 80 dell'Irpinia e della Basilicata prova evidente che ben poco si è fatto per favorire la resistenza degli abitati e abolire il tessuto urbano fatiscente sostituendolo con  case sicure, almeno in larga percentuale. 
La tragedia di Balvano fu provocata dal crollo della chiesa del paese, poichè la scossa si registrò proprio nel momento in cui si stava celebrando la messa, alle 19,34 di quella tragica domenica. Il sisma si abbattè su mura gracili, per quanto riattate, assolutamente incapaci a sopportare l'onda d'urto fortissima.   E questo dettaglio, per nulla trascurabile ma trascurato per decenni,  provocò un'ecatombe: settantasette morti, molti i giovani, che andarono ad aggiungersi alle migliaia di vittime. 
Lasciando stare il capitolo degli sperperi, non certo irrilevante,  c'è da riflettere su un particolare forse dimenticato, se non proprio volutamente ignorato. La parola d'ordine dopo il sisma del 23 novembre fu  la messa in sicurezza di interi paesi e cittá, indicato da uno studio dell'Universitá di Napoli e condiviso da tante amministrazioni, compreso il governo.  Una fatica ciclopica ma indispensabile, che avrebbe messo insieme tecnici e politici. Un percorso mai seguito. Una sorta di fiore all'occhiello di cui ci si è fregiati con incredibile superficialità, senza badare a  un piano di interventi su larga scala. 
Si è giunti così alla tragedia di agosto che continua imperterrita con inaudita violenza. Si apprende intanto da fonti qualificate che l'allerta sarebbe in atto anche in altre zone del Paese con una importante storia sismica. 
Una misura precauzionale inevitabile, se si considera il grado di sismicitá di tanti centri e soprattutto quello che non si è fatto negli ultimi decenni, a partire proprio da quel 23 novembre, una data memorabile, uno spartiacque tra la storia e il futuro. 

venerdì 28 ottobre 2016

OPPORTUNITÁ DA CREARE


                           
             Pittella alla presentazione di Creopportunità (foto De Rosa)  

Cosa sarebbe una Basilicata senza imprese? Nè più, nè meno che una terra senza identità, condannata a vivere di un anonimato privo di qualunque requisito per poter guardare avanti, in una stagione che impone certi ritmi e scelte precise, anche sul piano individuale
L'impresa, dunque, momento centrale dello sviluppo. Ma quale impresa e con quali protagonisti? Ecco il tema centrale.
Per rispondere a questo e a molti altri interrogativi la Regione Basilicata ha organizzato un momento di confronto con giornalisti e non solo. Anche con operatori economici e  con imprenditori già formati e con chi aspira a esserlo. 
Un mondo ricco di molti stimoli e di forti richiami alla crescita, ben lontano da spinte verso la burocratizzazione, destinata ad avere riflessi negativi sugli scenari del lavoro e dell'economia reale.
Non una passerella ma un'utile occasione per approfondire soprattutto gli orizzonti che si presentano agli osservatori in uno scenario vasto e complesso. 
Sullo sfondo una infinità di opzioni e di possibili scelte che hanno a che fare tutte in larga misura con l'Europa e le sue strategie. Ma anche con le sue risorse.
Creopportunitá è stato il tema dell'incontro. Un titolo che abbraccia un po' tutto. Intanto la dotazione di 22 milioni di euro, provenienti dal Po  Fers 2014 - 2020 e da altro, il che consente di stimolare il cammino sul terreno dell'impresa. Non ci sará intanto la logica, consueta nel passato, del fondo perduto come un invito a utilizzare certe occasioni per facili profitti: sottolineano sia il Presidente Marcello Pittella, sia l'ing. Giusy Lovecchio in sintonia con il direttore generale delle politiche di sviluppo e lavoro, Giandomenico Marchese. Al suo posto un invito ai giovani e meno giovani a percorrere con intelligenza i percorsi alla base di tante proposte imprenditoriali di buon livello contenuto nelle stregie dei bandi, che non saranno limitati nel tempo. Tutt'altro.
Il pacchetto presentato alla stampa segna indubbiamente una svolta, nei confronti dell'Europa prima di tutto: la vecchia immagine di una Basilicata assistita e incapace di guadagnare i traguardi della scienza e della tecnologia è assolutamente falsa. C'è invece una Basilicata in grado  di spingersi ben oltre Eboli, con i suoi cervelli e l'attitudine di chi la governa. 

giovedì 27 ottobre 2016

LA PARITÁ (VERA) PER IVANA PIPPONZI


                                 
           Ivana Pipponzi con Francesco  Mollica (foto R. De Rosa)    


In molti casi la paritá è un miraggio. Lo è in tante circostanze, e non solo tra uomo e donna. Sorge anzi il dubbio che questo terreno sia preso a campione senza badare ad altri scenari, finanche più complessi e problematici. 
La paritá è spesso una illusione, una delle tante del nostro tempo, (o forse un traguardo irraggiungibile) tra precari e garantiti, ad esempio, tra gli stessi giovani alcuni dei quali sembrano essere al settimo cielo a differenza di altri, meno fortunati, che stentano a guardare avanti.
Pari opportunità al centro della conferenza stampa di insediamento di Ivana Pipponzi, neo Consigliera di Paritá della Basilicata nominata dal Governo su proposta del Consiglio regionale.
"L'obiettivo sono le donne" precisa l'avvocata Pipponzi nella sua veste ufficiale. 
La paritá è un termine dei nostri giorni che dipende dal senso di una democrazia avanzata, almeno nei propositi. Un concetto fondamentale. Paritá vuol dire tra l'altro mettere ordine  nella giungla dei favoritismi, di certe posizioni di potere consolidate che non guardano in faccia a nulla e nessuno, facendo registrare non di rado un eccesso di privilegi a favore di questa o quella persona e, di conseguenza, a svantaggio di molti altri. Se non esistessero questi squilibri forse non si riuscirebbe a parlare di una societá complessa. Considerazione inevitabile per certi versi.
Non a caso Ivana Pipponzi riconosce l'entitá della posta in gioco e parla del ruolo inevitabile delle istituzioni, considerandole un elemento di garanzia per tutti, in primo luogo per le donne, appunto,  con lo scopo di portare avanti con coraggio e onestá intellettuale un compito di riequilibrio nell'ambito dei meccanismi tortuosi della politica e nella organizzazione della societá. 
Ecco perchè la figura della Consigliera di paritá non è affatto superflua. Tutt'altro.
Mi convince la Pipponzi quando sostiene nel suo intervento di volere entrare nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro specie lá dove la paritá rischia di essere,  come accennavo, una pura enunciazione di principi, priva purtroppo di contenuti e destinata peraltro a rimanere tale, per tante ragioni. Nella "civiltá" dell'apparire essa rappresenta un elemento di normalitá, lá dove uniformarsi o aderire a una certa ratio significa dare quantomeno il senso che le cose filano liscio. 
Il Presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Francesco Mollica, intervenuto nel dibattito, sembra mettere in guardia dai facili ottimismi quando parla del ruolo della Consigliera. Del resto Mollica è politico di lungo corso e chi meglio di lui può misurarsi con certi scenari, forse finanche imprevedibili perchè dominati da un mucchio di circostanze non sempre favorevoli. Circostanze in alcuni casi fondate sugli squilibri, non facili da superare forse nemmeno nel lungo periodo e che trovano in certa politica l'elemento propulsore. La forza motrice.
Indubbiamente la partenza della neo Consigliera, fatta non solo di buoni propositi, qualifica il percorso da affrontare. Se così è sembra che non manchi proprio nulla a cominciare dall'impegno personale di Ivana Pipponzi che dichiara di volercela mettere tutta per misurarsi  concretamente con la dimensione non facile del suo nuovo lavoro. 
Passione e impegno sono ingredienti essenziali, non semplici optional di cui si possa fare a meno. Così tracciato,  questo percorso è da considerarsi di per sè una garanzia, alla luce anche della valida esperienza professionale della  Consigliera, cosa che ha determinato la scelta. 

lunedì 24 ottobre 2016

PAPPATERRA: I NUOVI TRAGUARDI DEL POLLINO


                          
                                          Pollino, i monti del Parco nazionale (foto R. De Rosa) 

Verso una modifica della 394, la legge quadro per i parchi e le aree protette. Se ne discute  finalmente nell'aula del Senato e c'è chi scommette che i tempi non saranno poi  lunghi. Tutt'altro.
Un approdo importante il rinnovamento della legge  cornice per molte realtá italiane, sostiene Domenico Pappaterra, presidente del Parco nazionale del Pollino,  che vede nella volontá di riforma in atto un contributo, non di facciata semplicemente, a quel processo di adeguamento del bene natura verso i traguardi di uno sviluppo possibile e compatibile. 
Parchi non più orientati nel senso di una semplice tutela ad oltranza delle risorse esistenti, ma proiettati in direzione di un utilizzo delle risorse in modo da favorire lavoro e crescita economica. 
"È chiaro che il Pollino si trova a dover rafforzare il rapporto con le popolazioni, una scelta qualificante. Il nostro obiettivo riguarda un turismo e un turismo di qualitá al quale debbono concorrere davvero tutti con il massimo dell'impegno a cominciare dalle strutture esistenti, dagli operatori, dalle diverse realtá presenti."

Ci sono tuttavia altre iniziative in campo, non meno interessanti che superano finanche i confini di un discorso di carattere nazionale.

"Intanto noi contiamo di rafforzare anche, direi soprattutto, la nostra presenza nell'area  Unesco. Puntiamo a mettere in piedi una serie di incontri a Parigi nella primavera prossima in modo da rappresentare il Pollino, con le sue peculiaritá essenziali,  agli ambasciatori dei principali paesi esteri. Non ci sembra poco."

Consolidare in definitiva la valenza internazionale del Parco.

"Si, consolidare questo dato, soprattutto per qualificare un impegno ormai di anni di lavoro.
Fra l'altro abbiamo sperimentato a Torino  con la nostra partecipazione al salone del gusto "Terra madre" la  possibilitá di ottenere un riconoscimento immediato a  livello di opinione pubblica per ciò che produciamo: nel 2017 abbiamo in cantiere una sorta di vetrina per far conoscere adeguatamente il Parco storico del Sud agli operatori del mondo Slow food con il consiglio nazionale al completo. Un altro traguardo che ha il suo valore."

Si parla da tempo anche di una inversione di rotta nella governance stessa del Parco. Cosa destinata ad avere un riflesso positivo inevitabile.

"Dobbiamo dare al Parco un nuovo direttore. 
Il Pollino necessita di una guida di assoluto rilievo. Conto infatti di presentare al Ministro dell'Ambiente una terna di nomi, concordata con il Consiglio direttivo, in modo da far corrispondere il livello gestionale a quello politico programmatico quanto ad autorevolezza e capacitá. Riteniamo di riuscirci entro la fine dell'anno."

domenica 23 ottobre 2016

RENZI: PETROLIO, DOVE SONO LE SENTENZE?



Bel finale della trasmissione In mezz'ora di Lucia Annunziata di  domenica 23 ottobre. Sbotta il presidente del Consiglio Matteo Renzi: "voglio le sentenze. Son venuto qui qui quando era in corso la vicenda del petrolio a  Potenza. Dove sono le sentenze?" 
La Basilicata ritorna dunque agli onori della cronaca nella trasmissione di Annunziata, grazie appunto a Renzi che chiama in causa l'inchiesta sulla val d'Agri, condotta dai Pm Basentini - Triassi. Il riferimento non è certo casuale  ma cade a proposito del funzionamento della magistratura, alla vigilia di un possibile sciopero del settore.
Per giunta si ritorna a parlare di trivelle, questa volta nel mare Jonio, per la ricerca di idrocarburi. Un argomento mai sopito negli ultimi anni, tale da mettere in gioco il valore della costa jonica, le sue peculiaritá ambientali, le sue stesse risorse turistico balneari in un'area destinata in tempi remoti agli insediamenti della Magna Grecia, quando ancora di petrolio non si parlava. Evidentemente.
Il riferimento di Renzi riapre vecchie e nuove questioni, nel momento in cui sulla costa del mare Jonio sembra essere calato il sipario, almeno a livello di Governo: dopo la rivolta di Scanzano si ha ragione di ritenere che il capitolo ambiente possa dirsi praticamente chiuso, nonostante il susseguirsi di voci e di notizie che danno per certo l'avvio delle ricerche di idrocarburi in mare.
Stretto nella morsa del nucleare e del petrolio, l'arco jonico rappresenta oggi una mina vagante, pronta a esplodere da un momento all'altro. Dove sono finite, tanto per cominciare, le rassicurazioni della Sogin che negli anni scorsi ha parlato della Trisaia di Rotondella da portare a "prato verde"?
Intanto le regioni che affacciano sulla costa (Basilicata, Puglia e Calabria) rischiano di non avere alcun peso determinante per l'accentramento dei poteri nelle mani dello Stato, in seguito alle norme in vigore e a quelle che verranno in un futuro non lontano. Le decisioni passeranno sulla testa di tutti, abitanti compresi, poichè da troppo tempo si continua a parlare dello Jonio come di un altro serbatoio di petrolio e di gas, considerato interessante dalle compagnie.
Matteo Renzi attende dunque le sentenze, non si accontenta delle inchieste.
L'inchiesta della Procura e della DDA di Potenza giunge, in ogni caso, dopo ventisei anni dall'avvio dei primi progetti di estrazione di greggio e di gas dalla Val d'Agri. E giunge soprattutto dopo le molteplici proteste degli abitanti della valle. Eppure nel 1990 si trattava di vigilare sul "punto zero" vale a dire sulla situazione di partenza sia per la salute degli abitanti, sia per gli equilibri dell'area. Questo avrebbe dovuto accertare la magistratura in tempi abbastanza lontani.

giovedì 20 ottobre 2016

IL PERCORSO A OSTACOLI DI FRANCESCO PIETRANTUONO


                              
               La conferenza stampa di  Pietrantuono (foto R. De Rosa)


Ci si interroga spesso, fin troppo spesso, sul rapporto ambiente salute soprattutto alla luce delle ultime vicende, non solo giudiziarie, che vedono la magistratura lucana in prima linea su questo fronte decisamente surriscaldato. C’è da augurarsi intanto che non sia un interesse occasionale, mi sembra ovvio. 
Il trinomio rifiuti, nucleare, petrolio rappresenta in sé un percorso a ostacoli per il neo responsabile dell’Ambiente in Basilicata, Francesco Pietrantuono, melfitano, attratto da una programmazione che metta insieme le cose della politica e gli interessi del territorio, cultura compresa. Nulla da eccepire, al riguardo. 
Pietrantuono sta in queste settimane esplorando una serie di argomenti che vanno dal ruolo dell’Arpab (l’Agenzia per la tutela ambientale) alle molteplici funzioni dell’Ispra, alle linee del Ministero, senza dimenticare i mille problemi del giorno per giorno.  
L’assessore è nel pieno del percorso, come dimostrano le sue conferenze stampa, che tuttavia non hanno sfiorato ancora il capitolo del nucleare, non certo semplice da affrontare, se si considera che la sfida è tutta incentrata intorno alla questione ITREC, alla sua storia recente e soprattutto remota. 
L’ITREC è l’impianto per il trattamento e il riprocessamento del combustibile nucleare, presente nella Trisaia di Rotondella sulla costa jonica tra Basilicata e Calabria, impianto che un ufficiale dei carabinieri definì fuorilegge, nel quadro dell’inchiesta condotta dal Procuratore dell’epoca Nicola Pace.
Dal clamore di quegli anni si è passati ad un silenzio pressochè assoluto, mentre in gioco c’è la bonifica dell’area che la Sogin – la società incaricata della messa in sicurezza del nucleare in Italia – ha annunciato di voler riportare a “prato verde”. Impresa ciclopica grazie anche alle barre di combustibile esausto custodite in Trisaia e provenienti dalla centrale americana di Elk River (che gli Usa non gradiscono avere in casa loro) nonostante alcuni trasferimenti notturni avvolti dal mistero.
Lo scenario, in linea generale, appare molto movimentato in casa lucana da quando il nuovo direttore dell’Arpab, Iannicelli, ha deciso di trasformare  questo organismo da silente, quale è stato da sempre, a struttura attiva  e oltremodo dinamica anche in seguito ad un protocollo d’intesa che coinvolge Regione e Ispra. 
Strada tutta in salita non solo per difficoltà obiettive quanto per la natura stessa delle questioni in campo. 
Il Dipartimento Ambiente – che il giudice Dino Collazzo rifiutò ringraziando Pittella per la cortese offerta – è un campo minato in tutti i sensi. 
Il nucleare non è l’unica emergenza. Il petrolio preme  eccome, con i nuovi tentativi di ricerca e di estrazione destinati a preoccupare non solo la Basilicata quanto alcune grandi regioni del Mezzogiorno, Puglia in testa. Premono i rifiuti in una regione che non ha ancora una rigorosa raccolta differenziata e meno che mai impianti di compostaggio. 
Sicchè Pietrantuono ha di che occuparsi, mentre i suoi costanti rapporti con tecnici, esperti di alto livello, consiglieri ministeriali, amministratori di tutto rilievo non servono a ridimensionare la portata delle mille questioni. E non lasciano immaginare soluzioni possibili, non dico a portata di mano, nonostante il suo febbrile lavoro ispirato dai migliori propositi. Non danno ancora l'idea di una svolta non solo necessaria, ma inevitabile in ogni caso.
Gli accertamenti in corso sugli abitanti delle aree vicine al Centro olio di Viggiano e di quanti risiedono in zone più lontane giungono ventisei anni dopo l'avvio delle attività di "Sviluppo olio" e di "Sviluppo gas" (la terminologia è dei tabulati interni all'Eni) che costarono un miliardo tre milioni e novecentosessantunomila euro al cane a sei zampe. Certo, importante partire!     

sabato 15 ottobre 2016

AURELIO PACE: MATERA COME EXPO



                           
             Matera - Turisti a Palazzo Lanfranchi (foto R. De Rosa)

Bella idea quella di raffigurare Matera 2019 come l'Expo del Mezzogiorno. Una vetrina, un'apertura al mondo, una straordinaria capacità di proiettare le attese innumerevoli di una terra, a lungo tradita e sbeffeggiata, in una dimensione non solo europea ma planetaria.  
Matera vive un momento decisivo: si tratta di raccogliere le necessarie energie e di metterle a frutto con una capacità che dovrá essere quella di Aurelia Sole, di Raffaello De Ruggieri, di Paolo Verri direttore di Matera 2019,  del Presidente della Basilicata Marcello Pittella, e dello stesso Matteo Renzi che certamente non potrá dirsi estraneo alla grande avventura della cittá dei Sassi. Lui, il Presidente del Consiglio, conterraneo e successore di Dante nella carica di sindaco di Firenze, capace di apprezzare cultura e storia. Di mettere la civiltá lucana sul piatto della bilancia e farla pesare sul serio. Almeno questo è l'auspicio. Queste le attese.

"Matera rappresenta l'Italia in Europa, e invece ci sono spinte localistiche che non fanno bene. I materani sono stati bravi a guardare oltre l'evento in sè, in una dinamica che ha un senso ben preciso e racchiude un messaggio importante non solo al Paese" osserva Pace.

Insomma Matera 2019 cosa deve significare in concreto.

"Matera non è un eventificio. E fanno bene quanti evitano di trasformarla in un mucchio di accadimenti, per quanto interessanti e importanti. 
Penso al congresso nazionale di urbanistica che si è svolto a Palazzo Lanfranchi con un risalto autorevole su scala nazionale. Ma anche ai flussi di turismo internazionale che da tempo fanno di Matera un polo di attrazione assai rilevante.
La Basilicata  ha partecipato con successo al Lubec di Lucca, la rassegna internazionale dedicata ai beni culturali raccogliendo giudizi positivi." 

Rimane in piedi tuttavia la sfida di una infrastrutturazione quanto meno inadeguata se si vuol guardare a Matera come al volano della modernizzazione reale. Il segno del cambiamento di rotta.

"Matera va considerata come un sole nascente che emana i suoi raggi verso il Vulture, verso Orazio, verso Federico, verso Pitagora, in direzione delle aree di maggiore pregio da far vivere e decollare in maniera del tutto adeguata alla posta in gioco. Ecco perchè il capitolo delle infrastrutture e dei collegamenti è essenziale. Bisognerá muoversi in questa direzione. 
Da tempo si fa un gran parlare di infrastrutture. Finora i risultati non sono stati certo apprezzabili. Matera deve essere inserita in un collegamento trasversale Nord Sud che consenta di raggiungere agevolmente la cittá dei Sassi. Esattamente come accade per altri centri."


C'è poi il ruolo di primo piano del cinema, considerando il forte dinamismo della lucana film commission. Un motore di crescita del settore.

"Indubbiamente. Il cinema è un volano di grande prestigio e la cittá lucana ha per giunta una tradizione che la caratterizza. 
La Basilicata e Matera sono delle realtà al centro di questo interesse:  un punto fermo che va sviluppato in ogni direzione. Una risorsa da utilizzare al meglio."

Parliamo della Fondazione. Cos'è appunto la Fondazione e quali obiettivi si è data, di pari passo  con il lavoro dell'universitá.

"L'universitá va tenuta dentro a questi processi, per  la sua valenza scientifica e la sua capacitá di ricerca. Del resto l'incontro di Bruxelles dei giorni scorsi ha affrontato questi nodi confermando il carattere internazionale di Matera. 
Il discorso centrale riguarda tuttavia il futuro di questa regione all'interno del sistema paese. Il traguardo è lo sviluppo, in grado di combattere lo spopolamento e la perdita di peso in uno scenario non certo limitato.
Matera 2019 deve essere una vetrina internazionale esattamente come Expo. Un obiettivo ambizioso ma possibile, non vi è dubbio!" 


martedì 11 ottobre 2016

ROBERTO SPERANZA: "TENERE INSIEME I DUE MONDI DEL PD"


                                   
                   Roberto Speranza (foto R. De Rosa)


Di scissione nemmeno a parlarne. Lo scontro in atto da tempo nel PD non fa altro che rinsaldare la tenuta del Partito, garantire ampi margini di manovra e di  dibattito, rendere più dinamico il ruolo della stessa maggioranza in un contesto che tutto sommato tende a conservare vecchi e nuovi assetti. Vecchie e nuove posizioni di potere,  salvaguardandole dall'ipotesi smantellamento.
L'affermazione di Roberto Speranza, intervenuto a Radio anch'io, è un'importante conferma: "mi batterò per tenere insieme questi due mondi". 
Ora più che in passato l'idea della scissione appare come una trovata messa in campo da chi, per caricare l'attuale scenario delle tinte necessarie, ritiene utile evocare la minaccia inesistente di una rottura probabile, addirittura giá in atto, simile a una sorta di spauracchio che dovrebbe incutere  timore nella gente favorendo tuttavia la partecipazione, l'interesse per la partita del referendum in cui due tendenze si fronteggiano, per esclusive ragioni di parte. 
Certo, la voglia di vincere non viene meno da entrambi gli schieramenti. Maggioranza e opposizione si misurano con le due distinte ipotesi,  esattamente come accadde nella DC al momento della "insurrezione" della sinistra di base contro quella forte ala dorotea rappresentata nel Paese da Piccoli e da Bisaglia, oltre che da Colombo, commemorato in questi giorni in Senato. Anche allora, come oggi, nessuno si pose il problema di rompere con il nucleo centrale democristiano e di dar vita a un'altra formazione. Strada anche allora impercorribile e scomoda. 
Venendo ai giorni nostri, da rilevare anzitutto che se Renzi non avesse legato il referendum al suo personale destino (non solo politico) l'opinione pubblica sarebbe rimasta non dico del tutto estranea all'evento, ma abbastanza indifferente. Con il pericolo di un possibile disimpegno a fronte di una riforma, proclamata dall'attuale maggioranza, che in ogni caso ha tutto l'interesse di farla pesare in un quadro ben definito e politicamente non certo insignificante.
Sicchè in un orizzonte abbastanza movimentato, Roberto Speranza continua a esercitare idealmente il ruolo di capogruppo del PD quando afferma di volersi battere per tenere insieme i due mondi, vale a dire Bersani e Renzi. Si e No al referendum. Un ruolo che corrisponde ad una posta in gioco non di poco conto e che ribadisce l'ostentata capacitá dirigente della sinistra. Altra cosa sarebbe invece una posizione intransigente e nullista tendente a spaccare con un salto nel vuoto. Con l'unica conseguenza di distruggere il partito democratico. O, meglio, di lasciarlo nelle mani di pochi. 
Come si vede la partita a scacchi è molto complessa con mosse attentamente studiate a tavolino da parte dei protagonisti. 
Renzi intanto avverte: se non passa il Si dimenticatevi la riforma dell'attuale assetto almeno per i prossimi decenni. Anche questo un formidabile proclama. 
Nel groviglio di ipotesi indicate si inserisce frattanto la legge elettorale, eterno tormentone e longa manus dell'esito dello stesso referendum destinato in tal modo a condizionare l'intera vita politica e lo stato dei rapporti con l'unico risultato di scongiurare in concreto una scissione, sbandierata da alcuni più per necessitá mediatiche che per altri motivi. 
In tutto questo il ruolo di Speranza, apparentemente marginale nel contesto delle scelte renziane, consolida la contrapposizione lasciando indenne l'apparato. 
Certo, l'enfasi della battaglia tra sostenitori del Si e supporter del No appare quantomeno sproporzionata in un momento in cui ben altre questioni tengono banco nelle case degli italiani. Il lavoro prima di tutto e la crescita dell'economia. Su questo bisognerebbe un momentino riflettere.

domenica 9 ottobre 2016

DI QUALE GIUSTIZIA PARLIAMO?



Il clamore della campagna elettorale negli Usa, le vicende del ciclone che ha investito vaste aree degli Stati uniti e poi il gran parlare del referendum italiano finiscono per attenuare moltissimo, se non per cancellare quasi del tutto, l'eco delle assoluzioni dell'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, e dell'ex Governatore del Piemonte Roberto Cota.
Assoluzione da accuse a dir poco gravissime e infamanti quali peculato e truffa. Infamanti per qualunque persona si preoccupi della propria dignitá. Figuriamoci per personaggi pubblici, ovviamente noti. 
Ora il problema numero uno sembra essere quello di chi deve chiedere scusa a Marino anziché badare al ruolo che la magistratura ha avuto nel lungo e contorto iter che ha portato prima alle dimissioni di Marino da sindaco di Roma e ora all'assoluzione piena dai reati ascrittigli, passando per la sua incriminazione. Abbastanza simile la vicenda di Cota, colorata di verde per la storiella delle mutande che sarebbero state acquistate con denaro pubblico nel quadro dei rimborsi sotto accusa ai consiglieri regionali del Piemonte. Questione aperta anche in altre regioni italiane, per quanto con modalitá diverse e in differenti circostanze.
In questi giorni, fra l'altro, ritorna la vicenda di Elisa Claps, la studentessa potentina assassinata e poi abbandonata per 17 anni nella chiesa della Trinitá, nel centro di Potenza. Le uniche persone condannate insieme al suo carnefice, Danilo Restivo, sono le donne delle pulizie, incaricate dal parroco di sistemare i locali della chiesa,  che avrebbero visto il cadavere depositato nel sottotetto della Trinitá molto tempo prima rispetto al rinvenimento ufficiale dei resti della ragazza. Possibile che nessuno, sottolineo nessuno, abbia visto e saputo nulla di tutto questo? si chiedono angosciati la mamma di Elisa e il fratello, Gildo Claps,  ospiti della trasmissione Chi l'ha visto? 
E come se non bastasse in questi mesi viene presentato il libro di Enzo Tortora, Lettere a Francesca, che mette in risalto il dramma del noto presentatore accusato ingiustamente di essere un camorrista e trattenuto in carcere senza alcun giustificato motivo.
Il ragionamento è semplice: possibile che in Italia un Pubblico Ministero ravvisa accuse pesantissime e un giudice le cancella, non le ammette, le ritiene prive di fondamento e di contenuti? Interrogativo a dir poco angosciante.
Di esempi ce ne sono fin troppi che riguardano non solo la sfera del penale, ma anche la materia civile, non meno importante e complessa. E non meno priva di conseguenze. Un esempio fra i tanti. Mi chiedo se sia possibile che un giudice riprenda pari pari, senza discostarsi di  un millimetro, le linee guida e il "motivo conduttore e ispiratore" alla base della impostazione di una delle parti in causa giungendo a ignorare dati e circostanze, ma anche sentenze delle magistrature superiori, pur di far quadrare il cerchio. L'opinione di un magistrato va rispettata e tenuta in considerazione fin tanto che non è il frutto del libero arbitrio, della volontá pura e semplice di pronunciarsi così e non diversamente senza dar conto a nessuno, peraltro. Indipendentemente da tutto il contesto in cui la vicenda appare oggettivamente ambientata.     
Di esempi, dicevo, ce ne sono tanti. Così come è accaduto che il Tribunale, in un angolo del Belpaese, si sia contrapposto alla Distrettuale antimafia, negando addirittura l'esistenza del reato associativo, lá dove questo reato risultava dimostrato con elementi inoppugnabili e precise circostanze di fatto.
Come si vede la questione investe non solo l'aspetto etico e morale, quanto il livello delle competenze e l'assoluta indipendenza del potere giudiziario da chicchessia. Il Pm che accusò Tortora ritenendolo un camorrista era un irresponsabile, un superficiale, o c'era stato (peggio ancora) un grave difetto nella macchina dell'acquisizione degli elementi necessari a sostegno di un'accusa gravissima, rivelatasi poi infondata?  
Nei meandri tortuosi della giustizia, molti di questi problemi continueranno a rimanere senza risposte. E tutto funzionerá come sempre!