lunedì 30 luglio 2012

DOMENICO TOTARO PRESIDENTE DELL'APPENNINO

Domenico Totaro é Presidente del Parco  nazionale dell'Appennino lucano Val d'Agri Lagonegrese. Il decreto, firmato dal Ministro dell'Ambiente Corrado Clini, é arrivato  in serata ed ha suscitato già i primi, positivi commenti. 
La decisione del Ministro giunge dopo un lungo periodo di commissariamento dell'Ente e premia l'impegno di Totaro per fare di questo Parco una vera sentinella dell'ambiente. L'Appennino é una  delle aree protette italiane costretta a fare i conti con il petrolio, ma non solo. In Basilicata, e anzi in Val d'Agri, esiste il piú grande giacimento di greggio in terra ferma a livello europeo il che certamente pone interrogativi e problemi molto seri. Migliaia e migliaia di barili vengono estratti dal sottosuolo ogni giorno mentre l'obiettivo del Parco nazionale é quello di costruire un baluardo per la difesa dell'ambiente e la tutela della salute degli abitanti della zona. 
Il Parco dell'Appennino lucano ha dunque la sua valenza di primissimo ordine e mira a rappresentare addirittura un modello europeo perla qualità della gestione e gli obiettivi che esso si propone di raggiungere. Un banco di prova per Totaro e per l'intero gruppo dirigente, impegnato da tempo in un'opera apprezzata anche dal mondo ambientalista e dagli organi ministeriali.  
Il Parco vuole essere, secondo una scelta ben precisa del Presidente Totaro, anche un motore di sviluppo per evitare la perdita di quota dell'area e il degrado delle sue peculiarità. Un sfida in tutto e per tutto che, sono certo, il neo Presidente sarà in grado di affrontare ai necessari livelli. Del resto le popolazioni dell'area attendono delle risposte.
                                                    Rocco de Rosa

domenica 29 luglio 2012

VERSO UNA NUOVA "DESTINAZIONE D'USO"

Un altro colosso petrolifero si affaccia sulla scena della Basilicata: ha un bel nome, per nulla stridente o cacofonico. Anzi molto garbato. Si chiama Delta energy, con origini londinesi e per giunta  ha già aperto una sede a Matera. Buon segno. Dimostrazione inequivocabile di una volontà di insediarsi in Basilicata fondata su delle certezze e non su una semplice ipotesi di successo. Su delle probabilità.
L'obiettivo di Delta? Avviare per ora  una serie di ricerche di idrocarburi  nei territori del Materano (dalla media collina al mare passando per Montescaglioso) in modo da guadagnare il traguardo non facile delle perforazioni nello Jonio  in un futuro non lontano. Tutt'altro. Anzi forse piú vicino di quanto si possa immaginare.
Inevitabile chiedersi le ragioni di tante certezze, proprio mentre il governatore della Basilicata Vito De Filippo rassicura il popolo lucano dicendo che dal lontano 1998 non sono state rilasciate ulteriori autorizzazioni a estrarre petrolio dal sottosuolo della regione. E non c'é motivo di non credergli, ovvio!
La promessa di impiantare trivelle ovunque non risparmia nessun angolo di questa regione del Sud che già ora contribuisce alla bolletta energetica nazionale per circa il 12 per cento. E non siamo ancora al picco della produzione, sia chiaro. Le trivelle potrebbero essere installate a breve distanza da Potenza, nella zona della Grancia e  poi, man mano, fino al mare Jonio con un crescendo pari all'importanza della posta in gioco costituita dalla domanda di petrolio sui mercati internazionali. Domanda alimentata, per quanto ci riguarda, anche dalla larga affermazione dei prezzi agevolati il sabato e la domenica, in Italia, con riflessi sui consumi. E sulle quotazioni dei vari prodotti petroliferi.
Si tratta di una vera e propria "riconversione" della Basilicata al servizio di interessi planetari, al di là di qualunque vocazione turistica e ambientale di questa terra del meridione che farà bene a convincersi di dover riscrivere la sua storia rinunciando ad ogni ambizione di crescita eco compatibile ed a qualunque ipotesi di diventare capitale europea della cultura. É il caso di Matera.
Che ci fosse da anni l'idea di una diversa e "innovativa" destinazione d'uso del territorio lucano lo si apprende anche da un volume pubblicato da Einaudi, il  cui titolo é assolutamente emblematico: "Il costo della menzogna" di Mario Silvestri. Spiega il perché esiste a Rotondella, in provincia di Matera, sulla costa jonica, un centro nucleare. Si voleva fare della Basilicata una regione disposta a occuparsi stabilmente del riprocessamento del combustibile nucleare della centrale di Elk River nel Minnessota. Progetto che l'America con il suo pragmatismo non riuscì a comprendere.  E intanto il fardello delle barre di combustibile irraggiato é rimasto in Trisaia, a scandire una scelta a dir poco folle degli anni Cinquanta - Sessanta.

venerdì 20 luglio 2012

MELFI SENZA TRIBUNALE. UNO SCANDALO

Che il governo Monti stia superando ogni limite, ben oltre la decenza delle cose possibili, lo dimostra il provvedimento che abolisce i "piccoli" tribunali. E' il caso di Melfi. Centro della Basilicata di assoluto prestigio, per giunta con un carcere di massima sicurezza  in cui sono rinchiusi personaggi di rilievo, la città normanna assiste al taglio del Palazzo di giustizia, come se si trattasse di una mera operazione di carattere amministrativo, ispirata da normali esigenze di bilancio giusto per far quadrare i conti. 
La protesta di avvocati, operatori della giustizia, di semplici cittadini é più che legittima per una ragione fondamentale: é arrivato il momento di far  valere le ragioni di questa piccola ma non insignificante regione del Sud. É arrivato il momento di dire basta ad ogni iniziativa che serve a minimizzare, se non a rendere inconsistente, la presenza della Basilicata nel contesto nazionale. Ed é arrivato il momento di far sapere al mondo intero che questa terra contribuisce alla bolletta energetica nazionale per oltre il 10 per cento, nonostante ad accorgersene siano in pochi. Anzi in pochissimi. Lo sa il Presidente del Consiglio?
Storia, cultura, tradizioni, passato e presente di un popolo diventano cosí del tutto inutili: con o senza Nitti, con o senza il Tribunale di Melfi si va avanti lo stesso. Anzi meglio, recita inconsapevolmente il provvedimento del governo.
A questo punto qualcuno farebbe bene a spiegare se per caso con i 12 mila miliardi di euro custoditi nelle banche internazionali, presenti in Italia per buona parte, sia possibile frenare la scure dei tagli almeno a questi livelli. Certo, occorre una forte azione politica di cui nei decenni scorsi si é avvertita l'assenza, per dare alla Basilicata il peso che merita in un contesto nazionale e internazionale.
In un momento  cosí difficile e delicato la politica non puó sottrarsi ai suoi doveri. Non puó ignorare alcune fondamentali emergenze dalle quali dipende la perdita di quota inevitabile non solo della Basilicata, quanto di vaste aree del Paese. Soprattuto del Mezzogiorno.
I tagli apparentemente non risparmiano nessuno. Solo apparentemente. In realtà colpiscono le aree più fragili e  la loro possibile ripresa. Ma all'interno delle aree più fragili ci sono quelle che non hanno un peso politico e una forte capacità di far valere le proprie istanze. Lo dicono in molti, a cominciare da Confindustria.
Nel caso in cui il Tribunale di Melfi fosse abolito, come sembra ormai assai probabile, quando sarà possibile pensare di ripristinarlo per restituire importanza e dignità ad un centro tra i piú prestigiosi del Sud?  Forse nel prossimo millennio. Forse in un tempo del tutto ipotetico e indefinito.
Non é chiaro a chi muove le leve del potere che, risparmi a parte, qui si sta riscrivendo la storia di un popolo. Ma non nel senso del progresso, quanto di una pericolosa e assurda inversione marcia, di un arretramento spaventoso, ferma restando l'esigenza di una lotta senza quartiere a sprechi e inefficienze che, nonostante Monti, continuano a caratterizzare la vita pubblica. Ancora oggi. E non é poca cosa.
Cancellare la storia ed il passato non sempre deve essere possibile. Anzi, non bisogna consentirlo. Ecco perché, al di là di qualunque campanilismo, il popolo di Melfi fa bene a far sentire la sua voce. E soprattutto a non arrendersi. Accettare certe scelte sarebbe segno di debolezza e di incapacità di valutare i processi della storia e della politica, spesso incomprensibili, in assenza di una vera democrazia partecipata.  

mercoledì 4 luglio 2012

MAGIA DI UN FIORE

Orchidea nel faggeto di Moliterno (foto R.De Rosa)
In tempi di crisi come questo che stiamo vivendo sembra quasi sorprendente che una pianta, nel Parco nazionale dell'Appennino lucano, possa diventare oggetto di interesse e addirittura rappresentare  una vera prospettiva di crescita. 
A sollecitare una riflessione del genere è stato il convegno nazionale sulle orchidee selvatiche, che si é svolto recentemente a Viggiano, il centro della Val d'Agri diventato sinonimo di petrolio. Convegno promosso dall'Ente Parco e organizzato dal Giros, l'associazione dei ricercatori sulle orchidee selvatiche.
Il convegno é riuscito ad attrarre sull'argomento un'attenzione qualificata, a livello nazionale, ed a mettere insieme gli scopi della ricerca con il turismo, gli  interessi degli studiosi di una materia francamente poco conosciuta con l'esigenza di  divulgare il Parco, costruendo un vero momento di dibattito che si mostra ricco di spunti e di proposte vere.
La Basilicata, si apprende, é ricca di questo meraviglioso fiore, al punto da mobilitare ambienti universitari  italiani e stranieri fino a  coinvolgere nomi di tutto rilievo nel campo.
Per giunta emerge anche un momento imprevisto e inedito: le tante categorie di orchidee selvatiche hanno formato un gruppo di esperti dotati di sensibilità  scientifica e di notevole capacità di affrontare i nodi del problema legato all'habitat. Questa Basilicata del petrolio e dell' acqua ha risorse da vendere. É il caso di dirlo. Allora perché non decolla? Potrebbe essere regione leader in un Sud dimenticato, diventare punta di diamante per una  economia innovativa e un turismo fondato su premesse che non siano il mordi e fuggi. Se ció non accade bisogna chiedersi quali sono le ragioni. É inevitabile. 



IL CONVEGNO DEL G.I.R.O.S.
Il convegno del G.I.R.O.S. (gruppo italiano di ricerca orchidee selvatiche) ha avuto lo scopo di  divulgare le specie di orchidee presenti in Basilicata e in particolare nel Parco nazionale dell'Appennino lucano. Fare in modo che la gente sappia e conosca, oltre  a promuovere quel turismo legato alle peculiarità dell'ambiente e del paesaggio. Ecco il messaggio che viene dal convegno.
Orchidee da un lato e caratteristiche della Basilicata dall'altro.
Molta attenzione é stata dedicata alla Ophrys argolica subsp pollinensis una specie endemica, molto presente tra Basilicata e Calabria, che rapprenta uno degli elementi di spicco per gli studiosi, non solo italiani, intervenuti al Convegno di Viggiano.
É emerso tra l'altro che la Basilicata é tra le regioni italiane piú ricche di orchidee, come conferma  Antonio Romano studioso ed osservatore attento di questa specie, oggetto di studi di livello scientifico. Addirittura c'é la tendenza ad approfondire  il DNA delle orchidee per individuare caratteristiche e particolarità della pianta che vive,  diciamo, in simbiosi con funghi e  con determinati insetti, considerati dei veri manipolatori delle "fisionomia" di questo fiore.
Tra l'altro la zona del Parco nazionale dell'Appennino lucano riesce a mostrare una gamma vastissima di orchidee sulle quali si  orientano gli sguardi degli specialisti, italiani e stranieri, interessati a scoprire determinate verità, ancora avvolte da molta incertezza.