giovedì 28 settembre 2023

LA LUCANIA DE L PASSATO, IL CILENTO DI OGGI



                                 


VISITATORI A PAESTUM  (R. De Rosa riproduzione riservata)

Si apre una stagione ricca di uno straordinario fermento culturale che riguarda da vicino l’intera area archeologica di Paestum e Velia e fa affiorare una impronta lucana, forse troppo a lungo dimenticata dalla comunità scientifica e dagli stessi esperti. Se non altro ben poco pubblicizzata a vantaggio del grande pubblico. 

Lunedì 2 ottobre riapriranno le sezioni “Preistoria e protostoria” e “La città greco lucana”  con una sala dedicata alle pitture lucane e a vari approfondimenti che vanno dalla città romana di Paestum all’età contemporanea.

In occasione dell’evento è previsto un convegno con la partecipazione di nomi di tutto rilievo nel campo della ricerca archeologica: la direttrice Tiziana d’Angelo,  Massimo Osanna, direttore generale dei Musei, Antonio Iannone Segretario della Presidenza del Senato, Edmondo Cirielli Vice Ministro degli Affari Esteri. Concluderà il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. 

Evento di spicco che apre le porte a nuovi sviluppi dai quali non è certamente escluso l’intero tessuto della Lucania antica con la Magna Grecia in prima linea.

C’è tuttavia da sottolineare un dato. Nell’intero scenario cilentano campeggia la figura di un gigante del pensiero antico, Parmenide di Elea, Velia, il filosofo dell’essere e del non essere, distinzione tutt’altro che scontata e meno che mai banale. Fondatore della scuola eleatica, Parmenide è un caposaldo del pensiero che raggiunge con le sue propaggini anche i temi della natura nel suo rapporto con la società di quel tempo. Ne parla diffusamente in un lavoro pubblicato tempo fa da Einaudi, Leon Robin, studioso francese del pensiero antico, docente all’Università di Parigi. 

Sicchè inserire Parmenide a pieno titolo negli sviluppi della ricerca su Paestum e Velia mi sembra operazione di alto profilo, da non mancare affatto.          

lunedì 25 settembre 2023

LA BASILICATA NON E' TERRA DI STREGHE E DI FATTUCCHIERE



Non è possibile immaginare che un programma di Rai Tre, in fascia di grande ascolto per giunta di domenica, dedichi l’inizio della trasmissione  a una Basilicata terra di streghe e di fattucchiere per definizione, dove la gente è costretta a difendersi dal malocchio utilizzando amuleti e arnesi vari.

Il Provinciale di domenica 24 settembre ha presentato i lucani come un popolo arretrato e oscurantista, ma di un oscurantismo più che medievale destinato ad annullare e a distruggere tutto. 

Per giunta una ragazza abbastanza giovane si proclama anche lei vittima di eventi negativi secondo le dicerie di “quel paese” che non si nomina perché porta male. Stupidaggini elevate al rango di cronaca.

La bellezza del Pollino ridotta a poche immagini, immerse in una nebbia fitta, che non ha consentito di mostrare nulla o quasi nulla del patrimonio naturale del più grande Parco nazionale d’Italia. 

Dove è finita Matera 2019, Capitale europea della cultura? Dove è finito  l’enorme bagaglio di scienza, arte e ricerca che fa della Basilicata una regione leader in vari campi, a cominciare dall’esplorazione del cosmo da parte del Centro di Geodesia spaziale che lancia segnali radio alle stelle? Tutto questo e molto altro annega nella palude del racconto che evoca misteriosi mondi in agguato per stuzzicare la fantasia di chi ascolta e fare della trasmissione un unicum a caccia di originalità. Si perché in televisione l’originalità paga. Eccome.

Il Provinciale si è rivelato un’operazione becera, a danno dell’impegno che distingue questa terra del Mezzogiorno ormai da tempo in grado di misurarsi con le più importanti realtà italiane e internazionali. In tutti i settori, nessuno escluso.


venerdì 22 settembre 2023

INIZIATA LA VEGLIA A SAN GIOVANNI ROTONDO




Processione per San Pio


Dedicata al centenario del testamento spirituale di Padre Pio, la veglia di preghiera a San Giovanni Rotondo ripercorre le tappe della vita dell’umile figlio di Pietrelcina nel suo rapporto con la fede ma soprattutto con la sofferenza umana. 

Il popolo di San Pio si riunisce oggi nello spazio antistante la chiesa nuova, progettata da Renzo Piano, per ricordare gli attimi del suo trapasso. Erano le 2,30 del 23 settembre 1968 quando Padre Pio dette l’ultimo saluto al mondo nel suo viaggio verso l’eternità. Lui, mediatore tra il Cristo risorto e l’umanità travolta dalle guerre, dalle malattie, dalla fame e oggi dalle migrazioni, rappresenta un sicuro elemento di approdo e un riferimento alla santità.

La veglia di preghiera, che oggi come in passato raccoglie pellegrini dall’Italia e dal mondo, è una dimostrazione di fede e di carità cristiana, una mano tesa verso gli ultimi come volle il Padre durante tutto il suo percorso terreno. 

In questa opera di carità e di amore verso il prossimo, Casa Sollievo della Sofferenza rappresenta lo sforzo concreto per curare il dolore umano avendo come riferimento la morte del Cristo sulla croce e la Resurrezione.  

Grandiosa figura di sacerdote e di uomo, San Pio aveva i segni della Passione sulle mani, sul costato, sul corpo.

Se riferito ai nostri giorni Francesco Forgione (il nome di Padre Pio) è da considerarsi l’espressione diretta e immediata della carità umana e cristiana in un mondo lacerato dalle controversie e dai disastri che non danno pace. Definiva le guerre una prova per l’umanità logorata dall’odio e dalle atrocità che contrappongono gli uomini ed i popoli della Terra. 



Diretta TV con il Direttore di Teleradio Padre Pio, Stefano  Campanella


lunedì 11 settembre 2023

NEL GIORNO DI ELISA



Ti hanno calpestato l'anima. Vili assassini!

Figli di un tempo lontano e barbaro.

Uomini senza passione.


Sono i tuoi nemici di sempre, Elisa

Lo sguardo torvo, gli occhi bassi

destinati a non vedere lontano.

Coscienze senza domani.


Le loro mani sporche

puzzano di vergogna e di silenzi.


Ma una preghiera ti ripagherà di tutto:

della tua dignità violentata,

del tuo ardore spezzato,

dei tuoi sentimenti eterni ignorati.


E ti restituirà finalmente alla vita.


Rocco De Rosa




domenica 3 settembre 2023

USTICA TRA BALORDAGGINI E VERITA' INESISTENTI


                              



Soltanto ora a 43 anni dalla strage di Ustica? 

L’intervento di Giuliano Amato su Repubblica pone mille interrogativi legati inevitabilmente ai retroscena della politica, a quel sommerso che non conosceremo mai. Quel sommerso, appunto, fatto di depistaggi, di verità incomplete, di significative menzogne. Di bugie imposte dal ruolo di vari personaggi.

Colpa della Francia che abbatté con un missile il DC 9 per errore, nel tentativo di colpire l’aereo sul quale però non c’era il leader libico Gheddafi. E’ la tesi di Amato, peraltro non certamente nuova. 

Il contrasto con i figli di Craxi, in particolare con Stefania oggi presidente della Commissione Esteri e Difesa di Palazzo Madama, ha un significato ben preciso e vale a rimarcare il dato politico sul quale c’è appunto materia per interrogarsi. Da cosa deriva l’uscita di Giuliano Amato?

Il momento è del tutto particolare con le elezioni abbastanza vicine e con i  tentativi di un rimescolamento delle carte già in atto. Amato vuole riaffacciarsi in modo significativo sulla scena politica? Vuole ritornare a essere un protagonista non marginale? Non è da escludere, come non vanno esclusi altri scenari. 

 Ogni tassello che si aggiunge ai tanti già collocati al loro posto, in un clima di pesante incertezza, finisce per aggiungere dubbi ai dubbi sulla strage di Ustica. 

A parte le tesi e le tante versioni, che si è tentato di accreditare in questi anni, rimane un dato di fatto sconvolgente: la notte di Ustica è tutta un susseguirsi di depistaggi, incertezze, mezze verità. Ordini di rispettare dei segreti Ma soprattutto  comportamenti inappropriati delle strutture preposte al controllo aereo e al soccorso nel tentativo di salvare vite umane.

Molta parte della cronaca di quella notte sta nei contatti telefonici e in quelli via radio, per tentare di capire, nei momenti e nelle ore successive al disastro, cosa realmente fosse accaduto e quali i soccorsi necessari.

Il supervisore di Roma del traffico aereo chiama Marsala per chiedere se per caso avessero seguito sui radar il volo Bologna Palermo e l’operatore di Marsala, con fare sbrigativo, gli risponde che non avevano avuto occasione di seguire la rotta del DC 9 perché impegnati in alcune esercitazioni. Poche battute e il super di Roma prende atto chiudendo la conversazione in pochi istanti, senza insistere sulla sua richiesta. 

Ma la telefonata più importante è quella che da Ciampino raggiunge Martina Franca, dove era ubicato un centro radar di tutto rilievo, telefonata su linee interne: “pronto mi passi un ufficiale? Ma finiamola con questi ufficiali, risponde irritato il controllore di Martina, dì a me. Sempre con questi ufficiali…”

E il controllore di Ciampino aggiunge: è caduto un aereo…

Ma chi te l’ha detto? testuale. Altri tentennamenti, altra perdita di tempo. Altre chiacchiere inutili.

Un’altra telefonata rivela il clima di superficialità e di approssimazione che si respira in tante operazioni che si sarebbero dovute svolgere all’insegna della organizzazione dei soccorsi, per tentare di salvare delle vite umane. 

Un modo di agire burocratico davvero raccapricciante, che dimostra quanto potesse allarmare la sciagura aerea di Ustica e  quanto impegno sia stato realmente profuso. Sicchè tutto il prosieguo della vicenda, in questi 43 anni, è sulla scia di quella notte terribile.