martedì 19 agosto 2014

DE GASPERI SESSANT'ANNI DOPO



                                  


C'è un evento che la storia, prima ancora della politica,  impone di ricordare: la morte di Alcide De Gasperi a sessant'anni dal 19 agosto 1954.
Le ragioni sono tante e forse di segno contrario, l'una rispetto all'altra. Ma una considerazione va posta alla base.  De Gasperi andò negli Stati Uniti a contrattare un prestito di cento milioni di dollari per dare ossigeno nel dopoguerra  alle imprese e favorire l'occupazione. Obiettivo ineludibile, allora come oggi. Un dato di fatto che impone un raffronto tra passato e presente. E inevitabilmente un giudizio politico. 
A ben riflettere De Gasperi è stato l'uomo capace di vivere il più elevato numero di eventi, tutti di grande rilievo, alcuni dei quali hanno dato slancio al Paese. Altri invece lo hanno profondamente segnato. 
Oltre alla Costituzione repubblicana, che ora si sta cercando di modificare, da sottolineare le occupazioni delle terre sul finire degli anni quaranta, il movimento per superare il latifondo e dare la terra ai contadini di cui Alcide De Gasperi fu non solo osservatore o testimone. Ma involontario protagonista di una riforma agraria attesa da anni. Con quale esito? Non certo con quel brillante risultato che i contadini ed i braccianti immaginavano di ottenere abbattendo il latifondo e magari trovandosi a essere arbitri di un processo di radicale rinnovamento sociale ed economico. Nulla di tutto questo. Anzi un vero fallimento.  Chi vinse? Nessuno, davvero nessuno. 
Il bilancio di quelle lotte è pesantissimo: decine di morti tra i braccianti ed i contadini poveri uccisi dal piombo di Scelba, centinaia di persone tratte in arresto in seguito alle occupazioni di distese di terre abbandonate.  E poi un violentissimo scontro sociale, addirittura senza precedenti.
Inoltre con l'esodo di massa verso le fabbriche del Nord, sin dai primi anni Cinquanta, il sogno della Riforma agraria a misura della gente dei campi svanì per sempre. 
La sera del primo novembre 1949 il presidente De Gasperi mandò il giovane Emilio Colombo in Calabria, nel crotonese, per tentare di sedare la rivolta, quando ancora i morti di Melissa erano sulle terre e la pacificazione sociale appariva  un obiettivo irraggiungibile. Colombo non fece miracoli: fu il tempo a decidere.
Certo, De Gasperi ha legato il suo nome al Patto Atlantico e ad una miriade di scelte per favorire e sollecitare la ricostruzione. Per dare un volto all'Italia sepolta dalle macerie della seconda guerra mondiale. Non vi è dubbio. 
Di Alcide De Gasperi oggi si parla molto poco, con l'indifferenza del nostro tempo e l'insipienza di chi non vuole ripercorrere il cammino della storia. 
Si fa strada intanto una interpretazione della politica fondata sullo scontro tra gruppi e fazioni: certamente un pessimo segnale soprattutto per il futuro che non c'è. 

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