martedì 29 dicembre 2020

"TORNERA' LA TENEREZZA TRA I RUDERI DI BALERE DIMENTICATE..."



Il Covid ci ha imprigionati tutti, nessuno escluso. Ma la poesia libera le ali della mente, del cuore. Le ali della vita decisa a non  lasciarsi contagiare, né imprigionare. Un meccanismo che nessuno scienziato ha mai inventato, né messo in discussione.

Non è un caso se la poesia di Francesco Potenza, avvocato e letterato al tempo stesso, esprime una carica di libertà con il ritorno alle abitudini di sempre, a una normalità mai dimenticata nonostante il buio della crisi.

“Anche questa notte passerà” esordisce Francesco nella poesia Domani inserita nel volume antologico del Premio internazionale “Tra un fiore colto e l’altro donato”. Meritato riconoscimento al desiderio di un ritorno alla vita, esattamente come prima, senza condizioni. 

I toni particolarmente intensi esprimono ansie e tormenti di un periodo non ancora concluso. Duro e frustrante. Una prova severa degna di chi la vive.

“Passerà quest’ora cupa/ gettata sulle ossa/ e sulla nebbia di voci in lontananza.” 

L’attesa misteriosa e struggente del pellegrino che cammina nella nebbia e cerca di ritrovare  nuove mete, diverse da quelle di un passato scontato e forse insignificante. Consunto dal tempo e dal peso di abitudini logoranti. L’epidemia che cambia il mondo, le regole degli uomini e fa vivere una forte spinta in direzione di un domani che abbia il volto dell’essere, quello vero, non mistificato né costruito su misura. L’essere di Parmenide? Probabilmente proprio quello nella sua netta distinzione dal non essere che è negazione di tutto, niente escluso.

C’è poi l’immagine di “una terrazza ricolma di luna” .  Una luna piena che non conosce ostacoli e penetra nelle case, nell’intimità degli uomini, nel silenzio delle coscienze risvegliandole quasi con un tenue gesto, ma significativo. Forte e autorevole.

Bellissima la conclusione di Domani: “rivedo il sorriso di mio padre”, finalmente una certezza nel disastro del Covid.     

sabato 19 dicembre 2020

IN BALIA DELLE ONDE E DEL FUTURO


                                Uno dei tanti gommoni che giungono sulle coste italiane




Quale sarà il percorso di vita delle migliaia di minori non accompagnati che giungono in Italia dai paesi dove le guerre e i disastri sociali rendono l’esistenza di ciascun essere umano letteralmente un inferno. 

Un capitolo amaro legato alle migrazioni. Uno dei tanti drammi del nostro tempo. I dati, resi noti dall’Unicef, parlano chiaro, come sottolinea Angela Granata Presidente regionale dell’organizzazione, ponendo in rilievo  un aspetto allarmante. Tra marzo 2019 e ottobre 2020 nella sola provincia di Potenza l’aumento delle presenze di minori soli è stato pari al 32,14 per cento. Mentre tra il primo gennaio e il 24 novembre dell’anno che sta per concludersi gli arrivi di minori stranieri non accompagnati in Italia hanno raggiunto il livello di 4224 unità. 

Numeri di tutto rilievo ai quali la società in cui viviamo dovrebbe dedicare il massimo dell’attenzione. Così non è purtroppo. 

Proviamo a immaginare un possibile percorso: bambini spesso non in età scolare trasportati da un gommone sulla terra ferma. Disorientati, spaesati, privi di affetto, spesso affidati a quanti compiono non solo il loro dovere, ma un atto di vera e propria carità, forse senza rendersi conto.

Poi finiscono tra le braccia del futuro, a volte più umano, a volte cattivo proprio come il dramma dell’abbandono dei paesi d’origine e il distacco dalle famiglie vere o improvvisate. Un’incognita l’avvenire.

L’Unicef, con il report di fine anno, ha inteso sottolineare non solo la condizione di tanti minori, quanto l’esistenza di un problema che ha dimensioni inenarrabili. Basti pensare alla proiezione di  bambini o ragazzi privi di una famiglia in un mondo rispetto al quale si sentono totalmente estranei.

Per fortuna ci sono le Prefetture. Angela Granata sottolinea in proposito il valore di questo impegno istituzionale, che vede il Governo direttamente coinvolto. Una mano tesa a chi spesso porta con sé soltanto il dramma di una vita affidata a un domani incerto. Un gesto di solidarietà che, se dovesse venir meno, renderebbe  tanti esseri umani ancor più infelici, privi di un futuro degno di questo nome.        

mercoledì 9 dicembre 2020

CILENTO E APPENNINO LUCANO, PARCHI A CONFRONTO

                                       
            Ascea - La zona archeologica (foto R. De Rosa - riproduzione riservata)





Giornata importante domenica 23 agosto 2020, quando un folto gruppo di abitanti di Satriano di Lucania, il centro dei murales d’autore poco distante da Potenza, decise di andare alla scoperta delle rovine di Paestum per trascorrere una giornata di festa con un tuffo nel passato. Un tuffo forse inconsapevole ma che sta producendo effetti di un certo interesse. Quell’evento rimane una tappa nel cammino del Parco del Cilento,  aperto a importanti realtà che fanno di quest’area protetta l’elemento trainante alla base di un discorso sul ruolo dei parchi e sulla loro funzione guida.

Il viaggio dei Satrianesi fa da cornice, infatti,  a un altro evento,  una lunga diretta organizzata recentemente su FB dalla direzione del parco Archeologico di Paestum e Velia, per far luce tra l’altro su una figura di primo piano dell’antichità: il filosofo Parmenide nato intorno al 515 a.C. nell’antica Lucania, filosofo dell’essere e del non essere, figura di spicco della scuola di Elea. Uomo che racchiude in sé molte delle peculiarità della Magna Grecia, avendo come sfondo la stagione dei presocratici,  personaggi ed eventi che hanno segnato la storia del pensiero antico. Secondo Leon Robin, studioso francese tra i più qualificati, Parmenide avrebbe personalmente  incontrato Socrate giovanissimo in occasione di un viaggio ad Atene insieme a Zenone, un altro componente della scuola eleatica. 

La diretta su Facebook ha aperto nuovi scenari ponendo in risalto l’elemento cultura all’interno dei parchi nazionali, momento di attrazione  e di riscoperta delle radici del Mezzogiorno,  soprattutto del suo protagonismo in un passato lontano.

Per un raffronto tra passato e presente, con l’attenzione rivolta all’Appennino lucano, anch’esso Parco nazionale, si schiera Franco Bruno, attento saggista ormai milanese ma lucano d’origine, impegnato a misurare le distanze tra i due aspetti di questo Meridione continuamente in bilico, vale a dire Cilento e Appennino. Due realtà agli antipodi grazie al dinamismo del parco campano, che risalta ancor più considerando l’interminabile situazione di stallo dell’Appennino dove da luglio la Comunità del Parco è inesistente mentre si registra uno stallo anche in relazione all’assenza di un direttore che possa governare con il Commissario Priore l’andamento dell’area protetta tutta lucana.

E dire che gli organizzatori stessi del viaggio a Paestum sono tuttora increduli di fronte a questi sviluppi, abituati a non credere nelle innovazioni capaci di aprire finanche orizzonti imprevedibili.  

   

giovedì 3 dicembre 2020

"SE DAVVERO MI AMI, NON RACCOGLIERMI"



                                 Angela Ferrara



Ultimo disperato appello di Angela Ferrara, la poetessa di Cersosimo uccisa dal marito. Una margherita “nuda nell’assolato prato, preda dell’ossessione”. 

Angela si sentiva, appunto, come un fiore strappato da mano  assassina, immagine inusuale ma di una straordinaria forza espressiva .

A questa donna simbolo l’Università della Basilicata e i sindacati hanno dedicato un premio per ricordare il suo sacrificio e mettere al bando quella violenza inspiegabile che colpisce mogli, fidanzate, compagne. Un vortice che non risparmia nessuna donna a qualunque latitudine e in qualunque zona del Paese. Non c’è un Nord evoluto e un Sud preda di vecchie incrostazioni. Non esiste alcuna distinzione, appunto. 

Il nome di Angela Ferrara, diventata espressione del femminicidio, lo ha ricordato nei mesi scorsi anche il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. 

Un volto semplice e intenso, quello di Angela, strappata alla vita. Perché? Nessuno mai riuscirà a scavare nell’indole dell’uomo che  dopo l’omicidio si è suicidato come accaduto in altre occasioni del genere. 

Ivana Pipponzi, Consigliera di Parità per la Basilicata, ha dedicato ad Angela, e a tante donne come Angela, una sua riflessione. 

La Pipponzi insiste sul ruolo della cultura per cambiare atteggiamenti aggressivi e forme di gelosia immotivate. “Occorre agire alle radici delle coscienze individuali e collettive, compito della scuola e non solo della società” precisa la Consigliera, ponendo in risalto che in molti casi gli autori di questa violenza intendono affermare la loro superiorità sulla donna, qualunque sia il suo ruolo e la condizione sociale. Una superiorità fisica, sessuale  apertamente ingiustificata.

Queste donne ritornano ancora oggi a essere una preda. Un oggetto posseduto, l’icona dell’appartenere a chi? A chi non è appagato di una presenza e per questo intende sfruttarla al massimo. Sottometterla ai suoi voleri. 

Una ragazza, figlia di persone umili e priva della mamma, è stata  picchiata ripetutamente da un padre padrone che lei accudiva e sottomessa fino all’incredibile. Anzi resa schiava con gravi ripercussioni sul suo equilibrio psichico. E’ accaduto in anni lontani nel potentino, per giunta complice un familiare della malcapitata che accettava i metodi violenti schierandosi dalla parte del padre per guadagnarsi le sue simpatie. 

Sensazioni e impulsi primordiali che nessuno riuscirà mai a indagare veramente a fondo, forse. Quel balenare della violenza che si traduce in terrore: ecco tutto.

Il premio, intitolato ad Angela Ferrara, è per questo uno sforzo da non sottovalutare,  con lo scopo di riscoprire il valore del rispetto della persona. Che molto spesso sfugge, ieri come oggi. Purtroppo.